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Sabato, 11 Giugno 2022 09:25

Breve storia dell’orgasmo femminile In evidenza

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Di Guendalina Middei Cagliari, 11 giugno 2022 (Quotidianoweb.it) - L’orgasmo era sconosciuto nella letteratura cortese, nei poemi medievali gli amanti si struggono per il loro amore, ma perfino Lancillotto e Ginevra si concedono soltanto un bacio. Nel Seicento e nel settecento invece i costumi erano più disinibiti, certo non si poteva parlare troppo di piacere femminile, ma fu soltanto nel XIX secolo che l’orgasmo divenne una vera e propria malattia, sintomo d’isteria. 

L’isteria era la diagnosi più diffusa quando si parlava di disturbi femminili. Mal di testa ricorrenti, attacchi epilettici, una certa aggressività verbale che alle volte non era altro che l’incapacità della donna di essere compiacente nei confronti del marito, erano motivi sufficienti per ottenere una diagnosi di isteria. Una delle cure più diffuse era la cosiddetta cura del riposo: le donne venivano segregate in casa, al buio e private di contatti con il mondo esterno. Scrittrici e intellettuali venivano spesso definite isteriche per la loro mania di intromettersi in affari che non erano di loro competenza. 

Sempre nel XIX secolo alcuni illustri medici inglesi e parigini identificarono nell’eccitazione sessuale la causa dell’isteria e di tutti gli altri sgradevoli comportamenti femminili che tale malattia comportava. Così ritennero opportuno risolvere il problema alla radice: asportando la clitoride delle loro sfortunate pazienti. Durante l’epoca vittoriana non si credeva che la donna fosse in grado di provare piacere e le donne che attraverso la masturbazione e la stimolazione clitoridea avevano un orgasmo, semplicemente erano affette da un parossismo isterico. Tant’è che fu così che nacquero i primi vibratori moderni, come ausilio medico (privi di qualunque significato sessuale, così ritenevano i loro ideatori) per curare i parossismi isterici delle donne vittoriane. E perfino il padre della psicoanalisi Sigmund Freud non comprese la vera natura del piacere femminile, adottando una visione fallocentrica della sessualità e attribuendo alla donna un desiderio connesso unicamente all’istinto di maternità. 

Il piacere femminile ancora oggi resta ammantato da un velo di mistero e pruderie. Tante nevrosi, tante inquietudini nascono da tabù e repressioni di natura sessuale. Molte donne, troppe donne non provano piacere, non sanno cosa sia il piacere, nonostante i progressi compiuti dalla scienza e all’immediata fruibilità del sapere nell’era di internet e dei social. 

Non esiste né nelle scuole né nelle famiglie una vera educazione sessuale. Parlare di sesso con i giovani è ancora un tabù, a meno che tali discorsi non vengano declinati sull’importanza della contraccezione per prevenire gravidanze indesiderate e malattie veneree. Tutte cose importanti, ma non è ancora lecito parlare di come avere un rapporto sano con il proprio corpo, come conoscere e ascoltare il proprio corpo per vivere una vita sessuale finalmente libera da condizionamenti e pregiudizi.

 

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