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Mercoledì, 20 Febbraio 2019 18:22

Ha due anni e il diabete. Per lui niente scuola pubblica. In evidenza

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Accade sull’Appennino reggiano dove al piccolo, dopo un percorso di inserimento e la costante presenza di un genitore, è stata negata la possibilità di frequentare la scuola d’infanzia dove era stato assegnato. L’alternativa? Un asilo parrocchiale a 7 km di distanza. 

Reggio Emilia –

Fa discutere il caso del piccolo Francesco (nome di fantasia), di due anni e mezzo malato di diabete di tipo 1 che, dopo un percorso di inserimento lungo e tortuoso nella scuola di infanzia dove era stato assegnato, si è visto negare la possibilità di frequentarla per le difficoltà organizzative del personale a rispondere alle sue esigenze.

Questi i fatti. Francesco si ammala di diabete di tipo 1, quello insulino-dipendente, all’inizio di febbraio del 2018. Per rendergli la vita un po’ più semplice, data anche la giovanissima età, i genitori, in accordo con la pediatra diabetologa di Reggio che segue il piccolo, lo dotano di un microinfusore di ultima generazione per evitare le iniezioni di insulina con penne e di un sensore per rilevare, anche in remoto, quindi anche dal luogo di lavoro dei genitori, i valori della glicemia in tempo reale.

Nel frattempo, nella scuola d’infanzia che il piccolo dovrebbe frequentare iniziano le difficoltà. Il personale svolge un primo corso sul diabete e sull’utilizzo del microinfusore, ma demanda la decisione definitiva sull’inserimento di Francesco a un mese di prova, durante il quale un familiare avrebbe dovuto essere sempre presente all’asilo insieme al piccolo. Uno dei genitori, grazie al fatto di essere libero professionista e con l’aiuto di un parente, riesce ad accompagnare il figlioletto all’asilo. 

“Durante questo mese”, racconta però il genitore di Francesco, “non c’è stata alcuna volontà del personale scolastico di provare a mettere in pratica quanto appreso al corso che, singolarmente, è valso il rilascio di un attestato. Al termine del mese di ‘prova’ ci è stata formalizzata la indisponibilità del personale scolastico a seguire il bambino in classe e, tantomeno, a impostare il microinfusore per la somministrazione dell’insulina al pasto. A questo punto abbiamo continuato ad accompagnare per due mesi, nonostante evidenti disagi, nostro figlio a scuola in attesa di un riscontro tra le diverse autorità competenti”.

Il riscontro, arrivato in dicembre, ha purtroppo confermato l’indisponibilità a inserire il bambino nella scuola pubblica, prevedendo, in alternativa l’iscrizione a una scuola d’infanzia parrocchiale, che dista però 7 km dalla casa dei genitori e dei nonni, una distanza che in montagna, soprattutto in inverno, diventa difficoltosa da percorrere. Francesco, inoltre, si troverebbe lontano dai suoi amichetti e dagli ambienti a lui familiari.

“Si tratta di un fatto discriminatorio gravissimo e inaccettabile, che avviene nella provincia degli asili più belli del mondo, di Reggio Children, del Reggio Approach: in questo caso la scuola dell’infanzia pubblica è incapace di farsi carico della sua situazione di diabetico. Cosa che, invece, farà benissimo la scuola parrocchiale”, ha dichiarato Rita Lidia Stara, presidente della Federazione emiliano-romagnola delle associazioni che si impegnano per le persone con diabete (Fe.D.ER) salita nelle settimane scorse nella montagna reggiana per cercare, d’intesa con pediatria di comunità, Comune coinvolto, dirigente scolastico, insegnanti e genitori una possibile soluzione. “

È la prima volta che osservo una simile chiusura”, continua Stara “Ora questo caso dovrà servire ad ottenere una normativa nazionale a tutela di tutti i bambini che hanno necessità di farmaci durante l’orario scolastico, ma anche della stessa scuola. Il caso di Francesco non deve passare inosservato ne abbiamo parlato anche in Regione Emilia Romagna e sarà portato all’attenzione del Comitato di Indirizzo per La Malattia Diabetica, ne sarà informato l’ufficio scolastico regionale e i ministeri competenti”.

"Quanto accaduto in Appennino, - ha aggiunto Barbara Berni, neopresidente della Fand reggiana, l’associazione di riferimento per la diabetologia pediatrica di Reggio, - è un fatto grave. Trovare l'umana accoglienza per un bambino dovrebbe essere un preciso dovere della scuola che lo dovrebbe far muovere ben oltre i protocolli e le formalità. Quanto accaduto ci ha resi consapevoli di alcune carenze del sistema e servirà da sprone per avviare gruppi di auto aiuto tra genitori, di informazione e formazione nelle scuole affinché questo non abbia più ad accadere”.

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