Domenica, 14 Giugno 2020 08:43

Lo spirito guida - Una nuova avventura di Rodolfo Lapidario – In evidenza

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Il ritorno delle avventure di Rodolfo Lapidario. Terzo episodio della nuova serie dedicata al titolare dell'agenzia di Pompe Funebri che ha un particolare e confidenziale rapporto con i defunti che assiste.

Lo spirito guida
- Una nuova avventura di Rodolfo Lapidario –

Di Manuela Fiorini 14 giugno 2020 -

Rodolfo Lapidario stava assistendo alla cerimonia funebre di un quasi centenario, del quale la famiglia gli aveva affidato l’organizzazione del funerale. La messa si teneva nella chiesa principale della città, che si affacciava sulla bella piazza. Lapidario attendeva la fine della funzione appoggiato al carro funebre. A un tratto, la sua attenzione venne attratta da un allegro vociare, davvero inopportuno in quella situazione. Si guardò attorno. Nessun altro ne pareva infastidito, eppure, quel gruppetto stava facendo un fracasso infernale, tra battute e grasse risate. Gli venne un sospetto: quello di riuscire a vederli solo lui. Si avvicinò a piccoli passi e ne ebbe la conferma: si trattava di spiriti di trapassati, anime che era in grado di vedere grazie, o a causa, di quel bizzarro dono con cui era nato e che aveva ereditato dalla nonna paterna.

“…e all’interno della chiesa sono custodite le reliquie del santo patrono…”, stava dicendo una delle anime.
“Che cosa triste”, commentò una donna che aveva l’aspetto di una trentenne, anche se non era sicuro che fosse morta a quell’età. Per esperienza, Lapidario sapeva che le anime dei trapassati assumono l’aspetto del periodo migliore della loro vita.
“In effetti, è come se qualcuno mettesse in una teca un calzino, o una parte qualsiasi della tua veste terrena…”, commentò un uomo molto galante, che, si vedeva, aveva un debole per la bella signora.
Lapidario noto che apparivano tutti con abiti di epoche diverse. Quindi, qualcuno era sulla Terra da più tempo, altri da meno.
“Bene, signore e signori…”, annunciò lo spirito che sembrava avere il ruolo di leader. “che ne dite se ci spostiamo da qui e andiamo a visitare qualche altra parte? Avete suggerimenti?”.
“Io ho sempre sognato di visitare Roma!”, disse la donna di prima. “Quando ero in vita non ho mai potuto permettermi il biglietto del treno”.
“Perché invece non andiamo a Parigi? La trovo una città molto romantica…”, intervenne lo spirito galante, lanciando un’occhiata languida alla signora.
“Che noiosi! Possiamo andare dove ci pare, no? E abbiamo tutto il tempo che vogliamo…perché non esageriamo, questa volta?”, intervenne un terzo.
“Sì! Andiamo in America, a New York!”, fece un altro.
“Come siete banali! E se andassimo…a Samarcanda, oppure in India, alla ricerca di noi stessi!”.
“Uffa! Ancora con questa storia. Se non vi siete ritrovati in vita, come potete pretendere di ritrovare voi stessi da morti!”, disse un giovane con i capelli lunghi e l’abbigliamento “grunge”.
“Senti…perché invece non te ne vai all’inferno!”, lo rimbrottò il primo.
“Calma, calma, signori. All’inferno non andrà nessuno! Possiamo sempre scegliere una rosa di mete e metterle ai voti…”.
Solo allora il gruppo si accorse della presenza di Rodolfo Lapidario, che li stava ascoltando da un po’ con curiosità.
“Ma lei è vivo!”, esclamò l’elegante trentenne.
“Questa sì che è bella!”, disse lo spirito che sembrava essere il leader di quel variopinto gruppetto di anime in gita. Lo circondarono e presero a guardarlo con curiosità.
“Non c’è bisogno che mi congeliate con il vostro soffio gelido…”, disse Lapidario. “E…sì, sono vivo e vi vedo”.
“Caspita! Era un bel po’che un vivente non ci vedeva”, disse lo spirito…guida. “Mi ricordo di una certa signora Amelia, proprio in questa città, saranno passati decenni”.
Lapidario trasalì: quel nome…Amelia era sua nonna, da cui aveva ereditato il dono di poter vedere le anime dei defunti. Poi, tornò a fare mente locale.
“Che cosa ci fate qui? Sembrate morti in epoche diverse…”, domandò.
“Io sono morta nel 1972, avevo 83 anni…”, disse la bella donna dall’aspetto di trentenne.
“Io sono morto negli anni Quaranta…sa, la guerra…”, aggiunse un altro.
“Io sono morto affogato…che brutta sensazione…”, disse il giovane dall’abbigliamento trasandato. “Volevo fare una traversata in solitaria…erano gli anni Settanta, credo…”.
“Mi presento. Sono il fu Alessandro De Bortolis, guida turistica in vita e in morte”, disse il “capogruppo”. “Sono trapassato negli anni Sessanta, ma il mondo era troppo bello per non visitarlo tutto. In vita ho viaggiato molto, ma sono rimasto con il desiderio di vedere altri paesi, venire a contatto con culture diverse. Così, una volta essermi liberato della pesantezza materiale del corpo, ho scoperto di poter viaggiare non solo più leggero, ma anche più in fretta…”.
“È vero! Basta il pensiero e ti ritrovi dove vuoi!”, commentò entusiasta la donna.
“Ci siamo conosciuti per caso. Ognuno di loro vagava sulla Terra senza uno scopo preciso. Negli anni qualcuno si è aggiunto, ma ora siamo un gruppo affiatato, che si diverte insieme”, concluse la guida lanciando uno sguardo di intesa agli altri.
“Non è giusto, però!”, si lamentò la donna. “Io sono morta dopo e ho visitato molti meno posti di loro, che vagano da decenni”.
“Mica è colpa nostra! Non si sceglie né quando nascere, né quando morire”.

Stavano ricominciando a rimbeccarsi, quando Lapidario intervenne.
“Comunque, ragazzi, non è così che funziona. Siete da troppo tempo sulla Terra, dovete evolvervi. Nessuno di voi ha visto la porta di luce?”.
“Io sì, ma sono fuggito. E da allora, non mi è più riapparsa”, rispose il ragazzo trasandato.
“Io un paio di volte, e anche io l’ho ignorata. Voglio continuare a viaggiare…”, aggiunse un altro.
“Capisco…Vi state legando troppo a questo mondo. Rischiate di diventare spiriti erranti…”
“Ma noi siamo già “spiriti erranti”, rispose la guida. “E ci piace così!”.
Gli altri lo acclamarono con urla di giubilo e fischi.
“Penso che dovreste seriamente pensare ad andare oltre…invece”.

Gli spiriti tacquero e si misero sulla difensiva. Lo spirito guida gli si parò davanti.
“Andiamo, gente. Meta provvisoria, Venezia, piazza San Marco. La conoscete tutti. Pensiamo tutti insieme e togliamoci di qui…”.
In men che non si dica, Lapidario si trovò nel centro della piazza, mentre, all’interno della chiesa, la funzione funebre stava volgendo a termine. Sospirò. Un caso simile non gli era mai capitato.

****
Qualche giorno dopo, Lapidario entrò in ufficio e venne colto da una folata di vento gelido. Quella sensazione gli annunciava la presenza di uno spirito. Si guardò intorno. Dalla penombra emerse la bella trentenne che faceva parte dell’insolita comitiva.

“Buonasera…”, lo salutò.
“Buonasera a lei…Non è a visitare qualche parte del mondo insieme agli altri, oggi?”.
“No, per oggi li ho abbandonati. Abbiamo litigato e li ho lasciati vicino a un geyser in Islanda…”, brontolò accigliata. “Sembrava di essere all’inferno…”.
“Non dica così. Nessuno sa come è l’inferno, lo hanno sempre dipinto con fuoco e fiamme, ma personalmente penso sia più uno stato d’animo…”.
Parlarono un po’. La donna, che si chiamava Matilde, gli raccontò di essere morta in una struttura per anziani, dove aveva trascorso gli ultimi anni di vita, vedova e senza figli, e, soprattutto, con il rimpianto di non avere mai avuto la possibilità di vedere il mondo. Gli confidò di avere visto la porta di luce, dopo pochi giorni dal suo decesso, e di avere provato una bella sensazione, calda, avvolgente. Ma poi si era imbattuta nel gruppetto degli “spiriti erranti” ed era rimasta inebriata da tutti i luoghi che si potevano visitare solo desiderando di andarci.
“Ora, però, sono un po’ stanca. Ho visto il mondo un paio di volte…Ma la porta non l’ho più vista”, commentò.
“Dove sono…le tue spoglie mortali?”, chiese Lapidario.
La donna le indicò il cimitero di una città non troppo distante. Lapidario le promise che ci sarebbero andati insieme.
“A me, però, non basta il pensiero. Mi ci vorrà un’oretta di macchina”.
“Fai pure, ci rivedremo là…”.

La domenica successiva, Rodolfo Lapidario partì alla volta della cittadina in cui si trovava la tomba della donna. Raggiunse il piccolo camposanto. Vide la figura elegante stagliarsi tra croci e mazzi di fiori e la raggiunse.
“Eccola, è questa…”, gli disse indicando una tomba dimenticata, con la pietra ricoperta da muschi e licheni, qualche fiore finto ormai sbiadito e diverse crepe sulla lapide. La foto, in bianco e nero, aveva i contorni indefiniti, ma raffigurava una signora anziana dall’espressione infelice.
“Molto meglio questo aspetto, vero?”, gli disse la donna con un sorriso amaro.
Lapidario aveva portato con sé qualche “attrezzo del mestiere”. Si assicurò che attorno non ci fosse nessuno, poi tolse i licheni dalla pietra, gli spruzzò sopra un prodotto diserbante, strappò le erbacce, spolverò la foto, buttò i fiori finti, poi li sostituì con un mazzo di fiori freschi e profumati, dai colori vivaci.
“Grazie, sono bellissimi”, gli disse Matilde, commossa. “Nessuno me li portava più, da anni”.
Rimasero in silenzio davanti all’ultima dimora delle spoglie terrene della donna. All’improvviso, vennero travolti da una folata di vento gelido.
“Ecco dove eri finita!”, esclamò Alessandro De Bortolis, lo spirito guida. Poco dopo, il resto della comitiva apparve accanto a lui.
“Mia cara Matilde, il prossimo viaggio lo faremo dove vuoi tu”, le disse il suo spasimante, per rassicurarla. Poi lanciò un’occhiata alla foto della donna anziana che sembrava osservarli dalla lapide.
“Sì, questa ero io, almeno nell’ultima parte della mia vita. Ma grazie a voi, da morta ho potuto recuperare ciò che non avevo avuto sulla Terra. Ora, però, sento di avere fatto il mio tempo”.
“Ma come?”, rispose Alessandro, quasi se quell’uscita fosse stata un attacco personale.
In quel momento, apparve un grande arco di luce bianca, più bianca di qualsiasi altra luce terrena. Tutti gli spiriti ne furono immediatamente attratti.
“È la prima volta che la vedo con questa forma…”, commentò Lapidario stupito.
“Che cosa c’è dall’altra parte?”, domandarono in coro gli spiriti.
“Non lo so…sono ancora vivo. Un giorno sicuramente l’attraverserò e lo scoprirò”, rispose Lapidario con un sorriso.
“Però, voi avete la possibilità di scoprirlo ora, di intraprendere un nuovo viaggio, di andare in un luogo dove nessun essere vivente è ancora andato, né potrà andare mai”.
“Non ci avevo pensato! Potremo andare alla scoperta di un luogo sconosciuto! Se non è una nuova avventura questa!”, esclamò l’uomo galante, prendendo per mano Matilde. Si guardarono negli occhi, poi, dopo aver salutato gli altri, attraversarono l’arco di luce e scomparvero.
Le anime rimaste si guardarono negli occhi, poi rivolsero un inchino a Lapidario.
“Aspettate! Veniamo anche noi! Siamo sempre stati un gruppo…”.

Rimase solo Alessandro, lo spirito guida.
“Alla fine li ha convinti, eh? Sarà soddisfatto…”.
“La Terra non è più il vostro posto…c’è un luogo e un tempo per ogni cosa. L’ho imparato negli anni, parlando con le anime dei trapassati”.
“E ora che ne sarà di me? Io sono una guida turistica…ho bisogno di “guidare” qualcuno…”
“Perché non li raggiunge? Non so che cosa ci sia dall’altra parte, ma di sicuro potrebbero contare su qualcuno di esperto…”.

Lo spirito brillò, entusiasta a quell’idea.
“Che cosa sta aspettando, De Bortolis? Forza, raggiunga il suo gruppo…”, lo incitò Lapidario.
Si sentì avvolgere da un abbraccio freddo e caldo insieme.
“Grazie…”, udì come un sussurro nel vento, mentre l’anima attraversava l’arco di luce.

Poi, quando tutto tornò nella quiete si mise a camminare piano, tra i volti immoti che sembravano osservarlo dalle fotografie e il profumo dei fiori. Il sole stava calando e i primi lumini avevano già cominciato ad accendersi. Lentamente si diresse verso l’uscita del piccolo cimitero.

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