Mercoledì, 11 Settembre 2019 16:39

Parma - La storia di due giovani donne sfruttate e abusate In evidenza

Scritto da

Nei giorni scorsi, è stata tratta in arresto in esecuzione di Ordinanza di applicazione di misura cautelare in carcere A. E. R., gravemente indiziata per i reati di tratta di esseri umani, sfruttamento della prostituzione favoreggiamento dell’immigrazione clandestina in danno di due giovani connazionali, una delle quali minore, e di concorso in violenza sessuale in danno di quest’ultima.

L’attività di indagine era stata avviata nel dicembre 2017 dalla Squadra Mobile di Parma e coordinata dai Sost.ti Proc.ri della Procura Distrettuale Antimafia di Bologna, dopo che una giovane, stanca dei soprusi subiti si è convinta a denunciare la donna e il suo complice. Anche per lui, A.G.A. cittadino nigeriano, è stata disposta la misura cautelare ed è indagato, in concorso con la donna, per i reati di sfruttamento della prostituzione di due giovani vittime e di violenza sessuale nei confronti della minore delle due. L’uomo privo di permesso di soggiorno, non è stato rintracciato e sono tuttora in corso le sue ricerche su tutto il territorio nazionale. 

Nell’ambito del medesimo procedimento sono stati, altresì, indagati in stato di libertà per i reati di sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento della permanenza illegale sul territorio nazionale E.M. ed il marito O.D. entrambi nigeriani e residenti a Parma.

 

La storia di due giovani donne sfruttate e abusate 

L’attività d’indagine, ha avuto inizio, nel dicembre del 2017, quando una delle due vittime, una giovanissima cittadina nigeriana, accompagnata dal personale dei servizi sociali di Parma che l’avevano accolta dopo la decisione di sottrarsi ai suoi aguzzini, si è presenta presso gli uffici della Squadra Mobile formalizzando querela nei confronti di questi.

La giovane, di fronte agli agenti della Squadra Mobile, dopo un primo momento di ritrosia, ha raccontato una storia simile a quella di tante altre donne e uomini, spiegando di esser giunta in Italia nell’ottobre del 2016. Una sua connazionale le aveva prospettato la possibilità di un trasferimento per continuare a svolgere la sua professione di parrucchiera, aiutata da una donna presentatale al telefono con il nome di Blessing (e successivamente identificata nell’indagata A. E. R.). 

Dopo un viaggio via terra attraverso il deserto africano e via mare attraverso il mediterraneo, la giovane ha raggiunto le coste siciliane e, dopo alcuni giorni di permanenza in cui, su indicazione degli stessi che le avevano organizzato il viaggio, ha dichiarato di avere 20 anni, è stata trasferita a Parma. L’indagata, A. E. R., l’ha quindi costretta a prostituirsi millantando un debito di 20.000 €.

La ferma determinazione della donna, non si è arrestata neanche dinanzi alla disperazione della giovane e neppure dinanzi al fatto che la ragazza fosse ancora vergine. Anzi, dopo circa due settimane, l’ ha costretta a subire le violenze di A.G.A., per renderla “pronta” al lavoro che era stato pianificato per lei in Italia.

Per circa 9 mesi, la giovane, è stata collocata presso l’abitazione dei coniugi E.M. ed O.D. pagando loro vitto e alloggio e stata costretta a prostituirsi consegnando ad A. E. R. tutti i proventi della sua attività, fino a quando, stanca dei soprusi subiti, si è confidata con un amico italiano che l’ha messa in contatto con i servizi sociali.

Le dichiarazioni rese da questa prima vittima hanno, successivamente, trovato riscontro nella denuncia sporta oltre 6 mesi dopo da una seconda ragazza che era stata avviata alla prostituzione a Parma sempre dalla stessa “madame”.

La giovane, una 22enne cittadina nigeriana, infatti, ha spiegato di essere giunta in Italia nel settembre 2016 con la falsa promessa di un lavoro in un negozio di abbigliamento e, una volta trasferita presso il centro di accoglienza a Bologna, ha incontrato per la prima volta di persona la donna (già sentita telefonicamente quando era ancora in Nigeria) che l’ha condotta nel suo appartamento e, senza giri di parole, le ha spiegato che le doveva 25.000 € che avrebbe guadagnato prostituendosi per lei. 

La giovane è rimasta presso la sua abitazione, prostituendosi per lei, fino all’agosto del 2017, consegnandole circa 9000 € oltre al pagamento dell’affitto, delle spese di vitto e delle utenze.

Gli accertamenti successivi svolti dal personale della Squadra Mobile, hanno permesso di riscontrare pienamente le parole delle due giovani, di individuare tutti i luoghi da loro indicati e di identificare compiutamente gli odierni indagati.

Le attività condotte, hanno inoltre, consentito di accertare che la “madame”, abbia continuato anche successivamente nella sua attività di sfruttamento della prostituzione nei confronti di altre giovani sue connazionali che, tuttavia, non è stato possibile identificare.