Martedì, 29 Marzo 2022 05:48

Moschee, cavalli di troia

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Santa Sofia - Istanbul Santa Sofia - Istanbul

Da un cittadino modenese riceviamo e pubblichiamo.

Impariamo dalla stampa, della volontà del Comune di Modena di far costruire una moschea in città.

Ma, a differenza di come la stampa afferma, non si tratta dello spostamento della Moschea da Via delle Suore a nuova destinazione, ma della costruzione di una moschea che ancora non esiste (fra l’altro la prima in Emilia).

I due luoghi in cui i musulmani si incontrano a Modena sono centri culturali, non moschee!
Chi scrive è uno studioso e consulente interreligioso, il cui interesse principale è l’integrazione degli immigrati e in particolare dei musulmani.

La moschea, sia architettonicamente che culturalmente, ha tutt'altro aspetto e significato per i musulmani: prima di tutto va detto che la terra sulla quale viene costruita, per loro diviene santa, insieme al paese o città che la ospita. 
Per questo motivo una moschea non viene mai costruita su un terreno in affitto: si tratta di possedere simbolicamente un territorio, perché in sostanza si tratta di mettere una bandiera su una città. 


Per il corano infatti, la terra è divisa in due parti: 
_ la casa dell’islam, (Dar al-Islam)  chiamata anche “Casa della Pace” (Dar e-Salaam), composta da quei territori sottoposti alla Sharia, cioè al diritto islamico. 
_ e la casa della guerra (Dar al-Harb), composta da tutti quei territori non (ancora) sottoposti alla Sharia e il senso è che la seconda deve essere conquistata per essere governata dall’Islam.

A questo va aggiunto che l'Islam è l'unica Fede esistente che non contempla la separazione tra religione e politica, ciò vuol dire che non può essere dissociata dal sistema di governo, la sharia.


L’Islam è quindi una religione che ha lo scopo primario di governare dove è presente.
Oltre a questo, è risaputo che gran parte delle moschee costruite in Europa sono finanziate da governi musulmani, che perciò hanno il diritto di imporre i loro imâm
Non sono quindi questi imâm che potranno aiutare gli emigrati a inserirsi nella società occidentale integrandosi, non è questo il loro obbiettivo.

Facciamo un passo indietro: dalla prima moschea eretta a Medina nel VII secolo DC, gli eserciti musulmani iniziarono a marciare alla conquista del mondo, giungendo fino a paesi del nord Europa come l’Ungheria.

Come detto sopra, per loro, "tutta la terra è dell'Islam!" di diritto pertanto il mondo musulmano non vorrà integrarsi rispettando leggi e fedi del paese ospitante, se non fino a che sarà in minoranza, ma cercherà di imporre le proprie, perchè legittimati, secondo loro, dal volere divino.


Tornando alla natura della Mosche, la preghiera non è l’unica attività che vi si svolge, anzi, è utilizzata anche e sopratutto:

_come luogo per assemblee politiche (islamiche),

_come tribunale nel quale viene amministrata la giustizia verso i musulmani, 
_come il luogo in cui si stabiliscono le norme di comportamento a cui si deve attenere tutta la comunità

_come luogo di istruzione (scuola islamica)
La moschea perciò è in sostanza un’isola Islamica all’interno di un territorio che deve essere conquistato, non un luogo di integrazione.

Va fatta però una distinzione fra i musulmani e i loro leader, va detto infatti che i musulmani sono in maggioranza persone che lavorano e a cui non dispiacerebbe integrarsi nella nostra società specialmente quelli appartenenti alla seconda e terza generazione, quindi chi lavora nelle nostre aziende, studia nelle nostre scuole, frequenta amici e amiche Italiani ecc.
Succede però che chi appartiene alla prima generazione ha difficoltà ad integrarsi quando, per i loro leader questo potrebbe essere visto come un parziale o totale abbandono della propria fede, perché se volessero farlo, dovrebbe affrontare conseguenze anche gravi come sappiamo, e l’ambiente che si viene a creare dove sorge una moschea, crea le condizioni perché i loro leader facciano sì che questo accada anche alle nuove generazioni. 

I loro capi religiosi infatti mantengono verso tutti i musulmani, un grosso potere.

Il problema quindi è molto più serio di quello che si percepisce e né la politica, né la chiesa Cattolica sono seriamente interessati a risolverlo:
la sinistra infatti, per mancanza di conoscenza o per calcolo (i voti dei musulmani), ne ignora le implicazioni, la destra ne valuta le implicazioni ma solo sotto l’aspetto politico, ignorando quello religioso e la chiesa Cattolica si mostra, a parer mio, più interessata a raggiungere un accordo che a difendere l’integrità della dottrina Cristiana.
Il fatto obbiettivo poi, che influenza questi comportamenti, è che in Italia come negli altri paesi Europei la popolazione sta diminuendo, stiamo vivendo una decrescita demografica e una forte crescita invece delle famiglie Islamiche.
I demografi calcolano che fra 30 anni la popolazione sarà per un terzo islamica e prima della fine di un’altra generazione, saranno la maggioranza.

Essendo quindi paesi democratici in cui a decidere è la maggioranza, ci ritroveremo inevitabilmente e in modo naturale, prima della fine del secolo, sotto la shaaria.

Come si potrebbe ovviare a questo problema creando le condizioni perché vi sia invece una naturale e vera integrazione? 
Le soluzioni mi sembra siano solo due: la prima prevede che i loro leader siano disposti a sottoscrivere una legge quadro nella quale sono stabiliti principi imprescindibili della nostra costituzione.
Se l’Islam fosse veramente una religione di pace e che vuole integrarsi, come assicurato dal clero delle comunità Islamiche, non dovrebbero avere problemi che invece hanno, nel sottoscrivere la proposta di legge sopra citata nella quale si legge ad es.

“...Versetti coranici come: “Uccideteli finché non ci sia più politeismo e la religione sia tutta per Allah” Sura 8:39 (e altri ..)
sono da ritenersi solamente di valore storico e verranno considerati dall’Islam come non efficaci per il mondo di oggi.”

La seconda soluzione sarebbe più accettabile per loro e fattibile, se da parte nostra ci fosse la volontà di praticarla.
Si tratta semplicemente di dare in locazione altri centri culturali Islamici dislocati in varie parti della città a secondo delle necessità della comunità Islamica cittadina., anziché il terreno per costruire una Moschea.
E’ assodato infatti che gli appartenenti alla seconda generazione, sono già in parte integrati, alcuni calcolano che il 27-28% di questi ragazzi e ragazze, non vengano obbligati a frequentare i centri Islamici, si sono in parte adattati alle usanze e ai cibi e alle ragazze non viene imposto il velo .. la terza generazione si pensa che avrà una tendenza ancora maggiore ad integrarsi in modo naturale.
Questo significa che destinando luoghi alla accoglienza della loro fede anziché far costruire moschee, si otterrebbe l’integrazione sperata e non si verificherebbe la situazione prospettata dalle indagini demografiche sopra citate!

La responsabilità di questa scelta oggi è completamente nostra e vista la dimensione del problema e le sue implicazioni, non è sicuramente da considerare una scelta di poca importanza.
Conviene valutare quindi, con obiettività le decisioni da prendere, affidandosi alle realtà dei fatti piuttosto che alle opinioni dovute a tendenze politiche o religiose, e solo da queste ricavare il nostro giudizio.

(Lettera Firmata - Carlo Neri)