Domenica, 25 Ottobre 2020 07:17

Covid-19: Lettera aperta al Sindaco Federico Pizzarotti da parte di Pino Agnetti In evidenza

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Foto repertorio: il Sindaco in visita al SEIRS Foto repertorio: il Sindaco in visita al SEIRS

Rivceviamo e pubblichiamo la lettera aperta del Signor Pino Agnetti, indirizzata al Sindaco Federico Pizzarotti, sulla nuova emergenza Covid.


Caro sindaco Pizzarotti,
l’appello drammatico di cento scienziati di chiara fama al Presidente Mattarella e al presidente del Consiglio Conte per chiedere misure drastiche e immediate che evitino una vera e propria strage da Covid già ai primi di novembre, gli analoghi allarmi lanciati da altri insigni operatori “sul campo” come i professori Galli e Crisanti e, più ancora, la notizia che in tutta Italia gli ospedali hanno già cominciato a bloccare le cure e i ricoveri per patologie anche gravi ma diverse dal Covid, non lasciano dubbi circa l’effettiva portata e la pericolosità estrema della nuova fase della pandemia. Tutti, dal centro alla periferia, si erano illusi che il peggio fosse passato. Va preso atto, una volta per tutte, che purtroppo non è così. Ma non è questo il tempo, se mai lo è stato, delle recriminazioni e degli scambi di accuse. Bensì, della responsabilità e dell’azione. A Roma, come pure nelle regioni e nelle nostre città.
Per questo, da parmigiano, le scrivo per chiederle di esercitare fino in fondo tutto il suo potere di sindaco (e come tale di primo responsabile della salute della popolazione del nostro territorio) per mettere in sicurezza – nel rispetto ovviamente delle leggi dello Stato e delle disposizioni dell’esecutivo centrale – Parma e i suoi cittadini. Dal primo all’ultimo. Mi riferisco in particolare, anche se non solo, a chi non ha voce o modo per farla sentire (anziani, bambini, malati, persone sole, degenti di case di riposo e di strutture sanitarie pubbliche e private, soggetti fragili e afflitti da mille problematiche personali e lavorative, carcerati, gli stessi residenti stranieri). Ma questo appello nasce dalla consapevolezza che in realtà tutti, a Parma come nel resto dell’Europa e del mondo intero, siamo chiamati a combattere ormai una vera e propria guerra per la sopravvivenza. Questo, che piaccia o no, ci dicono i dati nudi e crudi richiamati anche nell’”appello dei cento”: crescita esponenziale sia dei contagi che dei morti, con la prospettiva che, in capo a una settimana, i casi di Covid raggiungano anche in Italia i livelli già spaventosi registrati in Francia, Gran Bretagna e Spagna e i decessi arrivino a 5/600 al giorno!
In un quadro del genere, che fa balenare le immagini terribili dei camion militari carichi di bare che pensavamo di esserci lasciati alle spalle, la nostra preoccupazione primaria – di tutti, amministrati come amministratori – deve essere quella di salvaguardare ad ogni costo la salute dei cittadini, insieme al nostro tessuto economico e produttivo. Come pure la nostra tenuta sociale e la nostra stessa sicurezza in termini anche di ordine pubblico. Tutte cose che non sarà più possibile fare con efficacia se il sistema venisse travolto e il caos (favorito anche da decreti che risultano superati poche ore dopo essere stati firmati) dovesse prendere il sopravvento e dilagare.
Nessuno ha la bacchetta magica, s’intende. Né a Roma, né a Bologna, Milano o Parma. Ma tutti, ad ogni livello, possono e devono fare qualcosa per cercare di spezzare questa spirale infernale. Chiudere e limitare tutto ciò che di non essenziale è possibile chiudere e limitare oggi, facendo seguire anche gli opportuni e indispensabili controlli, è quindi la condizione per non dovere chiudere tutto – a cominciare dalle aziende - domani stesso, o al più tardi dopodomani! Così come è altrettanto decisivo che ogni provvedimento in tal senso sia accompagnato da un “salto” nel modo di comunicare ai cittadini che non si esaurisca in un mero e distaccato annuncio. Ma divenga esso stesso parte di una strategia attiva – nelle scuole, sui media, nelle relazioni dirette con la collettività - contro il nemico mortale che abbiamo davanti basata su pochi, ma decisivi principi. Gli stessi per intendersi - verità, chiarezza, tolleranza e capacità di ascolto infinite, senza però mai cedere alle inevitabili pressioni contrarie – del “buon padre di famiglia”.
Non siamo ancora all’ultima spiaggia. Ma neppure dobbiamo finirci. E sono certo che in questa ora di nuovo buia la grande maggioranza dei parmigiani – e io con loro – è pronta a collaborare con lei. Per il bene di tutti. Per il bene di Parma. La ringrazio della sua attenzione.

Pino Agnetti