Venerdì, 13 Novembre 2020 15:04

Sovranismo e liberalismo: una nuova Italia In evidenza

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"Una dottrina politica che sostiene la preservazione o la ri-acquisizione della sovranità nazionale da parte di un popolo o di uno Stato, in contrapposizione alle istanze e alle politiche delle organizzazioni internazionali e sovranazionali", ecco come l'enciclopedia Larousse definisce il termine sovranismo.

di Jacopo Ugolini Parma 13 novembre 2020 - Deve essere innanzitutto la destra istituzionale ad allontanarsi da ciò che i media mainstream dicono a proposito del sovranismo: viene attribuito a quelle realtà dell'estrema destra (spesso violente, come abbiamo potuto vedere in questi mesi di proteste), volendo, perfidamente, assimilarle alla destra istituzionale che si definisce sovranista.

Quindi il termine "sovranismo" bisogna analizzarlo in un'ottica chiaramente contemporanea e, so che può sembrare un ossimoro, europea. Ma come mettere insieme un'ottica sovranista ed europea? Credo che nel mondo contemporaneo sia ormai indispensabile rimanere all'interno dell'Unione Europea, ma allo stesso tempo è fondamentale ricostruire la nostra identità. Ho usato il verbo "ricostruire" perché i nostri governanti si sono fatti travolgere, portando con se tutto il Paese, facendolo letteralmente affossare, dalle logiche dell'Unione Europea, di conseguenza bisogna riscoprire la nostra identità, culturale, politica e liberale. Appunto è questa la sfida che ha davanti a sé l'Italia: come rimanere noi stessi all'interno di un concerto internazionale? Dobbiamo quindi riacquisire la nostra sovranità nazionale, ma in un'altra ottica rispetto a come raccontano alcune parti della galassia del sovranismo italiano. Al di fuori dall'Europa non potremmo starci.

Ma dall'interno dobbiamo cambiare l'Europa, a partire dalla riconquista della nostra forza in Europa e nel mondo. Ormai è chiaro a tutti che l'Unione Europea è fallita, ma non l'Europa, che rimane la nostra casa, di valori e di alleanze. Come sottolinea il Professore Ocone, durante la presentazione del suo libro "Europa. L'Unione che ha fallito", "è fallita l'Ue, non l'Europa che resta la nostra comunità di destino. Siamo europeisti, ma vogliamo un'Europa delle diversità".

Dunque l'Italia, insieme ai Paesi a lei più simile, a partire dai valori culturali e dalla salute politica (condizioni economiche, istituzioni, immigrazione e tanti altri fattori), deve farsi leader di una coalizione che vuole cambiare dall'interno l'Europa. Noi senza il traino franco-tedesco forse non riusciremmo a sopravvivere (uso la parola sopravvivere perché è quello che l'Italia ormai da 20 anni sta facendo), ma è altrettanto vero che Germania e Francia, senza i paesi del Mediterraneo, andrebbero incontro ad una condizione di sofferenza atroce. L'Italia deve farsi portatrice di una concezione nuova di Unione Europea: bisogna puntare su una confederazione di Stati, sul modello interno elvetico, e non su una loro federazione. A questa Europa, come sostiene il filosofo Paolo Becchi, bisogna sostituire un' Europa unita di Stati o meglio di popoli sovrani, che è l'unico modo per preservare le particolarità e specificità di ciascun Stato.

In questa nuova ottica europea, ciascun paese riacquisterebbe sovranità in quegli ambiti che sono stati sottratti dall'Europa burocratica e finanziaria, che appunto ha sottratto gran parte della sovranità dei paesi, ma che, incredibilmente, non ha fatto ciò in quegli ambiti in cui è necessaria la cooperazione europea, come nella politica estera e migratoria.

L'inizio del fallimento dell'Unione Europea bisogna collocarlo nel 92, come sostiene il Prof. Ocone, anno del Trattato di Maastricht e anno che sancisce la fine di quell'insieme di valori che caratterizza l'Occidente. Si è costruita una struttura sovranazionale che impone dall'alto regole e leggi stabilite in ugual modoa tutti i Paesi, non tenendo conto delle intrinseche peculiarità di ciascun Paese. Un'Europa tecnocratica che ha lasciato la politica in mano ai tecnici, che è il peggiore passaggio di consegne che può avvenire (e che sta avvenendo, in Italia, anche adesso, a causanon solo dell'emergenza sanitaria, ma anche dell'incompetenza dei politici odierni).

Non sono stati solamente fattori specificatamente politici ad avere reso l'Unione Europea un mostro tecnocratico, ma anche una perdita di quei valori storici che hanno da sempre caratterizzato l'Occidente, a favore di nuovi valori nati da un incrocio tra il liberalismo e lo sfrenato neoliberismo economico. L'ideologia liberal ha imposto i valori del politicamente corretto, creando un insieme di valori da dover accettare a priori in modo acritico, perché al contrario si passa come quelli retrogradi. È retrograde dire che l'incrocio tra culture molto diverse tra loro è forzato e porta ad inevitabili disastri, come gli ultimi fatti di Vienna e Nizza? Direi di no! Allo stesso tempo il liberismo sottomette la politica all'economia.

Così i Paesi hanno perso la propria identità, politica e culturale. Quindi è necessario un sano sovranismo, coadiuvato da valori liberali, rimettendo al centro il conflitto politico, visto come partecipazione politica dal basso.