Martedì, 11 Gennaio 2022 08:10

Djokovic, Novak(s) grazie a Dio In evidenza

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di Gloria CallarelliSpirito di Verità TV, 10 gennaio 2022 - La partita diplomatico-politica mondiale che si sta giocando attorno al Covid, ormai, si è spostata sui campi da tennis. A tenere banco è la vicenda Novak Djokovic, il più grande tennista di tutti i tempi, serbo, che in questi giorni ha creato un vero e proprio caso diplomatico tenendo vax e cosiddetti no vax col fiato sospeso.

Stando alle ultime notizie Nole, sbarcato in Australia con certificato di esenzione da vaccino alla mano, ma privato comunque del visto australiano proprio perchè non inoculato, alla fine pare che potrà giocare agli Australian Open. Parola di un giudice del tribunale di Melbourne che nella mattinata odierna, di fronte ai documenti presentati dal campione, ha avuto modo di dire “Cos’altro avrebbe potuto fare quest’uomo che non ha fatto?”. Nessuna prova, invece, a supporto della tesi delle autorità doganali australiane; di qui la decisione del tribunale: libertà per il giocatore. Uno smacco, un neo enorme nella propaganda mondialista vaccinista visibilmente in imbarazzo: per questo il governo del luogo ha tenuto subito a ribadire di avere “il potere di espellerlo lo stesso”. Per questo, siamo certi, non finirà qui.

Ma tant’è: quella del governo australiano alla luce dei fatti è una prova di forza ma è anche un gigantesco passo falso. Nella sua superbia, infatti, con le sue stesse parole si è tradito: la decisione, oggi, pare tutta una questione di potere, di controllo, di politica (anche nei confronti della Serbia). C’è molto poco di salute in tutto questo. Grazie a Dio qualche anima libera esiste ancora e cerca di far valere il proprio diritto naturale, prima che giuridico, a esistere e pensarla diversamente.
Del resto Djokovic è sempre stato anima ribelle ma con una fede di ferro: “Dio vede tutto! La mia benedizione è spirituale e la loro materiale” sono state le parole del campione una volta saputo di essere stato bloccato dalle autorità e quindi immediatamente confinato subito dopo aver messo piede nella terra dei canguri. Alla faccia della democrazia.

Nole è un cristiano, indossa una croce proveniente da un monastero greco, prega tutti i giorni. Si sente un po’ scelto da Dio in quello che fa e forse è per questo che non cede di un millimetro in quella che è diventato il suo vero Grade Slam: una battaglia per la Verità, innanzitutto. “Sono contrario alla vaccinazione e non vorrei essere costretto da qualcuno a prendere un vaccino per poter viaggiare” sono state le sue dichiarazioni nell’aprile del 2020. E da lì è stata un’escalation fino ad oggi: le critiche contro la bolla, una vera e propria alienazione sportiva, il torneo benefico di tennis organizzato da lui e dal fratello Djordje, tra Belgrado e Zara e disputato a porte aperte, in barba alle norme antivirus, la sua positività e quella della moglie, salutata dai media come manna dal cielo. Se è “il bambino cattivo” (come lo ha definito il presidente Atp Gaudenzi) Djokovic a stare male al diavolo l’umanità e la solidarietà. Ma lui è andato avanti: ha fondato un’associazione per difendere i diritti dei tennisti e oggi più che mai è il simbolo di quanti non vogliono sottostare a regole spesso disumane e assurde che nulla hanno di scientifico. 

E’ ribelle e in fondo è un cuore d’oro e, diciamoci la verità, piace anche per questo. Presidente di una fondazione che aiuta i poveri, in particolare nel suo Paese, nel 2020 ha donato un milione di euro per acquistare attrezzature mediche destinate al suo Paese natale e un altro milione destinato agli ospedali Treviglio-Caravaggio e Romano di Lombardia, in provincia di Bergamo, l’epicentro del Covid-19 in Europa. Senza far clamore, perché la vera carità deve essere fatta in silenzio.
Così mentre gli Australian Open hanno preso il via il 9 gennaio, di fatto non se ne è accorto nessuno anche perché, ad oggi, manca il numero uno. Uno che detiene il titolo dal 2019. Cosa si inventeranno ora per non farlo partecipare è tutto da vedere: quel che è certo è che il mondo post covid non ci sta certo facendo una grande figura, non se si parla sempre di diritti in termini buonisti e, diciamocelo, oramai pietosi nel senso peggiore del termine. Di pietas latina, invece, nel mondo distopico post Covid, c’è rimasto molto poco. L’uomo non è più uomo, è no vax o pro vax. Se sei obbediente alle regole e da bravo hai eseguito il compitino vali, altrimenti chi se ne importa se sei un essere umano e hai bisogno di lavorare e nutrirti: la scelta, in fondo, è tutta tua.

Per quanto riguarda Djokovic è difficile accettare un testimonial cosi ingombrante della Verità, specie in un mondo dominato dagli sponsor. Difficile anche se questo dovesse costare in termini di credibilità, diritti umani e perché no, spettacolo. La riorganizzazione e riprogrammazione dell’uomo deve passare anche da questo: eliminare sulla carta anche i migliori perchè la macchina mondiale nel magico mondo post covid non se lo può permettere un Djokovic ribelle. Uno cui non manca niente, per carità, ma che anziché piegare la testa, sta portando avanti una battaglia per tutti noi. Dà fastidio perché la Verità e il coraggio di essere veri testimoni è insopportabile da accettare per un gregge di pecorelle smarrite e obbedienti da dover tenere a bada. I bambini non devono sapere che esiste uno sportivo, campione in campo e fuori, che non si piega, divenendo testimone di libertà.

Ma come dice Djokovic, e quanto siamo d’accordo, Dio vede. Dio sta vedendo tutto. I soprusi, le angherie, i voltafaccia, le famiglie ridotte alla fame perché senza un cosiddetto vaccino non puoi lavorare, i bambini comprati da un omaggio del gelataio se sono stati bravi e si sono inoculati. Per questo, in fondo non molliamo: perché non siamo soli, e anche Nole lo sa. Siamo sicuri, e confidiamo, che prima o poi il buon Dio si stuferà e non starà più a guardare. A quel punto, forse, vorremmo essere stati tutti un po’, il criticatissimo, Novak(s) Djokovic.

(Un sentito ringraziamento a  Gloria Callarelli e https://spiritodiveritatv.com)