Lunedì, 15 Febbraio 2021 08:51

Da Parma un aiuto concreto alla disperazione di Bihać In evidenza

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La tragedia dei profughi alle porte d’Italia non deve restare nascosta. Varie associazioni umanitarie stanno cercando di sensibilizzare le autorità e i cittadini a una presa di coscienza per sorreggere le migliaia di persone costrette in campi profughi più simili a lager che a campi di accoglienza temporanei.

Parma 15 febbraio 2021 - “Credo sia importante informare i cittadini di Parma – scrive MarcoMaria Freddi del gruppo Radicale, consigliere a Parma di Più Europa, che, un gruppo di consiglieri comunali, Nadia Buetto, Valeria Ronchini, Daria Jacopozzi, Sandro Campanini, Roberta Roberti, assieme al presidente della provincia Diego Rossi e al presidente del consiglio comunale Alessandro Tassi-Carboni, assieme ai partiti che si riconoscono nella Società Aperta quali il PD, Più Europa, Radicali, Socialisti, Azione, Italia Viva ed Europa Verde, abbiamo aderito all’appello “Diritti e Solidarietà” per i profughi presenti in Bosnia Erzegovina. Appello promosso da Arci, Acli, Caritas, Cgil e Comitato festival Sabir per sostenere una campagna di solidarietà concreta a favore dei profughi che vivono in condizioni disumane nella provincia bosniaca di Bihac e che chiede allo stesso tempo una soluzione immediata e praticabile per le migliaia di persone vittime di violenza e abbandono. Noi a Parma stiamo provando a fare un passo in avanti, convinti che sia nostro dovere provare ad accogliere una quota parte delle persone che sono alla mercé non solo dei rigori del clima ma soprattutto dell’indifferenza delle nazioni europee. È nostra volontà provare a costruire un corridoio umanitario provinciale rifiutando la pratica delle “riammissioni” per costruire un canale legale di ingresso e dare ad alcune persone o nuclei famigliari una possibilità, la possibilità di vivere una vita dignitosa, protetti da chi si riconosce nel principio di umanità, principio alla base della nostra convivenza.

Sono tante le difficoltà legali ed economiche ma ci proveremo, proveremo a contribuire in modo concreto ad alleviare una parte delle sofferenze di chi da anni è in cammino a piedi verso la speranza.”

E’ una catastrofe umanitaria per i migranti in Bosnia e Erzegovina e lungo la rotta balcanica, dichiara la CARITAS

La situazione già precaria dei migranti in Bosnia Erzegovina rischia di aggravarsi ulteriormente sia per il peggioramento delle condizioni meteo, sia per i continui trasferimenti da un campo profughi all’altro, in strutture dove mancano le condizioni minime per una sopravvivenza dignitosa. L’esito è una probabile catastrofe umanitaria che può condurre anche a violenze e gravi tensioni sociali.  

È infatti appena cominciata la ricostruzione del campo di accoglienza Lipa, andato quasi completamente distrutto qualche giorno fa, con l'esercito che sta montando le prime tende.  Lipa è però un luogo assolutamente inadatto all'accoglienza, soprattutto in questo periodo invernale. Era infatti stato chiuso la settimana scorsa perché altamente pericoloso per la vita delle persone che ospitava: è sprovvisto di elettricità, acqua potabile e riscaldamento, in una zona dove le temperature scendono sotto zero. Subito dopo la sua chiusura, un incendio aveva distrutto le poche tende rimaste nel campo.  

Le 1.200 persone ospitate al momento della chiusura erano finite per strada senza una sistemazione alternativa.   I tentativi di riaprire l'ex campo Bira (nella città di Bihac) o di allestire l'ex caserma in località Bradina (non distante da Sarajevo) da parte delle autorità locali sono falliti per le proteste dei cittadini e delle autorità locali. Alla fine la soluzione è stata la riapertura del campo di Lipa, nonostante tutti gli attori internazionali fossero contrari, perché significa mettere a rischio la vita di centinaia di persone, dal momento che in quel campo non potranno essere garantite in poco tempo le condizioni minime necessarie per vivere.  

Una situazione quella della Bosnia Erzegovina che riporta l’attenzione di tutti sulla Rotta Balcanica che inizia in Grecia e finisce in Italia o in Austria. Una rotta che vede bloccate migliaia di persone in vari campi profughi e in altre soluzioni inadeguate, tanto più che con l’emergenza sanitaria causata dalla pandemia di Covid-19, molti migranti in transito, ospitati in strutture inidonee, sono stati messi in quarantena in condizioni proibitive. Strutture e campi, già di per sé inadeguati e sovraffollati, si sono trasformati in luoghi in condizioni estreme e non più sostenibili: senza servizi, in condizioni igieniche pessime, con gravi rischi per la salute psichica per i migranti, molti dei quali sono costretti a vivere all’addiaccio. È  di settembre 2020 la tragedia del Campo di Moria nell'isola di Lesbo, nel quale andarono distrutte tutte le strutture di accoglienza già fatiscenti. Una situazione di abbandono e disinteresse da parte delle autorità locali ed internazionali. Occorre un’iniziativa istituzionale immediata mettendo a disposizione adeguate strutture di accoglienza che quantomeno offrano un riparo a chi sta rischiando la propria vita. 

Fin dal 2015, Caritas Italiana è presente lungo tutta la Rotta Balcanica a fianco dei migranti e a supporto di tutte le Caritas locali (Grecia, Albania, Macedonia, Bosnia Erzegovina, Serbia) che stanno offrendo un sostegno a queste persone, con l’avvio di servizi di accoglienza, supporto psico-sociale, protezione dell’infanzia, tutela dell’igiene, distribuzione di cibo e di beni necessari per decine di migliaia di persone. Nelle scorse settimane, grazie a un contributo della CEI e una donazione di Papa Francesco, Caritas Italiana e Caritas Bosnia e Erzegovina hanno potuto avviare nuovi servizi nei campi di transito dell’area di Bihac e di Sarajevo, oltre che di distribuire articoli invernali (sciarpe, guanti, cappelli, scarpe) a oltre 1.500 ospiti dei campi.  

È possibile sostenere gli interventi di Caritas Italiana (Via Aurelia 796 - 00165 Roma), utilizzando il

conto corrente postale n. 347013, o donazione on-line tramite il sitowww.caritas.it, o bonifico bancario (causale “Europa/Rotta balcanica”) tramite: 

  • Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma –Iban: IT24 C050 1803 2000 0001 3331 111 
  • Banca Intesa Sanpaolo, Fil. Accentrata Ter S, Roma – Iban: IT66 W030 6909 6061 0000 0012 474 
  • Banco Posta, viale Europa 175, Roma – Iban: IT91 P076 0103 2000 0000 0347 013 
  • UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119      

 

(Foto copertina di Caritas)