Martedì, 23 Novembre 2021 15:24

Procura della Repubblica presso il Tribunale Parma In evidenza

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Nella giornata odierna finanzieri del Comando Provinciale di Parma hanno eseguito una ordinanza di misura cautelare personale degli arresti domiciliari e contestuale decreto di sequestro preventivo emessi dal Giudice delle Indagini preliminari del Tribunale di Parma, su richiesta della Procura della Repubblica.


Con l’ordinanza è stata disposta la misura cautelare degli arresti domiciliari per S.F. (rappresentante legale di una società parmense operante nel settore delle lavorazioni meccaniche), mentre con il decreto è stato contestualmente disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta e, in alternativa, per equivalente, di beni mobili, immobili e disponibilità liquide fino alla concorrenza dell’ammontare delle imposte evase, pari a circa 9,5 milioni di euro a carico di n. 19 soggetti economici ai cui rappresentanti legali vengono contestati reati fiscali.

Le attività di polizia giudiziaria, dirette dalla Procura della Repubblica di Parma (Sost. Procuratore P. Dal Monte) e svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria alla sede, sono state avviate a seguito di una verifica fiscale condotta dai finanzieri nel 2020 nei confronti di un’impresa parmense, risultata priva di un impianto contabile affidabile e dedita all’emissione di numerose fatture false relative ad operazioni mai realmente avvenute, rilasciate al solo scopo di consentire ad altri soggetti economici di evadere l’imposta sul valore aggiunto (IVA) e le imposte dirette.

Per delineare i rapporti commerciali oggetto di fatturazione, le Fiamme Gialle si sono avvalse anche della cooperazione degli Organi collaterali esteri attivati per l’effettuazione di mirati controlli incrociati su società rivelatesi essere delle cartiere (ossia società prive di ogni consistenza patrimoniale, utenze, mezzi e dipendenti), appositamente costituite e riconducibili al principale indagato, ubicate in Spagna, Ungheria e Slovacchia.

In tale ambito, i finanzieri hanno, altresì, esaminato i flussi di denaro sui conti correnti della società.

La ricostruzione investigativa eseguita dalle Fiamme Gialle ha evidenziato, secondo la Procura della Repubblica, l’esistenza di un meccanismo illecito, consolidato nel tempo, nel quale sarebbero rimaste coinvolte circa n. 80 imprese, di cui n.14 società e n.5 ditte individuali insistenti sul territorio parmense, dedite ad emettere e utilizzare le fatture false.

In particolare, secondo l’ipotesi accusatoria, condivisa dal GIP, S.F. (imprenditore parmense di origini crotonesi) negli anni 2015, 2016 e 2017 avrebbe emesso fatture false attraverso la società da lui legalmente rappresentata, risultata essere una mera cartiera poiché:

  • indicava una sede fittizia;
  • non aveva personale dipendente adeguato;
  • non reimpiegava in alcun modo nella propria presunta attività le ingenti somme incassate che contestualmente venivano versate a società straniere (accertate essere anch’esse delle ‘’cartiere’’) riconducibili allo stesso S.F.;
  • non era in regola con gli obblighi dichiarativi fiscali.

Oltre all’emissione di fatture false con la società parmense, nel 2017 S.F. avrebbe emesso ulteriori fatture per operazioni inesistenti attraverso un’altra società piemontese di cui era rappresentante legale.

A partire dal 2017, gli importi della frode fiscale sono aumentati sensibilmente e il descritto sistema fraudolento ha avuto anche propaggini all’estero, ove sono state trasferite ingenti risorse finanziarie.

Secondo l’ipotesi di accusa, nel biennio 2018-2019 il meccanismo fraudolento è proseguito con caratteristiche diverse. Invero, la società di S.F. in quel periodo si era munita di una sede produttiva in provincia di Parma che consisteva in un’officina utilizzata per lavorazioni di materiale ferroso, anche se ha continuato ad emettere e utilizzare documenti per operazioni inesistenti, attestanti ad esempio la vendita di macchinari e automezzi che da verifiche eseguite sulle matricole indicate sulle fatture sono risultati essere inesistenti o non intestati alla predetta società.

Nello stesso periodo, inoltre, la società continuava a presentare diverse anomalie:

  • un ristretto numero di dipendenti, palesemente insufficiente rispetto al volume d’affari fatturato nel 2018 – superiore a dieci milioni di euro – e nel 2019, pari a cinque milioni di euro;
  • un costante drenaggio di ingenti importi percepiti dalle società destinatarie delle fatture false in favore di società straniere riconducibili allo stesso S.F.

Parimenti, gli emittenti delle fatture per operazioni inesistenti annotate dalla società non erano dotati di una struttura aziendale operativa idonea a giustificare l’esecuzione delle prestazioni e/o delle compravendite indicate nelle fatture, non presentavano dichiarazioni fiscali nè possedevano forza lavoro.

All’indagato S.F. sono anche contestati i reati di omesso versamento IVA per l’anno 2019 - per un ammontare di imposta evasa di euro 1.076.000,00 - e di omessa dichiarazione per l’anno 2020 con un’imposta evasa di euro 682.000, nonché di occultamento di scritture contabili, funzionale ad impedire la ricostruzione dei redditi e del volume d’affari della società durante il controllo fiscale.