Martedì, 21 Febbraio 2023 06:25

ESCLUSIVA – Amatrice: il fallimento dello Stato. La rabbia dell’ex sindaco Pirozzi (con video) In evidenza

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Book of Job in Illuminated Manuscripts.List of Byzantine Manuscripts with Cyclic Illustration.Rome:Biblioteca Apostolica Vaticana Book of Job in Illuminated Manuscripts.List of Byzantine Manuscripts with Cyclic Illustration.Rome:Biblioteca Apostolica Vaticana

Di Gloria Callarelli 20 febbraio 2023 (fahrenheit2022.it) - Quando con la macchina entriamo ad Amatrice non sappiamo ancora di calpestare il cuore del borgo che fu. Una stradina stretta, scavata in mezzo alla neve in una piana fantasma, sormontata da qualche muro di pietra qua e là e da qualche mezzo di lavoro abbandonato.

Questo è ciò che rimane oggi di quello che fu il centro di Amatrice, quello che prima del terremoto del 24 agosto 2016 fu uno dei borghi più belli d’Italia. Un borgo di nemmeno 3mila anime che grazie al turismo raggiungeva quota 40mila presenze. Oggi restano circa 2mila abitanti. Case distrutte accanto ad edifici in ricostruzione, macchine abbandonate nelle macerie accanto a qualche parcheggio ricavato, chiese ed edifici infilzate dagli “aghi” dei lavori in corso. Cantieri fermi. La ricostruzione stenta a ripartire, checchè se ne dica. E se qualcosa è ripartito lo si deve alle donazioni private.

Ce lo spiega l’ex sindaco Sergio Pirozzi, il sindaco del terremoto, in un’intervista fiume, in esclusiva, dove emerge tutta la rabbia per una situazione che non va, per una gestione ferma, inconcludente. Per scelte che non premiano la storia, la fatica di chi c’era, ma piuttosto la burocrazia e i tecnicismi di chi, come dice, “non indossa gli scarponi” e non sta sul campo.

Pirozzi grazie per la Sua disponibilità. Le chiedo: a che punto è la ricostruzione di Amatrice oggi? I soldi pubblici ci sono?

Guardi, le dico subito: di pubblico non è ripartito nulla a livello di ricostruzione. L’ospedale si farà forse fra due anni, ben nove anni dopo il terremoto. Ci sono dei soldi sì ma non si usano. La scuola alberghiera, che era eccellenza, oggi è ancora un buco, La scuola che abbiamo oggi, invece, la dobbiamo a donazioni private, in particolar modo alla Ferrari e a Marchionne, e a un intervento diretto che feci io come sindaco. Dopo due anni l’abbiamo realizzata: questo testimonia che se si vuole fare una cosa la si fa. 

Intende dire che non c’è la volontà di far ripartire il territorio?

Diciamo che non si sta brillando per celerità. Guardi: oggi la maggioranza della popolazione qui è costituita di anziani… e pensi che possiamo contare solo su un piccolo punto di assistenza sanitaria. Capisce quanto sono arrabbiato? Perchè la scuola in due anni si è fatta e l’ospedale no?

Quindi se una persona ha un problema di salute grave o una criticità dove deve andare?

Se c’è un problema importante deve andare all’ospedale di Rieti, che si trova a 70 chilometri da qui. Capisce? La ricostruzione della scuola l’ho gestita io all’epoca, il resto lo gestiva la Regione. E’ mancato il coraggio: io andai dalla Merkel per l’ospedale, ricevemmo 6 milioni di euro. I soldi ci sono stati dati.

Allora è colpa della burocrazia?

Non c’è stata la volontà: guardi il problema della nostra nazione è che spesse volte chi decide “non ha gli scarponi” come dico io; ovvero si tratta di tecnici che non sanno come fare, non vivono il problema. Con visioni astratte non si arriva al sodo. Glielo dicevo: per le opere pubbliche strategiche bisogna mandare in deroga. Pensiamo all’ospedale, all’istituto alberghiero. Dopo sette anni stanno iniziando ora a fare i sottoservizi, le fogne. Ho un report con le cose segnalate a Regione e commissari straordinari. Mi auguro che il nuovo commissario “rubi” il frutto del lavoro di una persona che sta con gli scarponi e che è molto arrabbiata.

Ecco veniamo al nuovo commissario. Molti speravano nella Sua nomina, invece è stato preferito Guido Castelli.

Per me è stata una grande delusione: speravo fosse il coronamento di un grande lavoro, un lavoro di cui conosco tutte le problematiche. Avrei dato tanto: quando vivi sulla tua pelle la morte, la distruzione e vivi ancora oggi su queste terre…veramente avrei dato tutto. Ho troppi ricordi, ho perso troppe persone. No, davvero non Le nascondo che avrei preferito farlo io il nuovo commissario: ma la Cinquecento difficilmente arriva prima dei Suv. Ripeto: pensavo di essere tenuto in considerazione dalla presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni. Ma tant’è: io non vivo di politica, la mia storia è quella di un personaggio umile. Se mi chiamano, comunque, sono a disposizione.

Pensa che lo faranno?

No.

Perchè?

Perchè conosco le persone, so come va il mondo. Io non faccio politica.

Dove si è sbagliato maggiormente nella gestione del post terremoto?

Lo sbaglio più grande è sicuramente aver considerato tutto un unico cratere: c’è un cratere che ha avuto la distruzione e un cratere che ha avuto i danni. Non possono essere equiparati: le misure fiscali, gli interventi sono diversi. La città, lo vedete, è ancora oggi spettrale. Hai voglia a dire che la ricostruzione è partita. Ascoli e Norcia e altri paesi non sono stati distrutti così come Rieti e Macerata. Poi ci siamo noi, Accumoli, Arquata. E’ giusto che i danni siano sistemati tutti ma chi ha avuto la distruzione vera e propria non è stata aiutata adeguatamente, non c’è stata la volontà.

Secondo Lei quindi una ricostruzione vera ci sarà?

Sì. Qui verrà tutto ricostruito ma senza esseri umani. Se costruisci così, senza pensare al domani, vuol dire che metti in moto una speculazione edilizia ad uso e consumo dei pochi e a scapito di queste terre.

Che ricordo ha di quei giorni?

Tanti (si interrompe commosso ndr). Quella notte mi rendo conto subito che il paese non c’è più: perchè se crolla la storica porta del 1400 mi rendo conto che crolla il paese. Ricordo le urla, la seconda scossa, il silenzio. Chiamai il concessionario gas metano per farlo chiudere, l’Enel per fare aprire la diga del lago Scandarella, avevo paura che poteva crollare. Ho fatto attivare l’elisuperficie perchè non c’era la luce: per cui feci portare del gasolio e poi subito il pensiero ai vivi. Poi ricordo il riconoscimento delle vittime la sera dopo…ogni tanto mi tornano dei flash…alcuni non riuscivamo a riconoscerli. C’erano i corpi sfigurati dei morti per schiacciamento, dei morti per soffocamento. Una tragedia. Quando sento oggi che non si aiuta la Syria per via di sanzioni mi viene da rabbrividire: è follia.

E poi i primi interventi, per ripartire.

Dopo un anno riuscii a destinare delle aree per le attività commerciali, grazie anche agli aiuti degli italiani che da subito si sono prodigati con grande solidarietà. Poi la scuola dicevamo e poi l’attesa. Con il Covid e la guerra quel mondo che era di solidarietà è stato meno presente: la crisi qui oggi picchia anche più che altrove. Devo però dire grazie agli italiani: pensiamo al cinema auditorium che è, grazie agli aiuti, da un anno e mezzo luogo di vera aggregazione. Ci tenevo particolarmente alla sua realizzazione.

Rifarebbe il sindaco?

Un sindaco oggi c’è già. Quando fai il sindaco devi essere un uomo libero. La libertà la paghi e io l’ho pagata, proprio perchè ero un uomo libero: ho subìto un processo penale per omicidio colposo plurimo poi sono stato assolto perchè il fatto non sussiste. In tutto questo, però, quattro anni e mezzo di gogna: se sei libero non devi direttamente o indirettamente lavorare con la politica perchè se ti danno da mangiare arrivi fino a lì. Essere sindaci liberi non è facile: prima devi difendere la comunità poi te stesso. Io facevo l’allenatore di calcio: quello che non ho avuto a livello di carriera lavorativa l’ho poi ricevuto a livello umano con quell’incarico.

La gente oggi come vive qui?

La gente oggi è sfiduciata. Era arrabbiata, ma ora bisogna combattere la rassegnazione: non ci sono prospettive economiche di lavoro, non c’è futuro. E’ dura: era uno dei borghi più belli d’Italia, mi attribuisco il merito di averlo fatto diventare tale. Ora manca la quotidianità: il paese oggi è una bolla irreale dove occorre fare un grosso sforzo mentale per resistere. Tanta gente ha perso il senno. Io sono rimasto qui per mia figlia ma tanti stanno andando via.

Se fosse sindaco oggi?

Se fossi sindaco oggi? Farei casino. Farei casino sulla viabilità, sui servizi. Con i soldi delle donazioni, che sono ancora nelle casse del Comune, farei una misura per incentivare occupazione dando un contributo alle ditte che stanno qui per aiutarle ad assumere persone, per dare ai ragazzi un motivo per restare. E poi cercherei un incontro immediato con il governo, dicendo che non voglio più le SAE (soluzioni abitative di emergenza) perchè il rischio è che resteranno a vita. Credo nella ricostruzione ma occorre avere gli attributi per arrivare al risultato.

Il terremoto di Amatrice fu di magnitudo 6,1 poco meno di quello che colpì nel 1930 Vulture. L’allora ministro Araldo di Crollalanza si occupò personalmente della ricostruzione, dormendo quotidianamente anche nel treno che fu utilizzato per portare i primi aiuti. In tre mesi le prime case vennero consegnate alle popolazioni della Campania, della Lucania e della Puglia. Ne vennero costruite 3.746 ex novo e riparate 5.190. A compito finito consegnò al duce Benito Mussolini anche 500mila lire che gli furono avanzate. Altri tempi.

L’amatriciana gustosissima, (che oggi i ristoratori locali ripropongono con passione nell’area a loro dedicata), le escursioni nella natura silenziosa, la quiete di un borgo storico ristoratore. Questa era Amatrice. Usciamo dal borgo calpestandone, violandone ancora il cuore, consapevoli ora, dopo la sincera chiacchierata con l’ex sindaco, che quelle uniche due vie di entrata e di uscita dal paese sorgono laddove una volta vi era l’arteria pulsante. Quell’area, oggi deserta, era il centro vivo.

Amarezza, rabbia, una stretta al cuore. Perchè oltre al danno qui, c’è anche la beffa di una sorte che non è stata certo benevola ma che qualcuno oggi non vuole o non può rovesciare.

Il grido di Amatrice, di chi non c’è più o di chi c’è ancora, nessuno oggi, a partire dallo Stato, ha il coraggio di volerlo veramente ascoltare.