Venerdì, 13 Settembre 2019 08:31

Sebastiani il 18 agosto: “in amore sono un fallito, voglio suicidarmi”. In evidenza

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di Paolo Mario Buttiglieri, sociologo - Fiorenzuola (PC) 13 settembre 2019 - “In amore sono un fallito, voglio suicidarmi”. Capire cosa vuol dire questa frase ci può aiutare a individuare le cause di questo delitto.
Quando un uomo o una donna non si sentono amati cercano questo amore che gli manca negli altri. E visto che tra maschi e femmine esiste una attrazione sessuale è facile che l'amore venga ricercato nell'altro sesso.
Molti cercano l'amore in cani e gatti, altri in pellegrinaggi, altri ancora nel cibo, nel cellulare. Ognuno lo cerca da qualche parte.


Si è come un bambino che ha bisogno di essere amato, cioè coccolato, abbracciato, nutrito e accudito in tutti i suoi bisogni. Ma crescendo il bambino diventa autonomo, impara a prendersi cura di se e dei propri bisogni. Impara ad amarsi. Punto di partenza di questo processo di crescita e maturazione è la madre. E con lei tutte le persone che avranno a che fare con lui nei primi anni di vita.
Se si sentirà amato imparerà ad amarsi e ad amare. Questo è quello che non avviene quasi mai.


Fare un figlio è semplice. Per amarlo invece è indispensabile amare se stessi. E per amare se stessi l'unico requisito è NON REPRIMERSI, ovvero ESPRIMERSI.


Cosa vuol dire non reprimersi?
Ascoltare il nostro corpo, i suoi bisogni e soddisfarli. Ho parlato del corpo, non della mente. Se il corpo è soddisfatto la mente è soddisfatta. Come capite se state ascoltando il vostro corpo? E' molto semplice.
Come il bambino che piange per esprimere i suoi bisogni, cioè il suo disagio (fame, sete, freddo, caldo) così noi avvertiamo un disagio fisico e lo comunichiamo alla mente, che se non è impegnata in altri pensieri, si da subito da fare per soddisfare i bisogni del corpo. Ma spesso la mente degli adulti è immersa in mille pensieri, sollecitati dall'economia consumista attraverso tutti i mezzi di comunicazione, giornali, radio, tv, internet.
L'adulto inoltre quasi sempre è cresciuto senza una educazione; educazione significa farlo esprimere, aiutarlo a scoprire la ricchezza che c'è in lui facendo sviluppare l'autostima.
Ma quel che accade invece quasi sempre è che l'essere umano viene istruito in modo repressivo.


La nostra è infatti una società autoritaria e non autorevole, dove gli esseri umani vengono addestrati a reprimersi, ad obbedire con l'uso della forza, a ignorare i bisogni del proprio corpo. La mente umana viene riempita di condizionamenti repressivi. In pratica la vita diventa un dovere. Il dovere di andare all'asilo, a scuola, al lavoro, a messa, tutti luoghi dove si impara ad obbedire, a reprimersi, e quindi a mandare il corpo in contrazione. E più il corpo si contrae, quasi tutti trattengono inconsapevolmente il proprio respiro, e più la mente si riempe di pensieri che non riusciamo a controllare. Tutto questo favorisce l'insorgere di malattie fisiche e mentali ed enormi problemi sociali.

Essere umani repressi non sono in grado di dialogare, ma solo di fare monologhi o tacere. Fare sport competitivi e faticosi per il corpo piuttosto che attività fisica creativa.
Tutto questo per dire che dietro ad un delitto non c'è solo Sebastiani, ma anche una società dove il disagio sociale è il pane quotidiano.


Mettendo in prigione Sebastiani la società se ne lava le mani, in attesa del prossimo delitto per prevenire il quale non avrà fatto niente.