Visualizza articoli per tag: profughi

Domenica, 13 Dicembre 2015 12:33

Migranti, hanno ragione gli “UEmanoidi”

Prossimamente l'Italia sarà sottoposta a una procedura di infrazione da parte della Commissione Europea per il mancato rispetto dei protocolli di identificazione dei profughi. 60.000 su 90.000 migranti entrati nel nostro Paese avrebbero rifiutato di farsi registrare le impronte digitali e noi, buonisti ipocriti e irresponsabili, abbiamo accettato il loro rifiuto. Accolti, coccolati e liberati magari con una paghetta.

di Lamberto Colla Parma, 13 dicembre 2015.
E' duro ammetterlo ma stavolta gli "UEmanoidi" di Bruxelles hanno ragione non solo per quanto riguarda il mancato rigore nell'applicazione di una norma di sicurezza, ma sopratutto perché è illogico e irresponsabile il comportamento dell'Italia tenuto nei confronti dei richiedenti asilo o presunti tali.

La Commissione Europea ha infatti adottato un procedimento di infrazione verso l'Italia e altri 4 paesi (Croazia, Grecia, Malta e Ungheria) per il mancato rispetto delle leggi inerenti al sistema europeo di asilo.
Al nostro paese, in particolare, viene contestato di non aver correttamente identificato i migranti arrivati o transitati sul suolo italiano tramite il foto segnalamento, di non aver preso cioè le impronte digitali.

Su questo punto il Viminale spiega di aver seguito "le procedure stabilite", sottolinea che "su 90 mila stranieri entrati nel nostro Paese, conosciamo l'identità di ben 60 mila" e si giustifica spiegando ancora una volta il problema di chi si rifiuta di lasciare le proprie impronte digitali. Queste persone, come accade anche in altri Paesi, al momento dell'identificazione tengono il pugno chiuso e i pubblici ufficiali sono "costretti a fermarsi per evitare che la situazione possa degenerare".
Questa la semplice, banale e infantile risposta dei nostri rappresentanti al Governo.

Questa è sicurezza?
La sicurezza nazionale e europea doveva avere precedenza assoluta sul diritto di privacy dei migranti. La foto-segnalazione e l'impronta digitale sono elementi indispensabili per l'identificazione certa della persona nell'interesse suo e nell'interesse dei cittadini europei che non gradiscono fallanze nei sistemi di sicurezza posti a barriera contro il terrorismo internazionale.
Nonostante si possa convenire che sia improbabile che i terroristi viaggino con i barconi degli scafisti, il riconoscimento certo di ogni individuo che entra sul suolo europeo eleva il livello di sicurezza generale.

Negligenza e discriminazione al contrario
Una negligenza inaccettabile quindi e una discriminazione al contrario, pure sessista e aggiungo generazionale.
Io, cittadino italiano e maschio over 50, ho dovuto acconsentire al prelevamento delle farmi impronte digitali nel momento della leva militare obbligatoria (solo per i maschi) e una seconda volta a seguito, dell'introduzione della Carta di Identità elettronica.
Loro invece, i migranti o profughi che siano, invece sono stati identificati "in fiducia" con improbabili documenti d'identità.
La fiducia, recitava un datato spot pubblicitario, è una cosa seria che si dà alle cose serie e, a quanto pare, noi nativi italiani non siamo seri. Potenziali evasori, potenziali delinquenti, potenziali mafiosi, buoni a niente salvo essere utili, anche in rigor mortis avanzato per porre le crocette il giorno delle elezioni che, mai come in quest'ultimo mezzo lustro, abbiamo tanto sperato.

Egregio Ministro Alfano questa volta ha toppato forte.
Ha lasciato aperta una falla pericolosissima. Auguriamoci che tra i 60.000 profughi non censiti e non perfettamente identificati non vi siano "Tagliagole" e "Kamikaze".
Se fossi in lei, Signor Ministro, invece di giustificarsi con scuse banali, adotterei misure speciali per recuperare il recuperabile, chiederei scusa invece di attendere dei ringraziamenti e infine, quatto quatto, me ne andrei magari chiedendo il trasferimento a un incarico di Governo meno impegnativo e più adatto a Lei se, proprio proprio, non volesse abbandonare uno scranno ministeriale.

Alfano Angelino-foto-ministeroInterno-oreste fiorenza-056


(Foto tratte da www.interno.gov.it)

Pubblicato in Politica Emilia

L'esodo della disperazione si può fermare solo con l'agricoltura. Questo il messaggio che la Cia-Confederazione italiana agricoltori ha lanciato in Expo nel corso della giornata "Dalla terra la sola speranza di pace e sviluppo" organizzata da Ases, l'Ong promossa dalla Confederazione, che opera da anni in tutte le zone svantaggiate del mondo e oggi ha illustrato un progetto mondiale di cooperazione. Dino Scanavino, presidente di Cia e di Ases, ha ribadito come il modello portato avanti dalla Ong dei coltivatori italiani "ha dimostrato che è possibile una via diversa allo sviluppo della cooperazione internazionale".

"E' indispensabile -ha spiegato Scanavino- operare per creare attraverso l'attività agricola, attraverso la valorizzazione delle comunità rurali e la promozione dei prodotti identitari dei diversi Paesi una migliore condizione di vita delle popolazioni. La tragedia dei migranti che si sta consumando sulla sponda sud del Mediterraneo impone di trovare soluzioni durature capaci di ricostruire un tessuto economico e sociale tale da scongiurare la fuga disperata di quelle popolazioni. Noi abbiamo il dovere di contribuire alla crescita di quei Paesi; di rafforzare, attraverso l'impostazione di nuovi e maggiori programmi di cooperazione agricola, una politica di sviluppo sostenibile tale da offrire alle popolazioni, e soprattutto ai giovani di quei Paesi, una prospettiva". Con i progetti di Ases, ha aggiunto, "abbiamo dimostrato che un modello alternativo è possibile: coltivare la terra per alimentare la speranza e nutrire davvero il pianeta".

per approfondire: http://www.improntaunika.it/2015/08/expo-dai-campi-profughi-ai-campi-coltivati-cia-un-progetto-di-cooperazione-mondiale/#sthash.HpZtTu2J.dpuf

«La vicenda dei profughi in servizio alla festa dell'Unità (ops, Festa Reggio) offre l'occasione di riflettere su regole e privilegi» è l'invito di Donatella Prampolini Manzini, presidente di Confcommercio – Imprese per l'Italia Reggio Emilia, che interviene su una questione i cui contorni non sono ancora ben definiti. «Chiaramente non ci riferiamo ai profughi, quando parliamo di privilegi. Bensì ai partiti» continua Donatella Prampolini Manzini: «Non si capisce perché tante e sempre più soffocanti regole, tasse e obblighi burocratici debbano gravare sui cittadini e le imprese, e sempre più privilegi, esenzioni, eccezioni siano consentiti alla politica e ai propri engagé. Che poi sono quegli stessi soggetti che da un lato deliberano libertà, emolumenti, incarichi e privilegi per se stessi, e dall'altro impongono tasse, vincoli e adempimenti al Paese.»

«Le regole, dicevamo. Quelle che riguardano la somministrazione, ad esempio –spiega Donatella Prampolini Manzini- possono avere diverse finalità. La tutela del consumatore, per cominciare. Allora ci chiediamo: se un'impresa che fa ristorazione deve rispettare una lunga serie di adempimenti e standard per l'igiene, la manipolazione degli alimenti, la loro qualità, provenienza e confezionamento, ecc., davvero le feste di partito non sono tenute al rispetto integrale di quegli stessi standard? Se la lente è quella della sicurezza del consumatore, ma per tanti altri aspetti il discorso non cambia, le due posizioni non possono essere diverse: o non devono essere consentite certe eccezioni al ristorante della festa di partito, perché ne va della salute del consumatore, oppure certe regole sono eccessive o inutili e allora vanno tolte anche al ristorante-impresa».

«Anche agli imprenditori, poi, piacerebbe avere dei "volontari". Fuori dalla provocazione –spiega Donatella Prampolini Manzini- intendo dire che noi non possiamo neppure sognarci di farci dare una mano, ad esempio, dai nostri famigliari. L'anno scorso un pizzaiolo si tolse la vita perché aveva ricevuto una sanzione pesantissima in quanto la moglie lo aveva aiutato ed era stata pizzicata dall'ispettorato del lavoro. Quanto ai requisiti professionali dei volontari se, ad esempio, manipolano degli alimenti, occorre che abbiano svolto un corso di abilitazione».

«Abbiamo parlato anche di benefici –prosegue Donatella Prampolini Manzini-: per esempio quelli fiscali. Perché mai questa politica che chiede a cittadini e imprese sempre più sforzi continua ad arrogarsi il diritto dell'esenzione, della prebenda, del trattamento favorevole? Non si capisce perché il ricavato dell'impresa debba essere tartassato, il reddito del lavoratore falcidiato, e i ricavi della festa di partito... esentati! Li versassero integralmente a soggetti di utilità e interesse generale, quei ricavi: al centro di ricerca o di cura di malattie particolari; all'associazione di volontariato che si dedica a questo o quel problema che riguarda le persone, l'ambiente o quant'altro; ecc. diversamente, che le feste di partito continuino ad avere tutti questi vantaggi proprio non si giustifica e, francamente, non se ne può più».

Pubblicato in Politica Reggio Emilia

Ai primi di settembre la firma di un protocollo condiviso. Gualmini: "Un patto di convivenza civile con i nostri cittadini".  L'attività di volontariato è legata a obiettivi di pubblica utilità e non è prevista alcuna remunerazione. Reciprocità e scambo di esperienze per promuovere l'integrazione.

Bologna – La Giunta regionale ha definito un protocollo d'intesa sulle attività di volontariato che i richiedenti asilo possono svolgere nelle comunità dell'Emilia-Romagna. Il documento, che verrà sottoscritto e presentato ufficialmente ai primi di settembre, è stato preparato insieme ai Comuni, ai Prefetti e alle forze sociali più rappresentative, sindacati e Terzo settore.

Le linee guida della Regione si basano su alcuni punti molto chiari: primo, l'attività di volontariato è legata a obiettivi di pubblica utilità (pulizia strade e sentieri, cura di parchi e giardini pubblici, etc.) a favore dell'intera comunità dei diversi territori; secondo, non è prevista nessuna forma di lavoro retribuito che non sia legalmente realizzabile in assenza dei permessi di soggiorno; terzo, reciprocità e scambio di esperienze per promuovere un'integrazione efficace e quanto più possibile priva di tensioni.

"Abbiamo giocato di anticipo e ora i Comuni sono pronti a partire in una logica di reciprocità e di positiva convivenza civile – commenta l'assessore al Welfare e vicepresidente della Regione, Elisabetta Gualmini -. Avevamo ben chiaro che nel periodo in cui i migranti aspettano la conclusione dell'iter di rilascio dei permessi è opportuno e persino consigliabile predisporre iniziative di integrazione sociale e di effettivo inserimento nelle comunità di cittadini emiliano-romagnoli, che si trovano a convivere da un giorno all'altro con le persone che sbarcano sulle nostre coste".
"Abbiamo detto più volte che noi non rinunciamo ad accogliere e che non sbattiamo le porte in faccia a chi rischia di morire nei nostri mari – continua l'assessore Gualmini -. Sia chiaro che la vita umana ha lo stesso valore indipendentemente da dove si nasce. Questo non vuol dire accogliere tutti ma mettere in piedi con senso di responsabilità e spirito pragmatico un sistema di accoglienza serio, quanto più possibile privo di ricadute insostenibili per sindaci e cittadini".

Nel pomeriggio di ieri, nell'ambito di programmati servizi di controllo del territorio per la prevenzione e repressione dei reati in genere, personale della Questura di Modena unitamente a personale dell'Arma dei Carabinieri e del Comando Polizia Municipale di Modena ha individuato 26 cittadini, tutti di origine pakistana, che stazionavano presso lo scalo merci di questa Stazione F.S. verosimilmente tutti intenzionati a richiedere asilo politico.
Gli stessi sono stati condotti presso gli Uffici della Questura per gli accertamenti del caso e il foto-segnalamento a fini identificativi.

Non sono le democristiane prese di posizione di Buzzi e Gambarini, neppure le ecumeniche difese di Pellacini e Santi, ne tantomeno, le sguaiate e cialtrone prese di posizioni di Ranieri che mi sorprendono. Solo un mare di ovvietà, parole senza respiro e contenuto. Ciò che mi sbalordisce sono i commenti del Parlamentare PD, Pagliari, del compagno di partito Pagliari.

Cosa significa sostenere che "L'accoglienza è doverosa come i bisogni degli italiani"?
Ciò che più mi preoccupa è che il continuo soffiare sul fuoco, con le cialtronerie alla leghista con codazzi del centro-destra, o le improbabili proposte alla Grillo, possano creare un clima di "invasione" che realizzerà, prima o poi, un contesto talmente irrespirabile a cui seguirà una inevitabile caccia all'uomo.

Marco freddi fotolondra

(nella foto Marco Maria Freddi)

Insinuare il dubbio che il Governo, le leggi e i trattati cui siamo obbligati a rispettare, possano discriminare "gli Italiani" in favore di migranti, persuadono la "brava gente italiana – senza memoria" che ciò sia vero.
Se un parlamentare, che appoggia le politiche del Governo, se un compagno, si allinea alla corrente della timidezza nel prendere posizioni serie, questo davvero mi preoccupa.

Mi sarei aspettato da Pagliari critiche, anche aspre, sui trattati internazionali, delle lacune legislative che derivano dalla "Bossi-Fini", avrei voluto che spiegasse l'inefficacia della repressione quando chi lascia la terra d'origine è in fuga da guerre e carestie.
Avrei voluto che spiegasse degli sforzi, lenti, troppo lenti, della comunità internazionale nel trovare una soluzione per la Libia e che il fenomeno immigrazione non è una emergenza ma un fenomeno con cui dovremo convivere per molti anni ancora.
Rinunciare ai principi fondanti della nostra civiltà è ciò di cui dovrebbe preoccupare un esponente della sinistra, mi aspetto abbia il coraggio della verità, sempre, anche se scomoda, e non appagante dal punto di vista elettorale.

Mi piace ricordare che 15 anni fa, l'allora commissario della Ue, Antònio Vitorino, politico e giurista portoghese, del gruppo socialista, fece sua una proposta Radicale, proponendo una politica comune sull'immigrazione. Tutti i Paesi membri la bocciarono sostenendo che si trattava di una questione affidata alle politiche nazionali che ne erano titolari.

Fu miopia, scarsa lungimiranza ma oggi tutti urlano che ci vuole più Europa!

Dopo Baganzola e il comunicato di qualche giorno fa, chiedo al mio compagno di partito Pagliari, di lasciare democristianerie, pressapochismi ed ecumenismi ad altri e di caricarsi di quella responsabilità che è chiesta ad un Parlamentare serio e di sinistra.

Marco Maria Freddi
MILITANTE RADICALE

Pagliari post

Cresce il dibattito sulla collocazione dei profughi nel centro cittadino parmene. La posizione di "Prima Parma - Territorio & Autonomia" espressa attraverso il comunicato stampa che segue.

Comunicato stampa.

Prima Parma - Territorio & Autonomia: se non fosse il nome di un movimento politico potrebbe essere il miglior titolo per un articolo ...

Gli sbarchi continui di profughi sulle coste Italiane coinvolge sempre più anche la nostra città. Profughi che fuggono da territori problematici o semplicemente persone in cerca di fortuna nel tanto ,da loro agognato, paese oltremare a noi non è dato di sapere e comunque non cambia le cose.

In un paese già tanto in difficoltà, in una città - Parma - che sta cercando di resistere alla tanto declamata "Decrescita Felice", l'arrivo di altri 40 profughi non fa felice nessuno.

Inutile sottolineare che pur essendo un problema che riguarda tutti gli stati europei, chi si trova in prima linea ad affrontare le difficoltà che l'assistenza ad un tale numero di immigrati comporta, è il nostro Paese.

Noi come città non possiamo sottrarci a questo gravoso impegno ma, non occorre sottolineare, ne faremmo volentieri a meno!

Un plauso a Don Scaccaglia ed ai frati dell'Annunziata che hanno subito dato la loro disponibilità ad ospitare questi profughi; iniziativa meritoria ed assolutamente in linea con la missione che hanno scelto di svolgere vista la loro scelta di vita; una missione che però non si può chiedere sia condivisa indistintamente anche da tutti gli altri cittadini di Parma.

La decisione poi di ospitarli proprio nel centro della città, lascia davvero increduli molti.
Tanti sono gli sforzi che più soggetti hanno fatto e le iniziative in progetto per il rilancio del centro storico al fine di incrementare il turismo, il commercio e gli eventi artistici ... la presenza di strutture ricettive di immigrati in tale zona non è certo una aiuto in tal senso; il disappunto espresso da tantissimi parmigiani testimonia il timore che anche questa zona diventi luogo di criminalità incontrollata, di spaccio e di disturbo della quiete pubbblica così come già avvenuto per altre aree tristemente note alla cronaca.

Proprio vero che la volontà dei cittadini non ha palesemente alcun peso sulle scelte governative; ci si chiede come sia possibile continuare ad ignorare i diritti di noi cittadini, diritti conquistati con il nostro lavoro, con il nostro contributo alla spesa pubblica, con il nostro amore per le tradiizioni ed il decoro della nostra città! Neppure la voce e le richieste dei consigli di quartiere, così decantati dalla nostra amministrazione, sono stati presi in considerazione.

Cosa ancora più inquietante è che questa situazione sia tollerata ed in alcuni casi anche incentivata non tanto per un interesse umanitario quanto piuttosto speculativo da parte di realtà che vedono in tutto qusto una fonte di enorme guadagno.

Noi di Prima Parma - Territorio & Autonomia non permetteremo a nessuno di sacrificare la nostra città con scelte infauste quandanche non etiche e forse solo speculative; non siamo insensibili alle richieste umanitarie legate al problema dei profughi ma vogliamo che si trovino soluzioni adeguate e soprattutto eque per i cittadini di Parma. I nostri rappresentanti all'interno dei Consigli di Quartiere sono pronti a dialogare con l'attuale amministrazione per addivenire a scelte condivise da tutti i cittadini di Parma

Individuare altri 100, 150 posti, oltre ai 330 già attuali. Il presidente Manghi: "I Comuni pronti a fare la loro parte, ma l'Europa deve farsi carico di una emergenza umanitaria che rischia di diventare ingestibile" -

Reggio Emilia, 21 aprile 2015 -

Dopo l'ultimo drammatico naufragio nelle acque libiche, ieri mattina il vertice in Prefettura ha fatto il punto sulla situazione profughi, alla luce della richiesta dell'Ufficio territoriale del Governo di Bologna alle varie Prefetture emiliano-romagnole di ampliare le attuali disponibilità. Il territorio reggiano potrebbe dover ospitare anche 150 profughi in arrivo nei prossimi giorni.

Presenti il presidente della Provincia di Reggio Emilia, Giammaria Manghi, il vicesindaco di Reggio Matteo Sassi e rappresentanti della Questura e della Dimora d'Abramo, cooperativa sociale con la quale è attiva da tempo una convenzione per l'accoglienza di profughi.

"Dall'Ufficio territoriale del Governo di Bologna è stato infatti richiesto alle varie Prefetture emiliano-romagnole di ampliare le attuali disponibilità, nell'eventualità che nei prossimi giorni debbano essere accolti ulteriori profughi - spiega il presidente Giammaria Manghi nella nota della Provincia – Si tratterebbe di individuare altri 100, 150 posti, oltre ai 330 già attualmente accolti, gli ultimi 11 proprio domenica, per due terzi in città, i restanti in provincia. Da parte dei Comuni, dopo contatti con i presidenti delle Unioni, è stata assicurata una disponibilità di massima per individuare, principalmente in strutture alberghiere, questi posti in più, cercando di trovare un equilibrio tra il capoluogo e il resto della provincia".

"Specialmente di fronte alle drammatiche notizie di queste ultime ore da parte degli amministratori reggiani prevale quel senso di accoglienza che fa parte del nostro bagaglio culturale, ma è del tutto evidente che se l'Europa non si farà carico di questa crisi umanitaria, il problema diventerà ingestibile – continua il presidente della Provincia di Reggio Emilia - L'Italia, specialmente in una situazione socio-economica così difficile, non può essere l'unico Paese a farsi carico di questa drammatica emergenza: la notizia del Consiglio europeo straordinario di giovedì è una buona notizia, ma la riunione dovrà produrre azioni concrete. Personalmente, ho fatto sei viaggi di cooperazione in Eritrea, so perché questa gente scappa e continuerà a scappare fino a quando le condizioni politico-sociali nei Paesi del Nord Africa non cambieranno".

Pubblicato in Cronaca Reggio Emilia
Pagina 2 di 2