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Domenica, 12 Luglio 2020 08:11

Rodolfo Lapidario e l'uomo che voleva vivere due volte In evidenza

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L’uomo che voleva vivere due volte. La nuova avventura di Rodolfo Lapidario.

Di Manuela Fiorini 12 luglio  2020 -  Rodolfo Lapidario stava gustandosi un ottimo caffè al bar vicino alla sua agenzia di onoranze funebri. Da quando aveva assunto Alma, e di riflesso anche Eugenio, lo spirito del suo bisnonno, che non ne voleva sapere di staccarsi da lei, doveva ammettere di avere più tempo libero. Alma, che riusciva a vedere solo lo spirito del suo bisnonno, si occupava egregiamente dei clienti “vivi”, mentre Eugenio era abile a contrattare con gli spiriti dei defunti e il grado di soddisfazione era alto in entrambe le dimensioni. Lapidario aveva anche deciso di dare un piccolo aumento alla ragazza per il lavoro svolto dal suo bisnonno, dal momento che non poteva certo “mettere in regola” un soldato perito durante la Seconda Guerra Mondiale.
Stava pensando a come Alma ed Eugenio gli avevano semplificato la vita quando nel bar vide entrare Rossana, una sua vecchia amica d’infanzia. L’ultima volta che l’aveva vista era stato alcuni mesi prima, quando lei si era rivolta alla sua agenzia per organizzare il funerale del padre, che aveva terminato la sua esistenza terrena alla veneranda età di 99 anni.
“Ehi, Rossana…”
La donna si voltò. Aveva il viso stanco e tirato, ma quando vide Rodolfo Lapidario sorrise.
“Ciao, Rodolfo, come stai?”.
“Bene, grazie. Tu, piuttosto…”.
“Sono solo un po’ stanca, ma del resto tutto bene”.
“Dai, siediti, prendiamo un caffè insieme, ti va?”, le propose lui.
“Ma sì, ho un po’ di tempo libero. Prendermi una pausa non può che migliorarmi l’umore”.
Lapidario conosceva abbastanza bene Rossana e intuiva che qualcosa non andava. Così, dopo i convenevoli e le frasi di rito tra persone che non si vedono da un po’, cercò di stimolare le sue confidenze.
“Se devo essere sincero, Rossana, hai tutt’altro che una bella cera. Se c’è qualcosa in cui posso esserti utile…”
“Ti ringrazio per la sincerità, Rodolfo. Molti non vanno oltre al mio “va tutto bene”…In effetti sto vivendo un periodo…strano”.
Lei rimase un attimo in silenzio, poi riprese. “È cambiato tutto dopo la scomparsa di papà…”
Lapidario mise la sua mano su quella dell’amica per farle sentire la sua vicinanza.
“Penso sia una cosa normale sentire la sua mancanza…un genitore è sempre un genitore, non importa quanti anni abbia quando ci lascia…”.
“No, non è questo. Papà aveva quasi cent’anni, ha avuto una vita piena e…libertina. Molto libertina”.
Lapidario sgranò gli occhi.
“Sì, ha sempre tradito mia madre, non perdeva occasione per fare il cascamorto con ogni donna gli capitasse a tiro. E questo fino al suo ultimo respiro…Anche alla casa di riposo lo avevano ribattezzano “Mani Lunghe” perché non perdeva occasione assestare delle pacche sul sedere alle assistenti. Lo perdonavano per l’età, naturalmente, ma ti assicuro che lui sapeva benissimo quello che faceva. Nei miei confronti, invece, è sempre stato geloso, possessivo e invadente…”
“Allora, qual è il problema…”
“Alfonso…”
“Tuo marito?”
“Sì. Siamo insieme da più di vent’anni. E, come tu sai, ho scelto come compagno di vita un uomo con un carattere completamente opposto a quello di mio padre, con buona pace del Complesso di Edipo. Ne avevo avuto abbastanza di gelosie, prevaricazioni…A differenza di mio padre, Alfonso è, o meglio era, un uomo gentile, premuroso, rispettoso dei miei spazi e delle mie idee…Sincero, con valori simili ai miei sulla famiglia, gli affetti…”
“Vieni al punto…”
“Gli è successo qualcosa, Rodolfo…So per certo che mi ha tradito e anche ora sta frequentando diverse donne”.
“Hai provato a parlarne con lui?”.
“Sì, ma trova sempre il modo di negare e minimizzare. E poi…è diventato aggressivo, prepotente, fa quello che gli pare senza confrontarsi con me…Insomma, è diventato la fotocopia di mio padre”.
“In che rapporti erano loro due?”, chiese Lapidario, molto incuriosito dal racconto di Rossana.
“Ovviamente, pessimi. Almeno, da parte di mio padre, che non poteva vedere mio marito perché nella sua testa era l’uomo che mi aveva portata via da lui. Figuriamoci, possessivo com’era…Quando mi sono sposata si è sentito tradito. Poi, da quando è morta la povera mamma, si era intromesso pesantemente nella nostra vita con la richiesta di sempre maggiori attenzioni”.
“Ha vissuto con voi per un certo periodo, giusto?”
“Sì, avevamo deciso di accoglierlo a casa nostra dopo che era rimasto vedovo, ma la cosa era diventata pesante e dopo alcuni mesi lo abbiamo convinto ad andare in un pensionato per anziani…”
“E lui non deve aver preso bene la cosa…”
“Esatto…ma è il comportamento di Alfonso che non capisco. È incredibile come abbia potuto cambiare così in poco tempo…Sembra che abbia avuto una specie di transfer”.
Naturalmente, la prima cose che aveva pensato Lapidario era stata che lo spirito del padre di Rossana stesse perseguitando suo marito. Accanto alla donna non aveva scorto nessuna anima, quindi, se la sua teoria era giusta, doveva trovarsi a fianco dell’ignaro Alfonso.
“Senti, perché non lo mandi da me con una scusa? Magari posso farci due chiacchiere in amicizia…”
Lapidario, infatti, conosceva il marito di Rossana e gli era sempre sembrato un uomo mite, senza scheletri nell’armadio. Se veramente era cambiato così tanto, qualcosa doveva essergli successo.
“Te ne sarei grata…Ecco, magari gli chiederò di passare da te per recuperare la fotografia originale di papà che è servita per la stampa dei ricordini, che ne dici?”.
“Direi che come scusa è perfetta, poi magari lo invito a prendere un caffè e vedo di capire se qualcosa non va”.
Si alzarono dal tavolino. Lapidario pagò anche la consumazione di Rossana e tornò in ufficio.
Alma stava navigando su internet, cosa che faceva spesso per ammazzare il tempo quando non doveva gestire dei clienti. Eugenio, accanto a lei, fissava interessato il computer. Per lui che era vissuto così tanti lustri prima, e che non aveva assistito nemmeno allo sbarco sulla Luna, la tecnologia rappresentava un’attrattiva irresistibile.
“Buongiorno, tutto tranquillo?”, domandò Lapidario.
“Sì, capo”, gli sorrise Alma. Un solo cliente stamattina…”
“E una nonna bizzosa che non era d’accordo sul vestito che le avevano messo addosso…”, aggiunse Eugenio. “Quando lo capiranno che lo stesso corpo è un vestito usato…”, sbuffò.
“Tu invece?”, chiese Alma che aveva percepito dall’espressione di Rodolfo che qualcosa lo impensieriva.
“Ho incontrato un’amica di vecchia data al bar. Abbiamo preso un caffè insieme. Ci siamo occupati delle esequie di suo padre qualche mese fa e pare che da allora, suo marito sia cambiato e abbia assunto la personalità del defunto suocero”.
“È probabile che lo spirito lo stia perseguitando…”, commentò Eugenio.
“È quello che ho pensato anch’io. Per questo le ho chiesto di mandarlo qui con una scusa, così proveremo a convincere lo spirito a lasciarlo in pace e a continuare il suo percorso di evoluzione”.

****
Due giorni dopo, Lapidario era solo in ufficio quando sentì lo scampanellio della porta che gli annunciava l’ingresso di un nuovo cliente. Alzò lo sguardo dal computer e con scorse Alfonso, il marito di Rossana.
“Alfonso, accomodati!”, gli disse con calore. “Rossana mi ha detto che saresti passato. Ho già preparato la fotografia del tuo defunto suocero. Ma prego, siediti, ti offro un caffè…”.
Alfonso aveva l’aria un po’ confusa. Prese la foto e l’angolo della bocca gli si increspò in un’espressione indefinita. Mentre cercava di intrattenerlo a chiacchiere, Lapidario cercava di capire se, per caso, lo spirito dell’ingombrante suocero fosse nei paraggi. Di solito, quando si parla della loro dipartita, gli spiriti diventano molto curiosi e si manifestano. Ovviamente, questa loro presenza non viene percepita da tutti, ma solo da coloro che, come Lapidario, avevano il dono di poterli vedere. Nulla. Nessuna presenza attorno ad Alfonso. Come era possibile che si fosse sbagliato?
“Allora, che cosa mi racconti?”, gli disse Lapidario porgendogli il bicchierino con il caffè fumante, appena sgorgato dalla macchinetta automatica che teneva in ufficio.
“Ah, ce ne avrei tante da raccontare! La vita vale veramente la pena di essere vissuta. Tu non sai quante avventure mi sono capitate in questo periodo…avventure galanti, naturalmente!”, e buttò lì un risolino.
Lapidario rimase di sasso. Alfonso stava rivelando a un amico di sua moglie, con tanto di apprezzamenti e battute da caserma, tutte le relazioni extraconiugali in cui si era imbarcato. Era davvero cambiato, quasi impazzito!
“Dovresti uscire di più, ragazzo! Non sai quante donne disponibili ci sono là fuori. Ai miei tempi erano tutte così ritrose, ora invece…”, e giù un’altra risatina.
No, non era decisamente l’Alfonso che conosceva, sembrava un’altra persona. Eppure, accanto a lui non c’era nessuno spirito.
“Non pensi che con il tuo atteggiamento tu possa fare soffrire Rossana, tua moglie…”.
“È stata lei a tradirmi per primo…”, rispose Alfonso con voce bassa e piena di astio.
Lapidario si zittì. Possibile che Rossana gli avesse raccontato solo una parte della storia e che suo marito stesse agendo così per vendetta?
In quel momento, la porta si aprì ed entrò Alma, che era uscita per sbrigare alcuni ordini dal marmista. Con lei, l’inseparabile bisnonno Eugenio. La ragazza salutò e si mise alla sua scrivania, mentre Eugenio si accomodò sul divanetto. A un tratto, prese a fissare l’ospite.
“Non ci stai troppo stretto in quel vestito, amico?”, domandò a un tratto Eugenio, rivolto ad Alfonso. Lapidario e Alma si voltarono verso di lui.
“Dico a te, là dentro…”, continuò Eugenio. “Lo so che mi senti, non bluffare…”
In quel momento, Lapidario vide la figura di Alfonso emettere una strana aura azzurrina, poi, una figura umana evanescente si staccò. Finalmente, riuscì a vederlo. Era un bell’uomo alto e sicuro di sé, sulla trentina, i capelli neri e lo sguardo fiero, l’aspetto che lo spirito aveva deciso di assumere.
“Alma, puoi intrattenere il mio amico Alfonso. Devo andare un attimo in magazzino…”
“Certo, capo…”
Poi Lapidario fece cenno ad Eugenio e allo spirito, che lo seguì di malavoglia.
“Certo che ci vuole una bella faccia tosta a occupare il corpo di un altro mortale!”, cominciò Eugenio adirato. “Lo sai che hai infranto le regole?”.
Lapidario era sbigottito. Ora si spiegava il perché non era riuscito a vedere lo spirito del defunto padre di Rossana. Non era in caso di infestazione, ma di possessione!
“Chi si è preso questa libertà, in barba alle leggi della natura, ha sempre combinato guai!”, continuava Eugenio.
“Calmatevi, calmatevi…”, intervenne Lapidario. “Si può sapere che cosa sta succedendo qui? Perché si è impossessato del corpo di Alfonso?”, domandò all’entità.
“Semplice! Io a questo mondo ci sono stato troppo bene. Solo che, da spirito, era impossibile continuare a godere dei piaceri dalla carne…Capite che intendo? Così ho pensato di prendere in prestito il corpo mortale di quell’inetto di mio genero. In questo modo, posso anche continuare a restare vicino a mia figlia. Non ho avuto un’idea geniale?”.
“Senta, come si chiama, Gilberto, giusto? La sua non è stata affatto un’idea geniale, perché ha sconvolto la personalità di suo genero e fatto soffrire sua figlia Rossana”.
“Be’, l’ho solo migliorata, in fondo, non so come abbia fatto mia figlia a sposare un individuo così inutile, scialbo, senza aspirazioni…le fa fare tutto quello che vuole. Le donne, invece, hanno bisogno di qualcuno che le guidi…”.
“Forse l’ha sposato perché è l’esatto suo opposto, invece…”
“L’ha sposato per farmi rabbia…”, commentò lo spirito.
“In ogni caso, non può impossessarsi del corpo di un’altra persona, lo capisce, Gilberto? Rossana mi ha confidato di stare soffrendo molto per i tradimenti di suo marito”.
“Ma da che mondo e mondo, tutti i mariti mettono le corna alle mogli. Ai miei tempi, le donne facevano finta di niente…Oggi, invece, lo scoprono e zac! Subito chiedono il divorzio”.
Una volata di vento fece cadere un’urna cineraria in esposizione.
“Avessi potuto io stare accanto alla mia Dora e alla mia Marta per tutta la vita. Invece, quella dannata guerra mi ha ucciso a venticinque anni. Mai mi è passato per l’anticamera del cervello di tradire mia moglie. Anzi, il suo pensiero e quello della nostra bambina era la mia speranza in quella trincea fredda e sporca…”
Gilberto chinò il capo. Si vedeva che si sentiva in colpa e che era conscio di averla fatta grossa.
“Senti”, gli disse Lapidario. “Sei stato in questo mondo per quasi cent’anni, hai avuto una vita lunga e, da come ci sei attaccato, felice. Però ora è venuto il momento per te di proseguire il tuo percorso, sotto un'altra forma e aspetto, se vuoi, ma sarà comunque un percorso di crescita”.
“Oppure, se proprio vuoi rimanere ancora un po’, fai come faccio io…resta ancora un po’, finché non ti sentirai pronto, ma senza occupare il corpo di qualcun altro”.
“Che gusto c’è senza poter mangiare, bere, andare a donne…”, brontolò Gilberto.
“Chissà, magari dove andrai ci saranno altre soddisfazioni…”
Lo spirito sembrava essersi convinto.
“E adesso come funzione?”.
“Quando vedrai una luce intensa, calda, praticamente irresistibile…attraversala”, gli rispose Lapidario.
Gilberto annuì, poi sorrise. “Nell’attesa, però, me ne andrò un po’ in giro. Le donne posso sempre guardarle, non se ne accorgeranno nemmeno. E prometto che lascerò stare mio genero”.
****
Rossana entrò nell’ufficio di Lapidario come un ciclone. Rodolfo non aveva mai visto nessuno irrompere in un’agenzia di pompe funebri con così tanta felicità. In mano la sua amica aveva un cabaret di paste appena sfornate.
“Un piccolo regalo per te, Rodolfo. Ma si può sapere che cosa hai detto ad Alfonso?”, chiese Rossana con gli occhi che le brillavano. “Finalmente è tornato quello di un tempo. Ho provato a chiedergli che cosa gli era preso, ma lui mi ha guardata stupito, come se non sapesse di che cosa stavo parlando”.
Lapidario cercò nella sua mente una buona risposta.
“Dille che avete fatto un “patto tra uomini”, gli suggerì Eugenio. E così fece.
“Capisco. Forse ha solo passato un brutto periodo. Non gli chiederò più nulla. In fondo, siamo sposasti da vent’anni e l’importante è che sia tornato in sé. Se vorrà, quando si sentirà pronto me ne parlerà lui”.
Lapidario annuì, mentre Rossana si congedò dicendo che era già in ritardo per andare al lavoro.
“Allora, capo, vuoi aprire quelle paste o no?”, domandò Alma. “Senza un bel lavoro di squadra, il marito della tua amica sarebbe ancora posseduto da quel libertino di suo suocero”.
Lapidario dovette ammettere che, questa volta, gli sarebbe stato difficile risolvere la situazione senza l’intervento di Eugenio. Lo spirito di Gilberto si era nascosto bene.
“Apri tu, cara, io vado a fare i caffè”.
Mentre il profumo dei dolci appena sfornati si diffondeva nell’ufficio, Eugenio brontolò. “Non aveva mica tutti i torti, il buon Gilberto…Quasi quasi mi impossesso del corpo mortale del primo cliente che entra qui dentro e mi gusto uno di quei cannoli alla crema…”.
Alma e Lapidario lo guardarono allarmati.
“Sto scherzando…naturalmente”, li rassicurò il soldato Poretti.

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