Giovedì, 21 Settembre 2017 14:37

Preparano il risotto con una pianta velenosa, intera famiglia intossicata In evidenza

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Hanno scambiato il colchino autunnale per zafferano. Padre, madre e figlio della provincia di Modena sono dovuti ricorrere alle cure dei sanitari. Salvi grazie all'intervento tempestivo dei medici del Pronto Soccorso del Policlinico e della Terapia Intensiva, che hanno riconosciuto i sintomi da avvelenamento e sono intervenuti tempestivamente.

MODENA – Che cosa c'è di meglio che fare una bella passeggiata e raccogliere qualche fiore di zafferano per preparare un bel risotto? Deve averla pensata così la famiglia della provincia di Modena, padre di 59 anni, madre di 58 e figlio di 26, che lo scorso mercoledì si è presentata al Pronto Soccorso del Policlinico lamentando sintomi simili a quelli di una gastroenterite.

Dopo aver ascoltato il racconto dei tre, che dichiaravano di avere mangiato la sera prima un risotto preparato con fiori di zafferano, raccolti nei boschi di San Clemente, una frazione di Monterenzio, nel bolognese, il personale medico ha identificato i sintomi con un avvelenamento da colchicina.

La famiglia aveva, infatti, scambiato per zafferano il colchino autunnale, conosciuto anche come "zafferano bastardo", il cui fiore rosa violaceo è molto simile, appunto, a quello più nobile e innocuo del suo "gemello".

I tre sono stati sottoposti a lavanda gastrica ed è stato fatto loro assumere del carbone vegetale per assorbire la tossica nel tratto gastro enterico. I medici hanno poi forzato la diuresi per eliminare la sostanza tossica. La famiglia ora sta bene e dopo una breve ricovero in Osservazione Breve Intensiva è stata dimessa. L'intervento immediato ha consentito di invertire una prognosi che purtroppo è frequentemente infausta.

"Il Colchicum autunnale, ha spiega il dottor Antonio Luciani, Direttore del Pronto Soccorso del Policlinico, è un'erba velenosa altamente tossica che, come dice il nome, è diffusa in questa stagione. Non bisogna toccare né il fiore né la pianta perché il solo contatto può causare danni alla pelle. Se viene ingerita provoca bruciore alle mucose, nausea, vomito, coliche, diarrea sanguinolenta fino al delirio e alla morte. L'avvelenamento colpisce l'apparato digerente, biliare, respiratorio, cardiovascolare, renale, sul sistema nervoso e sulle ghiandole endocrine. In seguito a un'intossicazione acuta la morte avviene tra le 7 e le 48 ore". Per la colchicina non esistono antidoti specifici e, a differenza di altri veleni non è possibile eliminarla con la dialisi".

Il colchino viene spesso scambiata per zafferano poiché i due fiori sono molto simili. Il colchino tuttavia ha sei stami, mentre lo zafferano ne ha solo tre.

"Il consiglio, prosegue il Dottor Luciani, "è evitare di raccogliere piante, se non si conoscono alla perfezione. Anche se si sopravvive alla fase acuta dell'avvelenamento, gli effetti tossici della colchicina possono durare nel tempo e portare anche complicanze neurologiche o al sangue, causando forti anemie o calo di piastrine. Si tratta, insomma, di un rischio davvero eccessivo da correre. Non improvvisatevi esperti di piante, il rischio è enorme."

Per sfatare ogni dubbio ed evitare rischi per la salute, nel caso si raccolgano frutti, fiori o funghi e si intenda farne un uso alimentare, è bene rivolgersi preventivamene al Servizio Igiene degli Alimenti e della Nutrizione (SIAN) dell'Azienda USL di Modena, che si occupa della sicurezza degli alimenti di origine non animale e ha anche la funzione di Ispettorato micologico. L'ufficio ha sedi in tutta la Provincia, a Modena, Carpi, Mirandola, Pavullo, Sassuolo e Vignola.