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Questa sera alla Biblioteca di strada “Agosto rosso, sangue innocente” con l’associazione 100x100 in Movimento

Pubblicato in Dove andiamo? Piacenza

All’imprenditore edile di origine campana sono stati sequestrati anche partecipazioni societarie e rapporti bancari a lui riconducibili. L’uomo intratteneva rapporti con soggetti vicini alla criminalità organizzata campana e calabrese e aveva un tenore di vita superiore a quanto dichiarato.

di Claudia Fiori Modena 6 febbraio 2020 - Undici immobili, tre partecipazioni societarie e rapporti bancari per un valore superiore a un milione di euro sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza a un imprenditore edile di origine campana, D.G. da tempo residente nel modenese e vicino a soggetti contigui alla criminalità organizzata campana e calabrese.

Gli immobili, dislocati nei comuni di Mirandola, Finale Emilia e San Felice sul Panaro, nel modenese, e a Crevalcore, nel bolognese “sono stati acquisiti definitivamente al patrimonio dello Stato”, come si legge in una nota diffusa dalla Guardia di Finanza. Potranno quindi essere gestiti dall’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati, che ne curerà la destinazione e il riutilizzo a fini sociali.Il provvedimento di confisca è l’atto finale delle indagini svolte dal Nucleo di Polizia economico-finanziari di Bologna, sotto la direzione del pm Claudia Ferretti, con delega alla Procura di Modena, ai sensi del Codice Antimafia.

Nel 2017, il Tribunale di Modena aveva già accolto e disposto il sequestro dei beni ora confiscati, il cui valore era risultato sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati dall’imprenditore e dal suo nucleo familiare.
Le indagini compiute dal Gico (Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata), in particolare, hanno evidenziato la ciclica costituzione di nuove società, l’istituzione di sedi societarie fittizie e la sparizione di documenti. Elementi che dimostrano come l’imprenditore fosse un evasore seriale, oltre ad aver commesso reiterati e sistematici delitti in ambito economico-finanziario. Le indagini hanno consentito anche di ricostruire i rapporti di D.G. a cosche della ‘ndrangheta e clan camorristici.

 

Pubblicato in Cronaca Modena

 La replica: "Un errore". La denuncia di un giovane siciliano all'estero: "Pensate che chiamare un ragazzo italiano-mafioso vi faccia vendere più panini?"

McDonald's si trova nuovamente sotto i riflettori delle critiche. Questa volta l'incidente è accaduto a Vienna, in Austria, il 9 luglio scorso e portato a conoscenza solo in queste ultime ore dalla stampa e dai social network e condiviso da milioni di consumatori nel mondo.

Il fatto: "Ciao mafioso, prova ora il nostro nuovo panino Bacon della casa, Bella Italia", questo il messaggio che un ragazzo siciliano di 30 anni, che abita a Vienna per motivi di lavoro, ha ricevuto da McDonald's. Il giovane non credeva ai suoi occhi quando, dall'applicazione della più famosa catena di fast food al mondo, ha letto la parola "mafioso".

L'intenzione di McDonald's era certamente quella di invogliare gli utenti a provare, in Austria, un nuovo panino ispirato alla cucina tipica mediterranea. E lo ha fatto accostando la parola Italia a mafia. Così il giovane siciliano ha scritto una lettera in inglese indirizzata al colosso dei panini: "Da assiduo cliente del vostro fast food, vi prometto che non mi vedrete più nei vostri ristoranti, né me, né i miei amici, né la mia famiglia. La notifica che mi avete inviato stamattina è la più offensiva e discriminatoria pubblicità che io abbia mai visto in vita mia". Nella missiva l'uomo fa riferimento anche a tutte le vittime di mafia che hanno sofferto o hanno sacrificato la propria vita per combattere Cosa nostra. Con questa pubblicità «gli avete mancato di rispetto» tuona. "Come osate associare tutti gli italiani a un branco di criminali? Sapete che molti giovani italiani hanno lasciato le loro case, le loro famiglie e i loro amici per trovare un lavoro onesto e una vita migliore? Pensate che chiamare a caso un ragazzo italiano "mafioso" vi faccia vendere più paninir?".

In realtà, secondo McDonald's Austria tramite una nota, si è trattato di un errore: "In occasione del lancio di un nuovo panino al Bacon, McDonald's Austria ha utilizzato una creatività basata sulla parola tedesca "mamfen" che significa "goloso". Per errore, nella traduzione inglese di questo gioco di parole, è stata usata la parola "mafioso".

McDonald's Austria si dichiara sinceramente dispiaciuta e si scusa per aver veicolato un messaggio che è risultato "offensivo". Ogni anno McDonald, commenta Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti" spende in tutto il mondo oltre 3.000 miliardi di lire in pubblicità e promozioni commerciali. Il suo obiettivo è di dare un'immagine di se stessa come di un'impresa che ha a cuore i problemi sociali ed ambientali, e che è capace di offrire un posto piacevole per mangiare.

Ma dietro la facciata sorridente della pubblicità si nasconde un'altra realtà: l'unico interesse di McDonald's è di far quattrini, di guadagnare in tutti i modi possibili come fa ogni altra multinazionale.

( 17 giugno 2019 )

Di Nicola Comparato 1 luglio 2019 - La Societá é nata e si é diffusa a Foggia nella metá degli anni '90 da un sodalizio con la camorra di Raffaele Cutolo. E' una mafia meno cinematografica di Camorra, Cosa Nostra e 'Ndrangheta, ma emerge per la ferocia e l'assenza di regole morali.

Si occupa di estorsioni, spaccio, racket del pizzo presso esercizi commerciali ed imprese funebri. I due clan principali di Foggia cittá sono i "Sinesi-Francavilla" e i "Moretti-Pellegrino", ma attorno a queste due famiglie opposte tra loro gravitano altri grandi nomi: "Mansueto", "Trisciuoglio" e "Lanza". A questi si uniscono i clan del Gargano delle famiglie "Notarangelo" e "Li Bergolis" opposte ai "Romito". Da sempre va avanti una lunga scia di faide e sangue per il controllo del territorio. Quello che rende Foggia una cittá invivibile é la presenza della criminalità minore, di cui questi clan si avvalgono e che commette reati tipo furti, stalking, truffe ai danni di fasce sociali piú deboli come donne, anziani, disabili e persone in stato di fragilitá.

Questa organizzazione criminale punta sul timore che incute ai cittadini onesti, con intimidazioni e ritorsioni, restando impunita anche nelle azioni di delinquenza minore che comunque fanno di Foggia una città difficile per chi vuole rispettare la legge. Anche lavorare in un supermercato può diventare rischioso e difficile a causa delle frequenti rapine commesse dalle giovani e giovanissime leve che si dedicano a queste attivitá di loro iniziativa.

Un fatto terribile fu l'omicidio di "Claudio Soccio" nel 2011, ritenuto vicino al clan "Sinesi-Francavilla". Come presunto assassino venne arrestato "Leonardo Gesualdo" del clan rivale "Moretti-Pellegrino", in seguito assolto.

Il giovane "Claudio Soccio", di anni 18, detto "Il Sammarchese", scelto probabilmente perché bersaglio facile data la sua giovane età, era un estorsore di "San Marco in Lamis", con precedenti per rapina, resistenza a pubblico ufficiale e spaccio di droga. La stessa sorte toccò a "Leonardo Soccio", fratello di Claudio nel 2003. Anche "Genzani Giuseppe", fu ucciso con un colpo di pistola alla gola nel 2011 in un agguato, freddato mentre percorreva in scooter "Via Poggio Imperiale". 

Ma oltre alla guerra e gli omicidi tra bande rivali, gli esponenti di questi clan sono caratterizzati dalla totale assenza di valori nella condotta quotidiana, che li porta a commettere reati anche verso malcapitati che non appartengono alla malavita, ma che si trovano ad avere a che fare casualmente con loro.

Solo il nome "Società Foggiana" è sufficiente per intimidire e ottenere omertà.

 

Il link del video dell'omicidio di Claudio Soccio https://youtu.be/RrY1wEIMoqE

Per contattare la redazione della Gazzetta dell'Emilia scrivete a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

Foto di copertina scattata da Valentina Carpin

Più di 300 agenti hanno eseguito questa mattina all'alba le misure di custodia cautelare. Tra i destinatari tre componenti della famiglia Grandi Aracri di Cutro e il presidente del Consiglio Comunale di Piacenza Giuseppe Caruso. (a seguire n° 3 video)

Di Manuela Fiorini Bologna, 25 giugno 2019  – Associazione di stampo mafioso, estorsione, tentata estorsione, trasferimento fraudolento di valori, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, danneggiamento e truffa aggravata. Sono queste le accuse che hanno portato all'arresto di sedici persone, presunte appartenenti alle cosche legate alla famiglia calabrese Grande Aracri di Cutro e operante da tempo in tutta l'Emilia Romagna.

La maxi operazione contro la "Ndrangheta, denominata "Grimilde" è stata coordinata dal Servizio centrale operativa della Polizia, mentre le indagini sono state condotte dagli uomini della Squadra Mobile di Bologna, in collaborazione con i colleghi di Parma, Piacenza e Reggio Emilia.
Per eseguire le misure di custodia cautelare, emesse dal gip di Bologna su richiesta della Dda, sono stati impegnati questa mattina all'alba più di 300 agenti appartenenti a tutti gli Uffici Investigativi dell'Emilia Romagna, al Reparto Mobile di Bologna, al Reparto Volo Emilia Romagna, al Reparto Prevenzione Crimine e alle Unità Cinofile.

Tra o destinatari dei provvedimenti restrittivi ci sono anche nomi "eccellenti" e figure di primo piano della rete della "Ndrangheta emiliana. Tra questi Francesco Grande Aracri e i due figli Salvatore e Paolo, ritenuti a capo del clan che opera nelle province di Parma, Piacenza e Reggio Emilia. Francesco Grande Aracri, che ha sulle spalle un'altra condanna per associazione mafiosa, viveva insieme ai figli a Brescello, nel reggiano, noto per essere stato il primo Comune in Emilia Romagna la cui Giunta è stata sciolta per infiltrazioni mafiose nel 2017.
Un altro nome eccellente è quello del Presidente del Consiglio Comunale di Piacenza Giuseppe Caruso, esponente di Fratelli d'Italia. Secondo le accuse, avrebbe favorito la cosca in una truffa ai danni dell'Unione Europea mentre era funzionario dell'Agenzia delle Dogane.

Sempre nell'ambito dell'Operazione Grimilde, è in corso di esecuzione anche un decreto di sequestro preventivo di beni emesso dalla Dda di Bologna nei confronti dei principali esponenti del gruppo criminale tra società, beni mobili e immobili e conti correnti.

Soddisfatto il Ministro dell'Interno Matteo Salvini, che sulla sua pagina Facebook ha scritto:
"La giornata inizia bene! Maxi operazione contro la 'ndrangheta in Emilia: 300 agenti sul campo per un centinaio di perquisizioni in tutta Italia e arresti per associazione di stampo mafioso, estorsione, danneggiamento, truffa. Grazie alle Forze dell'Ordine e in particolare al Servizio centrale operativo della Polizia di Stato, alla Squadra Mobile di Bologna e agli inquirenti. Nessuna tregua e TOLLERANZA ZERO per boss e delinquenti della malavita. Avanti tutta.
#lamafiamifaschifo

I video dell'operazione

Operazione: https://youtu.be/R0LlUFhlSJE

Indagini: https://youtu.be/aHLiR99-zdY

Arresto Francesco Grandi Aracri https://youtu.be/cLEbiQP9yjg

 

appendice
"Attraverso incessanti, comunica la Polizia di Stato - numerose e continue attività tecniche durante circa tre anni gli investigatori sono riusciti ad avere la prova dell´esistenza di un gruppo criminale di stampo mafioso operante nella regione Emilia Romagna che utilizzando metodi tipicamente mafiosi effettuava una serie di investimenti, apriva e chiudeva società di comodo faceva affari anche con imprenditori di primissimo livello nazionale.
Tra i vari "affari" avviati dall´organizzazione due sicuramente dimostrano la capacità imprenditoriale e criminale dell´organizzazione.
Era il giugno del 2017 quando Salvatore GRANDE ARACRI ed il padre Francesco, tramite una società edile a loro riferibile, avviano un progetto di costruzione di 350 appartamenti a Bruxelles; i due si sono occupati di individuare gli operai che avrebbero provveduto ad eseguire i lavori facendoli, pero´, lavorare in condizioni di assoluto sfruttamento imponendo loro una paga di 8 .00-9.00 euro l´ora, turni di lavoro anche di 15 ore giornaliere, talvolta senza concedere loro neanche il riposo settimanale.
Contemporaneamente, il gruppo criminale inganna i referenti della società Riso Roncaia, che a sua volta aveva vinto un bando europeo per la fornitura di riso, facendo loro credere di poter far loro ottenere una linea di credito di 5 milioni di euro e l´apertura di conti correnti bancari presso banche compiacenti.
L´operazione, ancora in corso, fatta scattare questa mattina dalla Squadra Mobile di Bologna ha permesso anche di verificare che i sodali dell´organizzazione non sempre si limitavano ad usare metodi ortodossi nella conduzione dei loro affari ma quando incappavano in qualcuno che poteva essere loro di ostacolo oppure vi era qualcuno che metteva il naso nei loro affari ricorrevano tranquillamente alla violenza ed alla forza di intimidazione.
Tipico il caso di una distributore di pizza che ha avuto soltanto l´ardire di "invadere" la zona controllata dall´organizzazione ricevendo subito un esplicito avvertimento se non avesse obbedito "qua non hai capito... che ti spariamo"
Oppure quando una troupe del Tg 2 della RAI stava effettuando un servizio nei pressi dell´abitazione dei GRANDE ARACRI a Brescello ed il giornalista subisce il lancio di una pietra da parte di Francesco Grande Aracri che va colpire il vetro dell´autovettura utilizzata dal giornalista."
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Pubblicato in Cronaca Emilia

Tra i destinatari dei provvedimenti restrittivi eseguiti dalla Polizia di Stato contro la mafia calabrese figurano elementi di primo piano del sodalizio 'ndranghetistico emiliano, tra i quali Salvatore GRANDE ARACRI, Francesco GRANDE ARACRI e Paolo GRANDE ARACRI ritenuti ai vertici del clan operante nelle Province di Reggio Emilia, Parma e Piacenza.

Tra i destinatari del provvedimento restrittivo figura Giuseppe CARUSO attuale Presidente del Consiglio Comunale di Piacenza, ritenuto appartenente al gruppo mafioso capeggiato dagli altri.
Nell'ambito della stessa operazione è in corso di esecuzione un decreto di sequestro preventivo di beni emesso dalla Dda di Bologna nei confronti dei principali appartenenti al gruppo criminale riguardante società, beni mobili ed immobili, conti correnti.

La Polizia di Stato di Bologna, in collaborazione con quella di Parma, Reggio Emilia, Piacenza e con il coordinamento del Servizio Centrale Operativo, sta eseguendo una vasta operazione nei confronti del sodalizio 'ndranghetistico operante in Emilia, storicamente legato alla nota famiglia mafiosa dei GRANDE ARACRI di Cutro.

I provvedimenti, emessi dal Gip presso il Tribunale di Bologna su richiesta della Dda sono eseguiti dai poliziotti della squadra mobile di Bologna in collaborazione con quelle di Parma, Reggio Emilia e Piacenza in varie province dell'Emilia Romagna

Nell'ambito dell'operazione, denominata Grimilde, sono impegnati circa 300 tra donne e uomini della Polizia di Stato appartenenti a tutti gli Uffici investigativi dell'Emilia Romagna, al Reparto Mobile di Bologna, al Reparto volo Emilia Romagna, al Reparto Prevenzione Crimine Emilia Romagna, alle Unità Cinofile della Polizia di Stato.

Sono in corso di esecuzione, in varie città d'Italia, anche 100 perquisizioni nei confronti di coloro che pur non essendo direttamente destinatari del provvedimento restrittivo emesso dall'Autorità Giudiziaria di Bologna sono risultati, nel corso dell'indagine, collegati al gruppo 'ndranghetistico operante in Emilia Romagna.

I destinatari del provvedimento restrittivo sono accusati a vario titolo di associazione di tipo mafioso estorsione, tentata estorsione, trasferimento fraudolento di valori, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, danneggiamento, truffa aggravata dalle finalita' mafiose.

I dettagli dell'operazione saranno resi noti in una conferenza stampa in programma alle 10.30 presso la Questura di Bologna alla quale parteciperanno il Procuratore di Bologna Giuseppe Amato, il Direttore della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia Francesco Messina il Direttore dello Sco Fausto Lamparelli.

Pubblicato in Cronaca Emilia

Un'importante operazione eseguita dalla DIA (direziona Investigativa Antimafia) di Agrigento denominata "Kerkent" ha visto finire in carcere il nuovo capo della mafia agrigentina e altre 31 persone sono state sottoposte a misure cautelari.

Il BLITZ della Dia di Agrigento è stato eseguito in diverse province (Palermo, Trapani, Catania, Ragusa, Vibo Valentia e Parma) ed ha visto cadere nella rete un capo degli ultras juventini già noto alle forze dell'ordine e a capo dei "Bravi Ragazzi". 

Tutte le persone coinvolte sono ritenute responsabili, tra l'altro, di associazione mafiosa, partecipazione e concorso in associazione per delinquere finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti aggravata dal metodo mafioso, detenzione abusiva di armi, sequestro di persona a scopo di estorsione aggravato, danneggiamento mediante incendio.

 

Video: https://youtu.be/UH6vWdHEors 

 

Pubblicato in Cronaca Emilia

I ravvicinati atti intimidatori compiuti in questi giorni ai danni di due pizzerie meritano la massima attenzione di tutti ed il supporto e la massima collaborazione all'azione di forze dell'ordine e magistratura.
Sono fatti che non vanno in alcun modo sottovalutati e che anche la Provincia di Reggio Emilia condanna nella maniera più ferma, non appartenendo in alcun modo alla cultura delle nostre comunità. Lo abbiamo detto in altre occasioni, lo ribadiamo anche oggi, ancor più forte: in questa provincia e in questa città le istituzioni e i cittadini, a partire dai più giovani, hanno da sempre fondato il proprio vivere comune sul rispetto delle regole e delle persone, sul ripudio di ogni forma di violenza, intimidazione e di ogni tentativo di prevaricazione.
La comunità reggiana non si lascia intimidire, gli atteggiamenti mafiosi devono essere contrastati nella maniera più ferma ed efficace possibile. A questo hanno sempre provveduto con grande impegno e professionalità forze dell'ordine, magistratura e sistema istituzionale, ai quali continueremo ad assicurare il nostro massimo sostegno e nei quali riponiamo piena fiducia, come ho tenuto a ribadire personalmente oggi direttamente al Prefetto.
Istituzioni comunali e Provincia rimangono vigili ed in prima linea, al fianco dei rispettivi concittadini, segnalando ogni possibile allerta sul territorio e proseguendo quel lavoro importante che, tutti insieme, stiamo conducendo da tempo per combattere ogni tentativo di infiltrazione malavitosa, coltivando e facendo crescere la cultura della legalità. Proprio in questi giorni, Provincia e sindaci sono impegnati in diversi tavoli di lavoro per programmare la prossima edizione di Noicontrolemafie, il Festival della legalità che per il nono anno vedrà i massimi esperti di criminalità organizzata confrontarsi con i cittadini: giovani, insegnanti e scuole, mondo imprenditoriale, delle istituzioni e delle professioni.
Dopo lo storico processo e le sentenze di Aemilia, dopo le interdittive, i protocolli delle Amministrazioni sempre più stringenti in materia di edilizia ed appalti pubblici, il riconoscimento all'ex Prefetto di Reggio Antonella De Miro e le sue significative parole, le centinaia di incontri ed approfondimenti pubblici con le nostre comunità locali, abbiamo la piena consapevolezza che l'attenzione e l'allerta non devono calare, ma anzi divenire ancora più forti ed inflessibili nei confronti di episodi come quelli degli ultimi giorni.

Giorgio Zanni
Presidente della Provincia di Reggio Emilia

Martedì, 18 Dicembre 2018 16:50

Salvini a Sorbolo: Lo Stato è più forte - Le foto

Il ministro dell'Interno Matteo Salvini da Sorbolo (PR), dove ha consegnato alloggi sequestrati alla 'Ndrangheta alla Guardia di Finanza, ha fatto la solenne promessa che le mafie perderanno la guerra contro lo Stato. 

"Siamo più forti noi. Possono tener duro ancora qualche mese o qualche anno, ma mafia, camorra e `ndrangheta saranno cancellate dalla faccia di questo splendido paese, ce la metteremo tutta", sottolinea il Vice Presidente del Consiglio che poi aggiunge "Parma sarà la Capitale della Cultura ma ha quartieri che soffrono".

(Gallery di Francesca Bocchia)

 

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Pubblicato in Cronaca Parma

Se non fosse una cosa seria, anzi serissima, quello accaduto in Sicilia sarebbe una ennesima "freddura" da aggiungere alla serie de "il Colmo dei Colmi".

di Lamberto Colla Parma 4 novembre 2018 -

Dopo "lo sai qual'è il colmo per un idraulico? Avere un figlio che non capisce un tubo" ecco "lo sai qual'è il colmo per l'associazione anti racket", l'arresto del presidente per estorsione".

Un altro duro colpo alla credibilità delle organizzazioni di volontariato è arrivato con l'arresto del presidente di A.Si.A., l'associazione Antiracket, Salvatore Campo, accusato di estorsione, peculato e falso.

Dopo le vergognose avventure "corsare" delle ONG del mare e i loro presunti contatti  con gli scafisti, dopo lo scandalo "sessuale" e della "manina che spinse il decreto" della Croce Rossa, dopo l'incomprensibile dichiarazione dell'UNICEF di non sporgere querela nei confronti dei fratelli Conticini, indagati dalla Procura di Firenze perché accusati di avere utilizzato a fini personali parte dei fondi versati dalle associazioni umanitarie alla loro Play Therapy Africa (6,6 mln €), ecco emergere le presunte nefandezze del paladino siciliano della lotta alla mafia accusato di estorsione nei confronti di coloro che volevano accedere al fondo di solidarietà statale. Secondo gli investigatori Campo avrebbe costretto le vittime di usura ed estorsione della criminalità a pagargli una sorta di "pizzo", che oscillava tra il 3 e il 5%, sui riconoscimenti che ottenevano dal fondo di solidarietà.

"...e io la sfido veramente" (la mafia ndr) diceva Salvatore Campo, durante gli incontri che promuoveva, come documentato dal Video pubblicato da MN Meridio News, ma tra le intercettazioni degli inquirenti ci sarebbero contenuti dai toni ben diversi "... non mi si può chiedere di mettere soldi di tasca mia" oppure "Il mio lavoro... di questi 43mila euro (il risarcimento all'uomo, ndr), me lo ha pagato lei? Non mi ha dato niente...?". La vittima sorridendo replica ironicamente: "Come pagato? La prossima volta le domando la ricevuta... se lo è scordato che gli abbiamo fatto il regalo anche alla signora?"

Se le accuse fossero provate sarebbe un episodio di una immoralità devastante per l'associazione e la lotta che, quotidianamente, i temerari imprenditori siciliani combattono contro il cancro mafioso.
Se le accuse venissero smentite il danno sarebbe altrettanto serio per di più stato consumato.

Forse un po' più di riservatezza, almeno verso quei fatti di particolare delicatezza, non sarebbe male, nell'interesse dell'accusato che, sino a prova contraria deve godere della presunzione di innocenza, e per il buon nome dell'Associazione o dell'Ente che non deve essere scalfita da accuse rivelate poi infondate.

L'imprinting negativo è ben difficile da alienare!

 

Video MN: https://youtu.be/xX2rO1vBIVc 

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(per restare sempre informati sugli editoriali)

Pubblicato in Politica Emilia
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