Stampa questa pagina
Domenica, 11 Ottobre 2020 09:34

Rodolfo Lapidario e "lo spirito degli affari" In evidenza

Scritto da

Eccoci all'ottava avventura stagionale di questo nuovo ciclo di racconti che hanno come protagonista Rodolfo Lapidario, l'agente di pompe funebri che sapeva parlare con i suoi defunti. "Rodolfo Lapidario e lo spirito degli affari". 

Di Manuela Fiorini 11 ottobre 2020 - Rodolfo Lapidario camminava in fretta per raggiungere la sua Agenzia di Onoranze Funebri, quando la sua attenzione venne attratta da una fila di persone chiassose, che sostavano davanti a un negozio di abbigliamento. Doveva aver aperto da poco. Incuriosito, si entrò per dare un’occhiata. Donne di tutte le età provavano scarpe ed abiti, ammiravano borse e cinture, si scambiavano opinioni su abbinamenti e colori. C’era chi si innamorava di un modello e acquistava più capi in colori diversi, chi prenotava le scarpe per la stagione successiva e chi si disperava per essersi vista “scippare” la camicia preferita da qualche altra cliente più veloce. A ben guardare, i prezzi non erano proprio bassissimi, ma la merce era tutta di ottima qualità: produzione italiana, materiali di prima scelta, capi sempre all’ultima moda e originali, taglie assortite.

“Lei è uno dei pochi uomini che entra qui dentro”, gli rivolse la parola una voce maschile. “Piacere, sono Gustavo, il titolare nel negozio. Posso esserle utile?”.

“Piacere mio. Stavo solo dando un’occhiata. Sono Rodolfo Lapidario è sono il titolare dell’Agenzia di Onoranze Funebri due vie più avanti”.

Il signor Gustavo sorrise, poi nascose una mano dietro la schiena e fece il gesto delle corna rivolte a terra.

“È da poco che ha aperto, vero?”.

Il signor Gustavo annuì, mentre la sua commessa, all’interno, non faceva altro che battere scontrini alla velocità della luce.

“Vedo che gli affari vanno a gonfie vele. Non è facile, di questi tempi”, commentò Lapidario.

“In effetti, le uniche attività che sembrano non conoscere crisi sembrano essere quelle come la sua”, rise il signor Gustavo, ripetendo il gesto delle corna. “Ma la vuole sentire una storia davvero incredibile?”.

Lapidario sorrise. Per uno come lui, che aveva il dono di vedere e parlare con gli spiriti dei defunti, nulla era strano, assurdo, o impossibile. Il signor Gustavo si accese una sigaretta e cominciò a raccontare.

****

Decidere di aprire quel piccolo negozio era stato un investimento coraggioso. Per vent’anni, il signor Gustavo aveva lavorato come dipendente per una catena di un grande marchio di abbigliamento. Poi, la decisione di fare il grande salto: mettersi in proprio. Aveva preso in affitto quel minuscolo locale, 40 metri quadri in tutto. Lo aveva dipinto ed arredato tutto da solo, contando solo sull’aiuto del figlio durante i fine settimana. I primi tempi erano stati duri. Le persone sono sempre attratte dalle novità, ma poi, passato un po’ di tempo, le scene erano sempre le stesse: le persone davano un’occhiata alla vetrina, fissavano un articolo, guardavano il prezzo e tiravano dritto. Dopo sei mesi, il signor Gustavo era scoraggiato. Cominciava a pensare di avere fatto il passo più lungo della gamba; forse, aveva ragione suo figlio quando gli diceva che aprire un negozio di questi tempi era una follia. Finché non era accaduto un fatto piuttosto singolare. Quello che lui ancora chiamava “il mio colpo di fortuna”.

Lapidario si fece tutt’orecchie. Il signor Gustavo proseguì il suo racconto.

“Un giorno, in negozio entrò una ragazzina. Doveva avere circa undici o dodici anni, accompagnata dalla nonna, un’anziana signora dal viso gentile e dal sorriso dolce. La piccola si era innamorata di un portafoglio di pelle rosa che aveva visto in vetrina e aveva convinto la nonna a comprarglielo…”. Quello che aveva colpito il signor Gustavo, tuttavia, era il fatto che, per tutto il tempo in cui nonna e nipotina erano rimaste nel negozio, erano entrate almeno una decina di persone e tutte se ne erano andate dopo avere acquistato qualcosa. Il negozio si era immediatamente svuotato subito dopo che le due se ne erano andati.

“Naturalmente, ho subito pensato che si fosse trattato di un caso e che quello fosse stato un giorno particolarmente fortunato. Nelle settimane successive, infatti, gli affari hanno cominciato di nuovo ad andare male…”

Il signor Gustavo sostava sempre più spesso davanti alla porta del negozio, invitando i passanti a entrare, a dare un’occhiata alle promozioni, promettendo sconti. Ma niente da fare. Finché, un giorno, per caso, dall’altra parte della via aveva scorto di nuovo la nonna con la nipotina, ed era stato colto da un’illuminazione!

“Sa come si dice, signor Lapidario, tentar non nuoce! Così ho attirato la loro attenzione, quella della piccolina, soprattutto. Le ho detto che erano arrivate delle nuove borsette che sarebbero state bene con il suo portafoglio rosa…le ho invitate a dare un’occhiata e ho lasciato che la ragazzina si aggirasse liberamente per gli scaffali”.

Intanto, il signor Gustavo si era messo a chiacchierare con la nonna e aveva scoperto un sacco di cose sia su di lei che sul negozio che sul locale che aveva affittato per aprire il suo negozio.

La signora anziana si chiamava Armida, era nata e vissuta nel centro storico della cittadina e gli aveva raccontato che al posto del suo negozio, per quasi un secolo, ancora prima che lui nascesse, ce ne era stato un altro, che era appartenuto alla sua famiglia da generazioni.

Lapidario drizzò le orecchie. Un negozio molto antico, una vecchia signora che attira clienti come mosche al miele con la sola sua presenza…oppure grazie a quella di qualcuno altro. Lasciò proseguire il signor Gustavo con il suo racconto.

“Non ci crederà, ma la mia intuizione si era rivelata giusta. Mentre nonna e nipote erano nel mio negozio, bé, si è riempito di clienti! E nessuno è uscito a mani vuote. E più io intrattenevo la signora Armida, più gente entrava. Così, quando lei mi ha fatto capire che doveva proprio andare, l’ho invitata di nuovo il mattino dopo e le ho fatto trovare una bella colazione. Alla fine, ho anche regalato alla ragazzina la borsetta che le piaceva…”.

Il mattino successivo, la signora Armida si era presentata di buon’ora. Gustavo le aveva preparato il caffè, offerto qualche pasticcino. Mentre i due chiacchieravano, il negozio si era riempito di nuovo.

“Non poteva essere solo un caso, mi capisce, signor Lapidario?! Dopo quel mattino ho capito che il successo o il fallimento della mia attività dipendeva dalla presenza di quella anziana donna nel mio locale. Tanto è vero che, nei giorni in cui lei era assente, in questo negozio non entrava anima viva! Lo so che sembra assurdo…ma le giuro che le sto raccontando i fatti nudi e crudi”.

“Non mi sembra poi così assurdo, continui, la prego”, lo invitò Lapidario.

“Sa che cosa ho fatto? Mi sono appostato ogni mattina davanti alla porta del negozio, e quando finalmente ho visto passare la signora Armida, ho ringraziato il cielo. L’ho invitata a entrare e le ho fatto la proposta più assurda che le sia mai capitata di sentire!”.

Lapidario capì al volo. E ascoltando il resto della storia, ci aveva visto giusto. Il signor Gustavo aveva proposto alla signora Armida di trascorrere qualche ora al mattino nel suo negozio, mentre la nipotina di cui si occupava era a scuola. La signora non doveva fare assolutamente nulla, solo starsene seduta nel suo angolino, magari leggendo un libro, oppure lavorando a maglia, o fare qualsiasi altra cosa per ammazzare il tempo. Al signor Gustavo importava solo la sua presenza fisica nel suo negozio. Naturalmente, l’avrebbe pagata. Il pensiero di poter arrotondare la sua magra pensione con un’entrata extra, e senza fare fatica, aveva convinto la signora Armida ad accettare la proposta. E, nemmeno a dirlo, gli affari del signor Gustavo avevano cominciato ad andare a gonfie vele e in maniera continuativa, almeno al mattino.

“A giudicare da quanto è affollato il suo negozio questa mattina, ne deduco che la signora Armida si trova qui da lei”.

“Certo! Ma non si nota molto perché se ne sta un po’ nascosta dietro al bancone a sferruzzare a maglia. È il suo passatempo preferito. Il tempo vola, e anche gli affari. Sembra che nessuno si accorga di lei, tanto le clienti sono assatanate negli acquisti”, gli rispose il signor Gustavo soddisfatti.

“Posso entrare a dare un’occhiata?”, chiese Lapidario.

“Certo, si accomodi! Vendo abbigliamento e accessori da donna, ma avrà pure una moglie, una fidanzata, una sorella, insomma, una gentil signora a cui fare un regalo”.

Lapidario pensò all’unica donna che, attualmente, faceva parte della sua vita: Alma, la sua giovane segretaria, anche lei con un dono simile al suo, con la sola differenza che lei riusciva a vedere solo il suo trisavolo Eugenio.

Lapidario si fece largo tra la folla, raggiunse a fatica il bancone dietro al quale c’era la signora Armida, seduta in una comoda poltroncina rossa, intenta a sferruzzare. Non gli ci volle molto per scorgere, al suo fianco, un uomo dall’altezza imponente, con un paio di baffi sottili, un cappello, un panciotto e un orologio nella tasca della giacca. Un uomo che nessuno, tranne lui, riusciva a vedere.

Lapidario cominciò a fissarlo, finché lo spirito non se ne accorse e gli restituì uno sguardo stupito. Gli fece un cenno, gli fece intendere che lo vedeva e che voleva parlare con lui. Lo spirito gli si fece incontro e trovarono un angolo del negozio, vicino al magazzino, per poter parlare.

“Ma Voi mi vedete?!”, esordì l’omone con i baffi.

“Sì, è un dono che ho fin da bambino. Posso chiederle se Lei è in qualche modo legato a questo negozio, oppure alla signora Armida?”.

“Oh, certo! A entrambi! Armida è mia figlia! E questo, un tempo, era il negozio di famiglia! Non vendevamo certo questa roba moderna, ma cappelli! Raffinati cappelli da uomo e da donna, importati da Parigi e da Londra, oppure su misura…”.

“E naturalmente, gli affari andavano bene…”, commentò Lapidario.

“Più che bene, benissimo! Ma poi…”. Lo spirito perse un po’ del suo bagliore.

“Non abbia timore, mi racconti…”

“Successe che mi ammalai e dovetti vendere l’attività di famiglia, questo negozio, insomma. Il dispiacere fu tanto, mi creda. Avevo passato qui ogni giorno della mia vita, e anche dopo…”.

“Ecco perché non se ne è andato…”

“Non solo per il negozio, volevo stare vicino a mia figlia. Era piccola quando…ho cambiato sostanza, lei mi capisce…”.

“Perfettamente, ma credo che dopo tanto tempo, anche lei debba passare oltre…”

“Se si riferisce a quella specie di cancello di luce che mi appare ogni tanto…ebbene, non ho alcuna intenzione di varcarlo. Non mi interessa dove porti, o che cosa ci sia. Ho l’eternità davanti, e non sarà qualche decina d’anni a fare la differenza. Mia figlia ha una certa età. E finché lei sarà qui, io le starò accanto. E poi quel tipo, il signor Gustavo, mi sta simpatico, ha la stessa mia tenacia. Se la merita un po’ di fortuna negli affari”.

Lapidario sospirò, poi lasciò uno sguardo alla signora Armida.

“Lei non può vedermi, ma sente la mia presenza, sa?”, disse orgoglioso lo spirito.

Era così forte quel legame, chi era lui, Rodolfo Lapidario, un impresario di pompe funebri, per spezzarlo?

Proseguendo la loro chiacchierata, si avvicinarono di nuovo alla signora Armida. L’anziana donna, questa volta, alzò lo sguardo limpido su Rodolfo.

“Mio padre è di nuovo accanto a me!”, disse mentre il viso si illuminava. “Non ci crederà, ma io sento la sua presenza, costantemente”.

Poi, dalla borsetta estrasse una vecchia fotografia che la ritraeva bambina insieme a un uomo dal fisico imponente, con un paio di baffetti sottili e un cappello.

“Questo era Ignazio, mio padre. È morto quando io ero piccola. Ma io non ho mai smesso di sentirlo vicino. Anche ora lo sento. E quando il signor Gustavo mi ha proposto di venire qui, in quello che era il nostro negozio, sono stata un po’ titubante, lo ammetto, ma poi ho sentito una specie di energia, un impulso che non so spiegare, che mi ha spinta ad accettare. Ho pensato che fosse mio padre, che lui volesse tornare qui. Credo di non essermi sbagliata…”.

Lapidario le sorrise.

“Segua sempre il suo cuore, signora Armida, non sbaglia mai!”

Poi scambiò uno sguardo con il signor Ignazio e uscì, non prima di aver acquistato una tracolla per Alma. Lo spirito degli affari aveva colpito ancora!

Racconto proposto da

C.O.F. – Consorzio Onoranze Funebri Parmense
Sede: Viale dei Mille, 108 Parma – Tel 0521.993366 / 290722 – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - http://www.cofonoranzefunebri.com -
Le sale del Commiato consentono ai familiari di vegliare i propri cari in un ambiente sicuro, intimo e confortevole.
Allestite con cura, semplicità, sobrietà e realizzate nel rispetto delle normative sanitarie e di legge, consentono ai parenti e amici di rendere l'estremo saluto al defunto in piena libertà e riservatezza.
Parma – Viale Villetta, 16 – Tel. 0521.960234
Monticelli Terme – Via Spadolini – Tel. 0521.659083
Collecchio – Via P.F. Carrega, 12/A- Tel. 0521.802435
Fornovo Taro – Via Solferino, 14 – Tel. 0525.39873
Felino – Via Roma, 6 – Tel. 0521.833143
Medesano – Via F. Santi, 14 – Tel. 0525.420695

Ultimi da COF

Articoli correlati (da tag)