Domenica, 27 Ottobre 2019 09:05

Dall'Associazione Vittime Riunite d'Italia sul "Fine pena ..." In evidenza

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L'Italia. Un paese dove in molti ormai hanno perso fiducia nella giustizia. La stima proviene da un sondaggio svolto da SWG per conto dell'Associazione "Fino a prova contraria". Secondo il sondaggio due terzi degli Italiani ormai non crede più alla magistratura e alla certezza della pena.

Storie di ordinaria follia si susseguono ormai quotidianamente nel nostro paese. Pedofilia, stupri e omicidi sono all'ordine del giorno, e seppur si dica che siano diminuiti certi reati, la verità è che il carnefice spesso la passa liscia o con pena ben più leggera di quanto ci si aspetterebbe, fruendo di sconti di pena, misure di detenzione alternativa o di strutture alternative come le Rems (Residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza) che nel tempo hanno sostituito gli ex ospedali psichiatrici, grazie alla consueta e spesso frequente incapacità d'intendere e volere.

Ogni giorno si susseguono casi brutali come quello avvenuto a Roma sul giovane Luca Sacchi, ucciso con un colpo di pistola alla testa dinanzi ad un Pub, mentre cercava di difendere la sua fidanzata da una rapina. Luca aveva solo 24 anni. Come il caso del commerciante reggiano di 61 anni che per 15 anni ha compiuto abusi sessuali sulle due nipoti con le quali aveva sempre vissuto; una di loro era disabile. Una storia finita addirittura con uno sconto di pena, e quindi solo 6 anni di reclusione anziché 7 anni e 4 mesi. Il tutto con la possibilità di uscire anche prima dal carcere per buona condotta.
Storie terribili e quotidiane come l'omicidio di Filomena Cataldi, avvenuto a San Polo di Torrile (PR), dove un vicino di casa, approfittando della propria superiorità fisica, ha brutalmente assassinato con violenza a seguito di una premeditazione, una donna gracile, che mai avrebbe fatto del male a qualcuno. L'omicidio di Filomena, donna conosciuta, amata ed apprezzata da un'intera comunità, è stato punito con una semplice detenzione in REMS per 10 anni per via dell'incapacità d'intendere e volere del carnefice, salvo successivamente valutare la possibilità di un suo reinserimento in società. Insomma famiglie distrutte e il carnefice graziato.


Tutto questo non può essere accettato dall'AVRI e a tal proposito inviamo le dichiarazioni del presidente, Angelo Bertoglio, e dei coordinatori Emilia e Parma, Domenico Muollo e Nicola Scillitani.

"Sono circa 1100 i delinquenti ergastolani che dopo la sentenza della Corte costituzionale sull'ergastolo ostativo, potranno fare richiesta di permessi premio anche in assenza di collaborazione con i magistrati. Come riportato da diversi organi di stampa nelle scorse ore, tra gli oltre 1100 ci sono anche boss mafiosi siciliani Leoluca Bagarella, Giovanni Riina, figlio di del "Capo dei capi" Totò Rinna, gli stragisti Filippo e Giuseppe Graviano; il boss catanese Salvatore Cannizzaro. Ma anche i camorristi dei casalesi, Francesco «Sandokan» Schiavone, Michele Zagaria, l’ex “Re” di Ottaviano Raffaele Cutolo. Non mancano neppure i capi delle ’ndrine calabresi di Gioia Tauro Domenico e Girolamo Molè. Vi rendete conto? Oltre alla già sopracitata lista di galantuomini, ci sono anche terroristi, trafficanti di droga, contrabbandieri e responsabili di reati gravi, come la pedopornografia. Questa “fenomenale” sentenza della Corte Costituzionale, segue la pronuncia della Corte Europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo e modifica la norma sul cosiddetto ergastolo ostativo - carcere duro. Una sentenza che non passerà in sordina, visto che non riguarderà solo quei circa 1100 galantuomini, ma anche chi sta scontando pene minori per Mafia, terrorismo, ViolenzaSessuale aggravata, Corruzione e in generale i reati contro la pubblica amministrazione. Tutti reati che sino ad oggi impedivano la concessione di qualunque beneficio penitenziario nel presupposto della pericolosità sociale del condannato. Questa sentenza che si è limitata ai permessi premio e non ad altri benefici penitenziari, potrebbe creare un precedente per la concessione di altri benefici penitenziari. Ora vedremo chi intenderà dare battaglia politica e parlamentare seria, ferma e dura su questo scempio e chi invece deciderà di applaudire a tutto questo o peggio chi deciderà di rimanere in silenzio. In Italia, purtroppo, aleggia un grande silenzio per le famiglie delle vittime. Un silenzio assordante nei confronti dei nostri uomini in divisa, ormai per nulla tutelati e per tutte le In-giustizie che accadono ogni giorno. Un silenzio verso quegli italiani che chiedono aiuto simile a quello "offerto" a quelle famiglie che muoiono di fame e che vengono sbattute fuori dalle prorie case, pur non avendo un posto dove andare. Ogni giorno uomoni in divisa vengono ammazzati e cosa si decide di fare ad esempio?! Si toglie la scorta al Capitano Ultimo. Il silenzio continua ad essere predominante per le vittime e per gli italiani, quando invece per la tutela dei carcerati, si odono fin da lontano urla di rivendicazione per i loro diritti negati. Tutto questo mentre il diritto per la vita delle persone oneste, viene negato. Viviamo ormai in un un paese anomalo e bisogna lottare duramente per cambiarlo, riformarlo, riscriverlo totalmente per ridare la certezza al diritto della giustizia e alla dignità per le vittime e per le loro famiglie. ". (Angelo Bertoglio - presidente Avri).

“In un paese normale tutto questo non succederebbe. E’ assurdo concedere premi e “regali” a veri e propri criminali. Sono le vittime che dovrebbero ricevere tutela, dignità e giustizia. Non è accettabile che un assassino, uno stupratore, un pedofilo, un mafioso o un camorrista, debbano ricevere delle tutele quasi maggiori di famiglie ai quali sono stati strappati i loro cari per esempio. Occorre invero fare tutto il contrario. Garantire certezza della pena e inasprire le pene per i reati peggiori. I criminali non devono passarla liscia. Bisogna cancellare sconti di pena, attenuanti e misure alternative per incapacità d’intendere e volere. Un criminale deve andare in galera lì deve rimanere. Non è possibile che una donna violentata, debba sapere che il suo carnefice possa prendere pochi anni di galera e che possa vederlo nuovamente libero a girare per le sue stesse strade. Faremo opposizione durissima a tutto questo!”. (Domenico Muollo e Nicola Scillitani - coordinamento Emilia e Parma).