Mercoledì, 12 Maggio 2021 14:35

Resti ossei trovati a Sassuolo. Disposta la prova del Dna per confermare che siano di Paola Landini In evidenza

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Tutto sembra ricondurre alla donna di 44 anni scomparsa nove anni fa, dalle chiavi della macchina alle due pistole che Paola aveva portato dalla via dalla casa che condivideva con il compagno, a resti di impianti chirurgici compatibili con gli interventi effettuati dalla scomparsa.

Modena 12 maggio 2021  – Manca solo la “prova regina”, quella del Dna, disposta dalla Procura di Modena, per confermare che i resti ossei trovati lo scorso 7 maggio, nella zona dei calanchi di Sassuolo, nelle vicinanze del Tirassegno, siano di Paola Landini, la 44 enne scomparsa il 15 maggio 2012.

Della donna, che risiedeva a Fiorano assieme al compagno Roberto Brogli, gestore del Tirassegno, si era persa ogni traccia. La sua auto, una Fiat Punto, era stata trovata parcheggiata nel piazzale del Poligono di tiro, che Paola frequentava, chiusa e con all’interno i suoi effetti personali, tra cui il portafogli, un’agenda e due telefonini, di cui uno sconosciuto alla famiglia. Insieme a lei erano sparite anche due pistole di piccolo calibro, legalmente detenute, che la donna aveva prelevato dalla casa con cui viveva con il compagno.

Lo scorso 7 maggio, la svolta. Le squadre della Saer (Soccorso Alpino e Speleologico) e dei Vigili del Fuoco, insieme agli agenti della Squadra Mobile, stanno effettuando nella zona dei calanchi le ricerche di Alessandro Venturelli, il 21 enne scomparso ormai cinque mesi fa. La terra restituisce invece alcuni resti ossei, insieme a frammenti di indumenti, le chiavi di un’auto Fiat e due pistole, di cui una molto usurata. 

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Si pensa subito a Paola Landini. Nei giorni scorsi, vengono effettuate altre ricerche nella zona, che è piuttosto vasta e impervia, coperta da una fitta vegetazione. Emergono ulteriori elementi. In totale, sono stati recuperati tredici frammenti ossei, tra cui parti del cranio, delle gambe e del bacino, compatibili con un soggetto di sesso femminile. Tra gli indizi che portano a Paola Landini anche la presenza di impianti chirurgici nelle ossa, compatibili con un intervento a cui la 44 enne si era sottoposta. Anche la chiave dell’auto sarebbe compatibile con la Fiat Punto di Paola, così come i frammenti di vestiti e i suoi effetti personali.

Ora, manca solo la conferma ufficiale, che arriverà con l’esame del Dna. È stata disposta anche una perizia sulle due pistole ritrovate, per avere conferma che siano effettivamente quelle portate via dalla sua casa di Fiorano.

All’epoca della sua scomparsa, la zona venne battuta per diversi giorni senza risultati. È probabile che il cadavere sia stato nascosto per tutto questo tempo sotto a una coltre di arbusti, oppure che i resti siano stati sparpagliati dagli animali. Poi, si cercherà di capire come Paola Landini sia morta. Per ora non si esclude nessuna ipotesi, da quella di un malore o di un incidente a quella del suicidio, avendo la donna portato con sé le pistole. Non è escluso nemmeno l’omicidio, per il quale il fascicolo della Procura rimane aperto. Dal suo passato spunta anche l’ombra di uno stalker, un uomo che la infastidiva con delle telefonate e contro il quale Paola aveva sporto denuncia. Quel giorno aveva portato con sé le pistole per andare al poligono o per difendersi? Sono ancora tante le risposte che quei resti potrebbero ancora fornire. 

In particolare, i frammenti della teca cranica potrebbero fornire – nel caso fossero presenti lesioni evidenti - una prima ‘interpretazione’ di quanto accaduto a Paola. Ieri, in medicina legale, è iniziata una prima repertazione dei resti così come delle parti di indumenti. Una delle ipotesi è che il cadavere fosse coperto da arbusti oppure – ma sono solo ipotesi - che fosse stato sotterrato. In questo caso, trascorsi tanti anni, potrebbe essere riemerso anche a seguito di ‘interventi’ animali. Non si può neppure escludere che il cadavere della donna sia stato trascinato in quel punto dagli animali stessi anche se, l’eventuale presenza delle armi trovate accanto alle ossa, porterebbe ad escludere questa ipotesi. La presenza delle pistole, inoltre, potrebbe suggerire anche la pista del suicidio.

Accanto a quei frammenti ossei c’erano però due pistole, forse le stesse che la donna aveva con sé il giorno della scomparsa. Per accertare ciò sarà disposta una perizia sulle armi.