Domenica, 10 Gennaio 2021 12:03

Il viaggiatore astrale. Una nuova avventura di Rodolfo Lapidario In evidenza

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Foto di Francesca Bocchia Foto di Francesca Bocchia

Undicesima avventura stagionale di questo nuovo ciclo di racconti che ha come protagonista Rodolfo Lapidario, l'agente di pompe funebri che sapeva parlare con i suoi defunti. "Il viaggiatore astrale." 

Di Manuela Fiorini 10 gennaio  2021 -

“Pronto, Onoranze Funebri Lapidario”. Alma rispose al telefono con tono professionale, poi ascoltò la richiesta che perveniva dal suo interlocutore. “Forse è meglio che le passi il titolare…”.

Alma passò il ricevitore a Rodolfo Lapidario, poi con voce bassa gli sussurrò: “La Polizia locale…”

Lapidario prese il telefono e ascoltò che cosa avevano da dire. Una brutta storia. Era stato trovato il corpo di un uomo all’interno di un appartamento del centro. Morte per cause naturali, era stata la sentenza del medico legale. A quanto pare, però, il poveretto si era trasferito da poco in città, e non risultavano familiari o parenti che era stato possibile contattare per comunicare loro la notizia del decesso. Per il riconoscimento, ci si era quindi basati sui documenti che il morto aveva in tasca. Il corpo si trovava all’Istituto di Medicina Legale e, dopo le formalità, ora si doveva pensare al funerale, che sarebbe stato a carico del Comune, non essendoci né parenti né eredi.

“Va bene. Vengo subito. Mi occuperò di tutto”.

Poi, Lapidario riattaccò e guardò Alma, che, insieme allo spirito del suo bisnonno Eugenio, che aveva deciso di rimanere sulla Terra per stare vicino alla sua “nipotina”, lo stava ascoltando con apprensione.

“Una storia davvero triste, morire da soli”, commentò la ragazza.

“E si tratta di un uomo piuttosto giovane, sui 45 pare…”.

Lapidario si mise il cappotto e uscì per recarsi all’Istituto di Medicina Legale. Mentre era in strada, contattò i collaboratori di cui si serviva per la vestizione della salma e l’allestimento della camera ardente. Alla cerimonia, presumibilmente, non ci sarebbe stato nessuno. Da quanto gli aveva riferito la Polizia locale, oltre a non avere parenti, quell’uomo in città non lo conosceva quasi nessuno. La salma era stata trovata per caso dal vicino di pianerottolo, che non lo vedeva uscire da giorni e si era allarmato, chiamando la Polizia. 

*****

Lapidario guardò il corpo dell’uomo, che era già stato tolto dalla cella frigorifera in attesa del suo arrivo. Ebbe un sussulto. Sembrava dormisse, non aveva nessun segno della morte, né rigidità né ipostasi. 

“Da quanto è qui?”, domandò.

“Lo hanno trovato tre giorni fa, ma chissà da quanto era morto”, gli rispose uno dei medici dell’Istituto. “In effetti, lo stato del cadavere è anomalo. Abbiamo ritenuto di non procedere con l’autopsia. Probabilmente è deceduto per arresto cardiaco nel sonno, dal momento che è stato trovato sul letto. Ma siccome non è stato rintracciato nessuno parente…”. Si fermò. Lapidario capì. Era meglio che questa storia si chiudesse in fretta con il funerale del poveretto.

“Come si chiamava? Sa, per le formalità, la lapide e tutto il resto…”.

“Giorgio Rossi, qui ci sono i suoi documenti”.

Lapidario rimase solo con il corpo dell’uomo. Non aveva mai visto un cadavere così roseo e…in salute. A un tratto, nella fredda stanza dell’Istituto di Medicina Legale entrò qualcuno. Lapidario guardò il cadavere poi l’entità che stava nervosamente vagando soffermandosi pensierosa di fronte al corpo. Lo spirito si avvicinò ancora di più alle sue spoglie mortale, si sdraiò sopra al corpo, poi si rialzò con un moto di rabbia…Solo allora si accorse che Lapidario lo stava osservando. Sgranò gli occhi e un sorriso di speranza si accese sul suo viso tirato.

“Tu mi vedi!”

Lapidario, che grazie al suo dono riusciva a vedere gli spiriti dei trapassati, gli sorrise rassicurante. Quante volte si era trovato in situazioni simili: persone che si ritrovavano morte e non volevano, sulle prime, accettare la loro condizione. Lo spirito gli si avvicinò e afferrò Lapidario sulle spalle. Per la prima volta, Rodolfo percepì una sensazione mai provata prima: c’era tanta energia vitale in quel gesto. Sarebbe stata dura fare accettare allo spirito il suo cambiamento di stato.

“Devi assolutamente aiutarmi. Sei la mia unica speranza!”.

“Farò tutto il possibile”, gli rispose.

“Io devo assolutamente tornare nel mio corpo!”.

Lapidario si fece serio.  

“Temo che questo non sia possibile, mi dispiace, Giorgio”.

“Comunque, non mi chiamo Giorgio. Il mio vero nome è Giulio Barberi”.

“Ma sui documenti c’è scritto Giorgio Rossi”.

“Eh, ma quelli ho dovuto cambiarli dopo l’ennesimo casino che mi è successo. Ho dovuto anche cambiare città e paese. Senti, ti sembrerà incredibile, o forse no, visto che mi vedi, ma io non sono morto!”.
“So che è difficile da accettare, ma…”.

“No, ascoltami! Io non sono morto per davvero. E se mi seppellirai io rimarrò comunque qui sulla Terra finché mi toccherà essere confinato per sempre nel Limbo. Hai visto il mio corpo? Ti pare quello di un morto?”.

“In effetti, il tuo aspetto è la prima cosa che mi è saltata all’occhio appena l’ho visto…”.

“Ecco, appunto. Perché sono un Viaggiatore Astrale! Ho il dono di poter lasciare il mio corpo e di spostarmi con lo spirito nello spazio-tempo. In un battibaleno posso volare in Africa, in Perù o dove mi garba, per poi rientrare nelle mie sembianze fisiche. A patto di ritrovare il mio corpo esattamente dove e come l’ho lasciato. È la mia ancora per questo mondo, un filo di Arianna, chiamala come ti pare! Ma quel vicino di casa ficcanaso lo ha trovato e ha chiamato la Polizia. Il mio corpo è stato spostato e io non riesco più a rientrare! Non sono né morto né vivo!”.

Lo spirito si mise a piangere disperato. Lapidario fu mosso a pietà. Un caso nel genere non gli era mai capitato. Dopotutto, se lui era nato con il dono di vedere gli spiriti dei defunti, perché non avrebbe dovuto credere alla storia del Viaggiatore Astrale?

“Che cosa dovrei fare?”, gli chiese alla fine.

“Devi assolutamente riportare il mio corpo dove lo avevo lasciato, sul letto, nella stessa posizione. Solo così potrò riprenderne possesso”.

Lapidario ci pensò un attimo.

“Ma poi che cosa direbbe la gente se ti vedesse…resuscitare?”.

“Sono qui da poco, mi sono trasferito dalla Germania con un altro nome dopo che l’anno scorso mi è capitato qualcosa di simile. Sparirò di nuovo, mi cercherò un’altra identità. Ho un amico che ormai sa di me e mi aiuta. Ma ti prego, non posso rimanere sospeso!”.

“Potrei farti un funerale a bara vuota…”.

“Sì! Genio! Grazie, grazie!!!”. 

Lapidario notò che lo spirito di Giulio Barberi aveva un’aura totalmente diversa da quella delle anime di chi era effettivamente morto. Ora, doveva solo raccontare il tutto ad Alma e farsi aiutare da lei in questa situazione al limite del lecito. 

****

La ragazza e il suo spirito guida sgranarono gli occhi!

“Caspita, che storia!”.

Lapidario spiegò alla sua segretaria tuttofare che doveva procurarsi la chiave di scorta, che Giulio Barbero alias Giorgio Rossi teneva nascosta in un vaso di fiori sul pianerottolo prima che qualcuno portasse via il tutto. Poi, prelevò il suo corpo, lo mise in una cassa e preparò il tutto per il finto funerale. Una volta trasportata la bara presso l’agenzia di onoranze funebri, l’aprì di nuovo e, con l’aiuto di Alma, e con Giulio che seguiva trepidamente tutte le operazioni, adagiò il corpo sul suo letto. 

“Vedi che sono vivo? Il mio corpo è morbido e caldo. Mai visto un morto così? Ti sto dicendo la verità?”.

Lapidario gli sorrise di rimando.

“Anche perché se non lo fosse, non riusciresti comunque a rientrare. Avresti finito il tuo tempo su questa Terra…”.

Alma uscì dall’ufficio per poi rientrare poco dopo con un grosso scatolone.

“E quello che cosa sarebbe?”, domandò Giulio preoccupato.

“Non lo vedi? Uno scatolone da armadi. Mica possiamo portare il tuo corpo a braccia nel tuo ex appartamento. Se ci vedesse il vicino ficcanaso chiamerebbe di nuovo la Polizia e sarebbero guai. Nel caso ci vedesse, ci spacceremo per fattorini che portano un armadio al nuovo inquilino”.

“Mi sembra un’idea geniale. Però, posso sincerarmi che quel Virginio non sia in casa. Due sere a settimana va a lezione di balli latino americani e domani sera dovrebbe uscire. Sul pianerottolo ci sono solo i nostri due appartamenti. Sarebbe l’occasione buona!”.

La sera successiva, Giulio confermò l’assenza del vicino ficcanaso. Lapidario e Alma entrarono in azione, con il suo corpo ben confezionato in uno scatolone per armadi di una nota marca svedese. 

“Che cosa mi tocca fare!”, sospirò Lapidario, mentre Alma era eccitata all’idea. 

Trascinarono lo scatolone fino all’ascensore, poi schiacciarono il pulsante del terzo piano. Alma sgattaiolò veloce con la chiave di scorta che si era procurata su indicazione di Giulio, aprì veloce la porta e fece cenno a Lapidario che, sudato come un cavallo da corsa, spinse lo scatolone nell’appartamento. Poi chiuse la porta. Era fatta. 

“Adesso dovete mettere il mio corpo sul letto, a pancia in su, con le braccia stese lungo i fianchi…”, li esortò Giulio.

Quando Lapidario e Alma ebbero eseguito i suoi ordini, lui osservò la sua parte mortale. 

“La testa, un po’ più reclinata verso sinistra. Ecco, così. E ora proviamo!”.

Lo spirito volò sul corpo, poi si distese su di esso, assumendo la stessa posizione, finché le due figure, quella carnale e quella astrale, non combaciarono perfettamente e, come in un perfetto gioco di incastri, si fusero l’una nell’altra.

“Mai vista una cosa del genere…”, commentò Lapidario. 

Il corpo vibrò di una calda luce arancione. Poi, Giulio Barberi aprì gli occhi. Gli ci volle qualche minuto per tornare in sé. Mosse piano un dito, poi la mano, un braccio, le gambe. Si stiracchiò e constatò che tutto funzionava. Poi si alzò in piedi e corse ad abbracciare Lapidario e Alma.
“Grazie, grazie! Mi avete salvato anima e corpo!”.

“Forza, dobbiamo andarcene di qui prima che torni il vicino o qualcuno ci veda!”, intimò Alma galvanizzata da quella bizzarra avventura. “Fino al funerale rimarrai nascosto da noi”.

“Grazie ancora! Davvero!”.

****

Rodolfo Lapidario non aveva mai celebrato un funerale senza salma. Del resto, a piangere il fu Giorgio Rossi non c’era nessuno, se non lui, Alma, il prete, il sindaco per ragioni di decoro, il vicino ficcanaso e qualche curioso. Solo quando la bara vuota fu messa nel loculo e gli operai cominciarono a chiuderlo con i mattoni, in fondo al cimitero spuntò una figura alta, avvolta in giaccone scuro, con un cappuccio sul capo e una sciarpa tirata su fino agli occhi. Lapidario e Alma lasciarono che tutti i pochi presenti se ne andassero dal cimitero, compreso il giornalista intervenuto all’ultimo minuto per scrivere un articolo strappalacrime sullo “sfortunato 45 enne, morto solo e abbandonato da tutti”, poi si avvicinarono all’uomo incappucciato. 

“Allora, hai deciso dove andrai?”, gli chiese Alma ansiosa di sapere gli sviluppi di quella strana storia. 

“In Spagna! Ho già un biglietto aereo a nome di Enrico Lopez. Il mio amico mi ha fornito i documenti a tempo di record, questa volta”.

“Sei un vero bandito”, commentò la ragazza.

“Mi raccomando, Viaggiatore Astrale, vedi di non combinare altri pasticci con il tuo dono. Mi hai fatto perdere dieci anni di vita grazie al tuo “involucro mortale”, gli disse Lapidario con tono di finto rimprovero. 

Giulio Barberi, il fu Giorgio Rossi, alias Enrico Lopez annuì con aria da finto colpevole. Poi, dopo aver ringraziato di nuovo i suoi nuovi amici, chiamò un taxi e si fece portare all’aeroporto. 

“Dobbiamo mettere anche questa nel libro che prima o poi scriveremo”, disse Alma a Rodolfo.

“Ci pensi?”, aggiunse lui, “Giulio è forse l’unico uomo vivo che può dire di essere stato al suo funerale”.

“Forse sì, forse no. Ma i vivi, in fondo, sono noiosi. Vieni, torniamo ai nostri morti. Eugenio mi ha appena riferito che lo spirito di una donna bizzosa sta lampeggiando come una lampadina davanti alla sua urna”.

Lapidario sospirò, poi salì sul carro funebre insieme ad Alma e fece ritorno alla sua agenzia. Una nuova avventura lo aspettava. 

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