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Un'analisi di CNA Emilia Romagna con le proposte per migliorare la finanza pubblica locale e rilanciare lo sviluppo della regione e del Paese
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Bologna, 7 febbraio 2014 -

Il principale ostacolo alla ripresa della crescita economica in Italia è l’eccezionale livello della pressione fiscale effettiva: infatti, l’ammontare di tributi e contributi sociali a carico dei contribuenti, ha raggiunto nel 2013 la quota record del 53,3% del Pil, ben 9 punti sopra i dati ufficiali.
Che l’Emilia Romagna sia un territorio virtuoso lo dicono i numeri: il 7,3% della popolazione, il 9% del Pil, l’8,1% delle imprese e l’8,9% del gettito fiscale. Ma tutto questo non basta.
“La nostra regione – spiega Paolo Govoni presidente CNA Emilia Romagna - risulta estremamente penalizzata da un assetto della finanza pubblica locale che produce una pressione tributaria ormai insostenibile e con vincoli che provocano un costante arretramento di investimenti e competitività. Un dato su tutti: nonostante il rilevante contributo pagato, l’Emilia Romagna risulta penalizzata: occupa infatti l’ultimo posto nella graduatoria dei trasferimenti statali (1.429 euro pro capite). La carenza di risorse trasferite dallo Stato proietta l’Emilia Romagna, dove i servizi alla popolazione e alle imprese sono più efficienti che nel resto d’Italia, al terzo posto nella classifica della pressione tributaria locale, intesa come sommatoria dei tributi regionali, provinciali e comunali (1.544 euro)”. Sono questi alcuni dei dati eclatanti contenuti nel rapporto: “Osservatorio sulla finanza e l’economia territoriale 2013. I casi Veneto, Lombardia, Emilia Romagna”, realizzato dall’Osservatorio Finanza ed Economia Territoriale, promosso da CNA Emilia Romagna, Lombardia e Veneto in collaborazione con il Centro Studi Sintesi di Venezia e presentato oggi nel corso di una iniziativa organizzata a Venezia dalla CNA delle tre regioni.
Tre regioni che sono il motore dell’economia nazionale. Agganciare qui la ripresa può dare al Paese intero la chance di risalire la china; ma questo potrà avvenire solo a determinate condizioni. La CNA, sulla base dei dati emersi dal rapporto dell’Osservatorio, ha individuato alcune proposte, per migliorare l’assetto della finanza pubblica locale e favorire lo sviluppo di queste Regioni e, quindi, dell’intero Paese.
In Emilia Romagna, Lombardia e Veneto vivono 19 milioni di persone (il 32% della popolazione italiana) e operano 1,7 milioni di imprese (32% del totale) che valgono il 54% dell’export. Il Pil complessivamente generato in quest’area (620 miliardi di euro nel 2013) equivale al 40% del Prodotto interno lordo italiano.
“Questo territorio – sottolinea Alberto Cestari ricercatore di Centro Studi Sintesi - contribuisce al 39% delle entrate fiscali nazionali, destinate a finanziare livelli crescenti della spesa pubblica italiana. Infatti, nonostante i tentativi di contenimento attuati, la spesa pubblica ha proseguito la propria dinamica di crescita, portandosi nel 2013 al 51,7% del Pil. Inoltre, nell’ultimo anno, la spesa corrente primaria ha sfiorato i 672 miliardi di euro: nel periodo 2000-2013, tale aggregato di spesa è aumentato, al netto dell’inflazione, del 15,5%.”
Riduzione dei trasferimenti e inasprimento dei vincoli del Patto di stabilità sono gli strumenti con i quali negli ultimi anni i governi hanno cercato il risanamento e la sostenibilità dei conti pubblici nazionali. Complessivamente, le manovre finanziarie approvate negli ultimi anni (vedi grafico 1 allegato) hanno determinato un concorso finanziario a carico di Regioni ed Enti locali che nel 2014 sfiorerà i 25,5 miliardi di euro (tagli alla sanità esclusi).
Emilia Romagna, Lombardia e Veneto garantiranno complessivamente il 25% di tale sforzo finanziario (pari a 6,3 miliardi); nello specifico, l’Emilia Romagna ha contribuito per il 6,2% del totale (pari a 1,6 miliardi).
“La conseguenza di ciò – evidenzia Cestari - è che la maggiore autonomia fiscale concessa recentemente a Regioni ed Enti locali, di fatto è stata svuotata: infatti, è verosimile che gli attesi incrementi della tassazione locale non vadano a finanziare migliori servizi o nuovi investimenti, bensì unicamente a coprire i mancati introiti derivanti dai tagli ai trasferimenti.”
A questo va aggiunto che l’Emilia Romagna risulta ulteriormente penalizzata perché il concorso in termini di finanza pubblica richiesto a ciascuna Regione è stato determinato proporzionalmente alla spesa media degli ultimi anni, continuando così a premiare le Regioni che spendevano di più. Infatti, ai fini del Patto di stabilità, il limite massimo di spesa per il 2014 (vedi grafico sotto) è di 935 euro pro capite per la Basilicata e di 833 euro per il Molise, vale a dire quasi il triplo del tetto di spesa consentito all’Emilia Romagna (346 euro). “Le proposte della CNA per tentare di invertire la rotta - conclude Paolo Govoni - partono dalla necessità di recuperare una quantità significativa di risorse da destinare all’abbattimento del carico fiscale. Per ottenere questo risultato bisogna avviare una riforma generale della Pubblica Amministrazione (per approdare ad una organizzazione più razionale della presenza dello Stato sul territorio); operare una semplificazione degli enti intermedi di governo (con particolare riferimento alle società partecipate di Regioni ed Enti locali); applicare il metodo dei costi standard presso tutti i livelli di governo e per tutte le funzioni pubbliche (in modo tale che diventi una prassi consolidata nella fase di costruzione del bilancio pubblico). Inoltre, per eliminare le penalizzazioni attuali, sarebbe opportuno riequilibrare gli obiettivi del Patto di stabilità interno tra le Regioni, introducendo progressivamente dei meccanismi premiali e abbandonando definitivamente la pratica dei tagli lineari.”
Infine secondo CNA, va attuata con urgenza una riforma del Patto di stabilità che applichi la “golden rule” europea: in pratica, le Amministrazioni locali dovrebbero garantire l’equilibrio della parte corrente del bilancio, lasciando sostanzialmente libera la spesa per investimenti. Una proposta per la quale CNA si batte da oltre un anno e che è in linea con la recente riforma costituzionale relativa al “pareggio di bilancio”.

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Grafico 1 - Patto di stabilità delle Regioni: tetto di spesa 2014 (euro pro capite)

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(fonte: ufficio stampa CNA Emilia Romagna)

 

Dall'Emilia Romagna migliaia di imprenditori associati a CNA, CONFARTIGIANATO, CONFCOMMERCIO e CONFESERCENTI alla manifestazione indetta a livello nazionale da Rete Imprese Italia -


Bologna, 5 febbraio 2014 -

Le imprese emiliano romagnole si mobilitano. Stanche di vedersi "rubare" il futuro, di lavorare in condizioni di continua incertezza, strozzate da una fiscalità intollerabile, inascoltate dalla classe politica, esasperate di sentirsi raccontare che la crisi è ormai finita, le piccole e medie imprese della nostra regione associate a CNA, CONFARTIGIANATO, CONFCOMMERCIO e CONFESERCENTI parteciperanno alla manifestazione nazionale "Senza imprese non c'è Italia. Riprendiamoci il futuro", organizzata da Rete Imprese Italia, per il 18 febbraio, a Roma. Tra loro, anche gli imprenditori delle aree emiliano-romagnole colpite prima dal terremoto, poi dall'alluvione.
Sono diverse migliaia i commercianti e gli artigiani dell'Emilia Romagna che, con pullman e treni, si mobiliteranno per raggiungere Roma, dove si svolgerà la manifestazione. Parteciperanno per far sentire la loro voce, per chiedere azioni immediate, per affrontare una situazione che è diventata ormai insostenibile.
Nella classifica della Banca Mondiale sulla facilità di fare impresa, l'Italia è al venticinquesimo posto tra i 28 paesi dell'Unione Europea: per i soli adempimenti fiscali sono necessarie 269 ore l'anno per un totale di 34 giorni lavorativi: 13 giorni in più rispetto alla media europea, 10 rispetto alla media dei paesi Ocse;il livello di imposizione fiscale sui profitti d'impresa nel 2013 è stato del 65,8%, oltre 20 punti sopra la media europea. La conseguenza è che nei primi 9 mesi del 2013 complessivamente hanno chiuso i battenti 277mila attività, e il 40% delle nuove imprese non supera il quarto anno di vita. Tutto ciò non è più ammissibile.
Quello delle piccole e medie imprese – ricordano CNA, CONFARTIGIANATO, CONFCOMMERCIO e CONFESERCENTI della regione – è il tessuto produttivo più esteso del nostro Paese e ha, da sempre, contribuito alla ricchezza e allo sviluppo dell'Italia. Rappresenta in Europa un caso unico per la sua diffusione e solidità, a cui si unisce l'elevata qualità dell'offerta. Per questo motivo è tanto importante salvaguardare questo patrimonio, la cui tenuta è determinante per il futuro dell'intera economia.
La manifestazione del 18 febbraio sarà inoltre l'occasione per presentare un manifesto contenente proposte concrete per un reale cambiamento economico e sociale.

(Fonte: ufficio stampa CNA Regionale)

 

Soddisfazione di CNA e Confartigianato: "Auspichiamo vengano accettate le nostre richieste per garantire la libertà di scelta dei consumatori e la libera concorrenza sul mercato delle riparazioni" -

Reggio Emilia, 30 gennaio 2014 -

Soddisfazione delle Associazioni di categoria in materia Rc Auto: sono stati ritenuti ammissibili, infatti, tutti gli emendamenti presentati per modificare l'articolo 8 dell'ultimo provvedimento del Governo denominato "Destinazione Italia", in particolare contro l'obbligo di risarcimento in forma specifica e il divieto di cessione del credito. Le CNA di Reggio Emilia, Modena, Parma e Piacenza unitariamente con Confartigianato delle stesse province solo qualche giorno fa hanno presentato in un'Assemblea Generale dei Carrozzieri quali sono le modifiche del decreto richieste.

Davanti ad una platea di 140 carrozzieri, l'Avv. Davide Martinelli, esperto in materia assicurativa, ha illustrato le principali correzioni volute dalle Associazioni per tutelare migliaia di imprese di carrozzeria indipendenti che non operano in convenzione con le compagnie di assicurazione. In primis la soppressione del risarcimento in forma specifica che prevede di far riparare il veicolo incidentato esclusivamente dalle officine di carrozzeria convenzionate con l'assicurazione ledendo sia la libertà di scelta dei consumatori che la libera concorrenza sul mercato e di conseguenza la sopravvivenza di migliaia di carrozzerie.

Richiesta inoltre la soppressione del divieto di cessione del credito, che consente al consumatore di delegare all'officina di autoriparazione la tutela dei propri interessi nei confronti dell'assicuratore e di rientrare in possesso del veicolo in tempi brevi e senza esborsi. Altre modifiche importanti riguardano la possibilità di versamento del risarcimento direttamente alla carrozzeria, previa presentazione della documentazione fiscale, e l'adozione di parametri tecnici per l'effettuazione delle riparazioni a regola d'arte sulla base di un accordo tra le Associazioni e le compagnie assicuratrici.

Livio Carbognani di CNA Reggio Emilia e Antonio Malpeli della Confartigianato di Parma hanno moderato l'incontro ribadendo: "l'impegno di CNA, Confartigianato e Casartigiani di agire unitariamente e aprire un tavolo tecnico tra riparatori e assicurazioni per arrivare a soluzioni condivise nel pieno rispetto delle regole e per la tutela dell'intera categoria delle carrozzerie".

Infine, Franco Mingozzi, Presidente Nazionale CNA Unione Servizi alla Comunità, ha invitato i presenti a scendere in piazza per la mobilitazione generale indetta da Rete Impresa Italia martedì 18 febbraio per dimostrare di essere uniti e pronti a pretendere dal Governo interventi decisi per ridare ossigeno alle imprese.

 

(Fonte: ufficio stampa CNA RE)

 

Pubblicato in Comunicati Lavoro Emilia

Al momento si stima siano 2000 le imprese colpite, CNA chiede con forza che si attivi un percorso per verificare la possibilità di dar vita a forme di fiscalità di vantaggio -

Bologna, 22 gennaio 2014 -

Dopo lo straripamento del Secchia e la piena del Panaro, è ancora dramma per i comuni della provincia di Modena, già duramente colpiti dal sisma del 2012. Siamo di fronte a un territorio molto vasto, ampio quasi 80 chilometri quadrati e dove vivono circa 25.000 persone, che sono oggi costrette ad affrontare questa nuova catastrofe ad appena un anno e mezzo di distanza dal terremoto.

La Regione si è impegnata a finanziare gli interventi di prima emergenza, che CNA ritiene debbano essere attuati col massimo di efficienza e adeguatezza. "E' inoltre indispensabile – sottolinea Paolo Govoni Presidente CNA Emilia Romagna – chiedere lo stato di emergenza ed inserire, già nel decreto Mille proroghe, la possibilità, così come avvenuto per il terremoto, anche per chi ha subito danni causati dall'alluvione, di poter sospendere il pagamento di contributi e tributi e dilazionare le rate dei mutui eventualmente contratti."

Al momento si stima siano 2000 le imprese colpite. "CNA - prosegue Govoni - chiede con forza che si attivi un percorso per verificare la possibilità di dar vita a forme di fiscalità di vantaggio, operando contemporaneamente, affinché gli aiuti siano messi in campo con il minimo di burocrazia possibile e nei tempi più rapidi."

(Fonte: ufficio stampa CNA Regionale)

 

Modena, 3 dicembre 2013 -

Il CME, noto consorzio d’imprese edili aderente alla CNA, ha vinto l’appalto del Comune di Bologna per la fornitura del servizio quinquennale di manutenzione del patrimonio stradale, strade e segnaletica, oltre che del servizio neve.
Si tratta di una commessa importante, visto l’importo complessivo (44 milioni), un appalto che premia la capacità del CME e delle proprie imprese associate di impegnarsi anche su lavori di grande entità.
Per l’aggiudicazione dell’appalto è stata determinante la strategia perseguita dal Consorzio Imprenditori Edili, con la costituzione in Associazione Temporanea d’Imprese con la CEA, Cooperativa Edile Appennino di Monghidoro, con la quale il CME collabora da tempo.
L’acquisizione conferma la giusta strada intrapresa da CME con il potenziamento dell’attività commerciale e la diversificazione dei settori e delle zone d’intervento. Una politica aziendale sta dando i suoi frutti, poiché, nonostante il periodo di grave crisi del settore, il Consorzio, quest’anno, supererà brillantemente i propri obiettivi di acquisizione lavori.
Il CME opera, infatti, ormai su quasi tutto il territorio nazionale, e recentemente ha ottenuto altre importanti commesse come la progettazione esecutiva e la realizzazione della diga di Casanuova sul fiume Cascio (28 milioni di euro), l'appalto dei lavori per la riqualificazione dell'ex Ospedale Monteluce di Perugia, per conto di BNP Paribas (22 milioni), i lavori pluriennali di manutenzione per Unimore ed Hera (9 milioni). Anche nell’area del cratere del terremoto, dopo essere intervenuto a sostegno dell’emergenza, Il CME ha acquisito numerosi interventi di ricostruzione, sia pubblici che privati, per oltre 30 milioni di euro, comm esse che fanno del Consorzio un punto di riferimento per la ricostruzione, così come era avvenuto dopo il terremoto dell’Aquila.
Grazie a questa attività il CME non solo ha incrementato il proprio giro di affari, ma è riuscita a coinvolgere anche nuove imprese - in Lombardia, Piemonte e Veneto – arrivate a infoltire e qualificare la compagine associativa. Prossimo obiettivo, l’export: il Consorzio, infatti, su sollecitazione delle oltre 300 imprese associate, si sta impegnando nell’individuazione di commesse all’estero.

(Fonte: ufficio stampa CNA)

Proclamato unitariamente da tutta la categoria lo stato di agitazione. Sospensione di tutti i servizi dal mattino del 9 alla mezzanotte del 13 dicembre -

Bologna, 21 novembre 2013 -
 
Il Governo annuncia tagli ai rimborsi sulle accise. Gli autotrasportatori non ci stanno e rispondono con un blocco di tutti servizi. Lo ha deciso UNATRAS, l'Organizzazione nazionale che raggruppa tutte le Associazioni del trasporto.

I camion si fermeranno 5 giorni, rimanendo in sosta all'interno dei piazzali aziendali da lunedì 9 dicembre a venerdì 13 dicembre. Fermi per un giorno anche taxi, autonoleggi e pullman.

Oltre 16.000 le imprese coinvolte in Emilia Romagna. Per informare e sensibilizzare la cittadinanza sul momento critico che da oltre tre anni sta vivendo il comparto, verranno organizzati alcuni gazebo presso i principali caselli autostradali della regione.

Così non si può andare avanti dicono gli imprenditori. Uno stato d'animo di cui si fa interprete il Presidente di CNA-FITA Emilia Romagna, Daniele Giovannini - che spiega: "Le imprese del trasporto sono state colpite duramente dal caro-accise, a cui si è aggiunto anche l'aumento dell'Iva. Una situazione ormai insostenibile per aziende, che vedono erodere giorno dopo giorno il proprio reddito, mettendo a rischio la propria capacità di sopravvivere e stare sul mercato".

Cosa chiedono gli autotrasportatori? Innanzi tutto escludere dalla Legge di Stabilità il taglio del 25% del rimborso delle accise, rimborso che serve a garantire un trattamento fiscale differenziato fra chi usa il gasolio personalmente e chi, invece, lo utilizza nell'ambito dell'esercizio dell'attività di impresa. In secondo luogo: garantire le risorse preesistenti in ordine alla riduzione dei premi Inail, al recupero Servizio Sanitario Nazionale e al rimborso dei pedaggi autostradali; contrastare l'illegalità e riformare l'Albo degli Autotrasportatori.

"La mobilità delle merci – sottolinea il segretario regionale di CNA-FITA, Elmo Giovannini – è elemento strategico per la competitività del sistema economico. Dunque non si può parlare di rilancio dell'economia senza sostenere e rilanciare il trasporto".

Nei giorni del fermo, saranno assicurati i servizi essenziali col rifornimento a scuole e ospedali.

(Fonte: ufficio stampa CNA Regionale)
Martedì, 12 Novembre 2013 14:04

Enrico Amadei nuovo segretario di CNA Emilia Romagna

Bologna, 12 novembre 2013
 
Enrico Amadei, lughese, 58 anni è il nuovo Segretario di CNA Emilia Romagna. Lo ha nominato ieri sera, all'unanimità, la Direzione regionale della Confederazione. Con la nomina di Amadei, che succede a Gabriele Morelli, Segretario negli ultimi otto anni, si completa l'assetto dei vertici associativi di CNA ai quali spetterà il compito di guidare la Confederazione fino al 2017.

Enrico Amadei entra in CNA nel 1975, presso l'Associazione provinciale di Ravenna, all'interno della quale ricopre numerosi incarichi fino al 1989, quando viene chiamato a Roma per assumere la responsabilità dell'ufficio contrattuale. Rientrato a Bologna nel 1993 ricopre ruoli di primo piano nelle strutture bilaterali regionali e nazionali. Nel 2000 torna a Roma, presso CNA nazionale con l'incarico prima di Responsabile delle relazioni sindacali e, dal 2008, di Direttore della divisione economica e sociale.

In un quadro economico all'interno del quale non si intravede ancora una ripresa certa, l'Emilia Romagna sta pagando duramente il perdurare della crisi con una pesante caduta di competitività e una perdita di Pil del 13,5%. "In questo scenario – spiega Enrico Amadei - le piccole e medie imprese devono essere una risorsa per ricominciare a crescere ma, per farlo, hanno bisogno di politiche e misure in grado di favorire la ripresa. Mercato, credito, fisco e semplificazione sono le priorità di una agenda che deve mettere al primo posto la riduzione della pressione fiscale e del costo del lavoro. Le difficoltà che il sistema produttivo sta affrontando dal 2008 sono ancora elevate e rischiano di protrarsi per l'intero 2014".

In questo quadro è chiamata ad operare CNA. "Un'Organizzazione di rappresentanza come la nostra – prosegue Amadei - deve saper "leggere" le esigenze delle imprese e costruire politiche di prospettiva. CNA Emilia Romagna intende assicurare il confronto con la Regione in una logica di forte integrazione con le realtà locali e il livello nazionale. In una fase nella quale le soluzioni sono difficili e impongono grandi sacrifici a tutti, CNA intende rappresentare l'artigianato, le piccole e medie imprese e l'intero sistema produttivo, mantenendo una forte visione di insieme che includa i valori del territorio, della comunità e della nostra struttura "sociale".

(Fonte: ufficio stampa CNA RE)
Bologna, 21 ottobre 2013
 
L'Osservatorio TrendER sulla congiuntura evidenzia un quadro fortemente negativo -

Giù fatturato e investimenti. Solo l'export segna una decisa ripresa ma insufficiente a compensare la caduta della domanda interna. Male tutti i settori. Anche l'aumento della tassazione generata dalle manovre di risanamento ha prodotto effetti depressivi sul sistema economico. Improntate al pessimismo le aspettative degli imprenditori anche se dopo il voto di fiducia al Governo puntano sulla stabilità come chiave di volta.
La ripresa non è un motore. Per farla ripartire non basta girare la chiave. Ed infatti l'economia regionale non riparte. La conferma viene dall'ultima rilevazione di TrendER, l'Osservatorio di CNA e BCC che in collaborazione con Istat ha indagato 5.040 micro e piccole imprese con meno di 20 addetti, sulla congiuntura dell'Emilia Romagna nel primo semestre 2013. Prosegue il quadro negativo, con dati preoccupanti che presentano un ulteriore indebolimento rispetto al 2012. Il Fatturato totale tocca il livello più basso dal 2008, registrando un -6,7% rispetto allo stesso semestre del 2012. L'incertezza per le prospettive, le difficoltà finanziarie e la perdita dei margini di redditività contribuiscono a far si che nei primi sei mesi dell'anno, si registri un crollo dell'ammontare delle risorse destinate agli Investimenti col -35,5%, il valore più basso sinora registrato da TrendER e mostra come gli investimenti siano ridotti a meno di un terzo dell'ammontare registrato nel 2008. Unico dato positivo si segnala per il Fatturato estero con il +58,9%, la cui incidenza sul totale rimane, tuttavia, ancora troppo bassa per compensare la diminuzione del Fatturato interno (-7,6%) e del Fatturato conto terzi (-7,5%). La rilevazione di TrendER registra una crescita delle spese per retribuzioni (+3,4%) ed un deciso calo delle spese per consumi (-12%). "Mentre la dinamica delle spese da retribuzioni sembra indicare una pausa del processo di sistematico ridimensionamento di tale voce – commenta l'economista Ilario Favaretto - la decisa caduta dei consumi indica che il nuovo ridimensionamento del fatturato coincide con una ancora più decisa diminuzione dei livelli di attività produttiva e di erogazione dei servizi. Le prossime rilevazioni ci diranno se tale ridimensionamento è transitorio, oppure, come c'è da temere, sia fattore legato a scelte di riduzione strutturale della capacità produttiva. Il che vorrebbe dire: non tornare più ai livelli precedenti la crisi."
Di certo assistiamo ad una nuova accelerazione della crisi anziché ad una sua regressione. Accelerazione che non è dovuta solo al crollo del fatturato nelle costruzioni (-10,6%) ma anche al decisivo ridimensionamento del giro d'affari nel manifatturiero e nei servizi (rispettivamente -4,7% e -5,2%). Nel manifatturiero, l'unico settore che sembra riuscito a limitare i danni è la meccanica dove il fatturato si riduce rispetto allo stesso semestre del 2012, "solo" dell'1,8%. L'alimentare, che per due anni è sembrato costituire l'unica eccezione positiva alla condizione generalizzata di crisi del comparto, registra invece nel primo semestre 2013 un forte calo del fatturato (-14,9%), preceduto, per intensità, da quello del legno-mobile (-18%) i cui livelli di fatturato sono il segnale probabile di una decisa riduzione della capacità produttiva. Analoghe valutazioni per il sistema moda (-7,9%) i cui livelli di attività sono, ormai da troppo tempo, inferiori a quelli ante crisi.
Nei servizi si registra la decisa accelerazione negativa di quelli a persone e famiglie il cui fatturato perde l'11%. Le autoriparazioni registrano il più basso livello di fatturato (77,2), con i trasporti che presentano l'evoluzione meno negativa (calo del 3,2).
Sul piano territoriale, TrendER registra dinamiche del fatturato positive solo per due aree provinciali: Modena (+4,9%) e Ravenna (+0,8%). Dinamica negativa dunque per sette province e per due di esse in modo particolare: Ferrara, dove la caduta del fatturato è del 19,2% e, soprattutto Rimini, dove si registra un -27,9%. Le province di Bologna e Forlì-Cesena, registrano una diminuzione compresa tra il 3 e il 4%; Reggio Emilia segue con un calo piuttosto deciso (-10,4%) ma leggermente inferiore a quello complessivo della regione che è del -10,6%. Piacenza e Parma (rispettivamente -5,3% e -7,3%) segnano una decisa inversione di tendenza del semestre precedente.
 
LA CRISI HA "BRUCIATO" IN EMILIA ROMAGNA 13,5 PUNTI DI PIL E 18 ANNI DI CRESCITA ECONOMICA
Il sistema emiliano romagnolo dunque perde competitività. Ad attestarlo non c'è solo la congiuntura negativa. Dall'inizio della crisi (autunno 2008) ad oggi l'Emilia Romagna ha perso 13,5 punti di Pil. Infatti le previsioni stilate prima dello scoppio della crisi delineavano una crescita del 6,1% tra 2008 e 2013, mentre i dati quantificano al contrario una caduta del Pil regionale del 7,4% rispetto al 2008.
Un'altra interessante chiave di lettura fornita dall'analisi effettuata dal Centro Studi Sintesi per CNA, è quella relativa al Pil reale pro capite che, nel 2013, è pari a 27.795 euro. Occorre tuttavia risalire al 1995 per riscontrare un valore del Pil pro capite reale (28.143 euro) analogo a quello del 2013 e al 1994 per trovare un valore inferiore (26.995 euro). In altre parole, la crisi ha bruciato 18 anni di crescita economica. Il settore che più ha sofferto è l'edilizia: nel periodo 2008-2013, il valore aggiunto delle costruzioni in Emilia Romagna si è ridotto di quasi un terzo (-31,3%). Netto calo (-12%) anche per l'industria, mentre il settore dei servizi ha fatto registrare una perdita più limitata (-2,9%). Il prezzo pagato alla recessione è il progressivo deterioramento del livello di competitività del sistema regionale. L'Emilia Romagna, come attestato dalla Commissione Europea, tra il 2010 e il 2013, ha perso ben 28 posizioni nella classifica di competitività delle regioni europee, scivolando dalla 124esima posizione nel 2010, alla 152esima del 2013.
La perdita di competitività del sistema economico regionale è stata causata anche dal rilevante sforzo imposto al nostro territorio dalle manovre finanziarie varate tra l'estate 2010 e la fine dello scorso anno. Nel 2012 il complesso delle manovre finanziarie gravanti sulle Amministrazioni locali della regione era pari allo 0,85 del Pil. Tale incidenza è destinata a salire all'1,1% del Pil nel 2013 e a confermarsi nel 2014, al netto dei contenuti della Legge di Stabilità.
Nel complesso lo sforzo finanziario per l'Emilia Romagna nel 2013 è pari a 1,5 miliardi, ben 438 milioni in più rispetto a quanto richiesto l'anno precedente. Per il 2014, il quadro dovrebbe stabilizzarsi, anche se permangono ancora molte criticità su punti importanti come la distribuzione definitiva del Fondo di solidarietà comunale e la questione dell'assetto finale dell'IMU. In termini pro capite, le manovre degli ultimi anni valgono per quanto concerne le Amministrazioni locali dell'Emilia Romagna, 240 euro nel 2012, 339 euro nel 2013 e 343 euro nel 2014.
I provvedimenti del Governo per risanare i conti pubblici hanno comportato l'aumento della tassazione che a sua volta ha generato effetti depressivi sull'economia. "Sulla base di un apposito modello econometrico – spiega Alberto Cestari di Centro Studi Sintesi – si è stimato che le manovre di austerità, attuate dall'estate 2011 ad oggi, abbiano comportato una perdita di Pil per l'Emilia Romagna pari a 3.552 milioni nel 2013 (-2,6% rispetto allo scenario antecedente la crisi dello spread) e a 4.186 milioni nel 2014 (-2,9%). Le manovre hanno avuto impatti negativi anche sui consumi regionali (-1,6% nel 2013 e – 1,9% nel 2014) specialmente sul sistema casa (-445 milioni nel 2013) che da solo assorbirà il 34% dei minori consumi. Anche i redditi delle famiglie hanno subito una pesante penalizzazione: il costo annuo per le famiglie emiliano romagnole di tutte le manovre approvate è valutabile in 380 euro, manovre che hanno eroso soprattutto il reddito disponibile dei nuclei familiari meno abbienti."
Riformare la spesa pubblica per rilanciare lo sviluppo. E' questa la richiesta di CNA a fronte di dati e cifre. "Nell'attuale scenario di recessione economica – sottolinea il Segretario regionale Gabriele Morelli - il debito pubblico continua a crescere: quest'anno il rapporto debito/Pil sfiorerà il 133%. Appare evidente che la riduzione del debito pubblico prevista dal Fiscal compact non potrà avvenire unicamente mediante la creazione di avanzi di bilancio (più tasse e tagli di spesa), giacchè gli effetti su famiglie e imprese sarebbero pesantissimi. Servono interventi straordinari sul versante delle dismissioni; occorre razionalizzare il sistema istituzionale centrale e locale, nonché promuovere una maggiore efficienza della Pubblica Amministrazione."
 
IMPRENDITORI ANCORA PESSIMISTI SULLA CRISI. MA DOPO IL VOTO DI FIDUCIA AL GOVERNO IN NOME DELLA STABILITA' DANNO CREDITO A LETTA
In 15 giorni lo stato d'animo degli imprenditori rispetto alle prospettive dei prossimi mesi è cambiato. Se a metà settembre mostravano grande scetticismo sulla durata del Governo, dopo la fiducia ampia data dal Parlamento, la stabilità appare possibile. Ed è proprio la stabilità, la chiave di volta. Un Governo che può "durare" dicono gli imprenditori può "fare".
E' quanto emerge dal sondaggio condotto dall'Istituto Freni su di un panel di piccoli e medi imprenditori associati a CNA.
Le indicazioni degli intervistati, interpellati prima e dopo il voto di fiducia, sono chiare.
Prima del voto, le attese di vita da parte degli imprenditori per il Governo ("come valuta la probabile durata del Governo Letta?") erano ridotte al minimo: per il 26% degli interpellati: poche settimane o qualche mese ancora; per il 43% meno di un anno; meno di due anni per il 29%; buona parte della legislatura per il 3%; tutta la legislatura, solo il 2%.
Dopo il voto di fiducia, le aspettative si sono completamente modificate. Nessuno ha risposto: poche settimane o qualche mese; il 21% ha indicato: meno di un anno; il 50% più di un anno/almeno 2 anni; il 22% buona parte della legislatura (3-4 anni) ed il 7% l'intera legislatura. E' stata la prospettiva di un Governo più forte, quindi stabile, a modificare le aspettative di durata dell'Esecutivo. Sul piano territoriale, le prospettive di durata del Governo sono dai 3 ai 4 anni per il 50% degli imprenditori modenesi, per il 43% di quelli bolognesi, per il 25% dei ferraresi e per il 27% dei forlivesi; almeno 2 anni per il 45% degli imprenditori reggiani; il 30% per quelli modenesi ed il 21% per quelli bolognesi.
La nota più rilevante riguarda la percentuale di coloro che ritengono che il Governo possa durare per l'intera legislatura: mentre prima del voto di fiducia solo il 2% si era espresso in questo senso, dopo il voto la percentuale regionale passa al 7% con delle punte del 13% a Ravenna, del 10% a Reggio Emilia e Parma e dell'8% a Ferrara.
Questa prospettiva non modifica il giudizio sui risultati sinora conseguiti dal Governo delle larghe intese, che nella percezione degli imprenditori appaiono deboli. Ma la soddisfazione da parte di quasi 2 imprenditori su 3 per l'esito del voto di fiducia rispetto allo spettro di nuove elezioni, traduce il sentiment che si sia arrivati ad un punto di svolta nell'azione di Governo. Il punto chiave è la stabilità politica che dà credibilità al sistema Italia e consente al Governo di non avere sulla testa la spada di Damocle dell'emergenza continua. Altrettanto decisamente gli imprenditori dicono: "Ora il Governo non ha più alibi".
 
(Fonte: ufficio stampa CNA Regionale)
Bologna 11 ottobre 2013
 
CNA sempre più punto di riferimento anche per le imprese del terziario ed in particolare per commercio e turismo. Il lavoro svolto sino ad oggi in questi due settori da parte di alcune associazioni provinciali, tra le quali Modena, ha consentito che oltre 13.000 imprese che svolgono l'attività commerciale o turistica come attività principale e 5.060 imprese che svolgono dette attività connesse ad attività artigianale, si associassero a CNA.

Un tessuto imprenditoriale importante per numeri e qualità quello rappresentato da commercio e turismo, che CNA ha inteso valorizzare ed evidenziare, costituendo nella giornata di ieri il Forum del Commercio e del Turismo. Presidente e Vice Presidente sono stati eletti, rispettivamente Roberto Masi, Presidente di CNA Commercio Modena e Roberto Balducci, Presidente di CNA Commercio Rimini.

La costituzione del Forum, fa del sistema associativo regionale CNA un sistema che rappresenta ampiamente anche i settori del commercio e turismo che, connessi con l'artigianato e la micro, piccola e media impresa, possono contribuire a rafforzare la capacità competitiva e l' attrattività dell'intero sistema economico emiliano romagnolo.

(Fonte: ufficio stampa CNA Regionale)
Mercoledì, 31 Luglio 2013 15:16

Sboccati i debiti della P.A. verso le imprese

Bologna 31 luglio 2013 -

CNA: misura importante ma parziale, vale solo per il 2013 per risolvere strutturalmente il problema dei ritardi vanno riformate le regole del patto di stabilità -

"Finalmente una boccata di ossigeno per le nostre imprese". Così Gabriele Morelli, Segretario di CNA Emilia Romagna, ha commentato lo sblocco dei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione verso le imprese creditrici.
Nel corso della Conferenza stampa svoltasi questa mattina a Bologna, il Segretario regionale di CNA ha sottolineato come il decreto legge 35/2013, così detto "sblocca debiti", intervenga, seppur parzialmente, su di una situazione grave e al tempo stesso grottesca. "Le piccole e medie imprese rischiano di fallire per mancanza di liquidità, anche a causa dei crediti maturati nei confronti delle Amministrazioni pubbliche e non ancora riscossi. Ricordo che il problema dei ritardi di pagamento della Pubblica amministrazione verso le imprese costituisce uno dei principali ostacoli alla ripresa economica; la Banca d'Italia ha recentemente stimato in 90 miliardi di euro l'ammontare del debito commerciale del settore pubblico. Paradossalmente, almeno nella nostra regione, la stragrande maggioranza dei Comuni, possiedono le risorse necessarie per saldare i debiti maturati verso le imprese fornitrici, ma non hanno potuto procedere coi pagamenti in quanto bloccati dalle rigide regole del Patto di stabilità interno".

CNA Emilia Romagna ha affidato al Centro Studi Sintesi di Venezia la realizzazione di un Rapporto che analizza l'entità, l'impatto e la distribuzione territoriale delle risorse sbloccate dal decreto 35 (anche per singolo Comune), nonché gli effetti dei pagamenti e le prospettive per il 2014.
Nel complesso, le imprese fornitrici delle Amministrazioni locali dell'Emilia Romagna beneficeranno, grazie ai recenti provvedimenti, di 1.198 milioni di euro. "A questo importo - come spiega Alberto Cestari del Centro Studi Sintesi – si è giunti considerando tre elementi: le risorse assegnate dal decreto 35 pari a 863 milioni di euro; l'ulteriore erogazione di cassa disposta dalla Regione Emilia-Romagna per il pagamento dei debiti nel settore sanitario, pari a 245 milioni di euro; altre misure minori, per lo più legate a manovre precedenti, come il Patto regionale verticale incentivato e la possibilità di escludere le spese di cofinanziamento UE dal Patto di stabilità delle Regioni. I pagamenti avverranno soprattutto verso le imprese fornitrici del comparto sanitario (693 milioni), assorbendo quasi il 58% dello sblocco per l'anno in corso; Comuni e Province pagheranno circa 368 milioni di euro, mentre la quota imputabile alla Regione (sanità esclusa) ammonta a 137 milioni di euro".

CNA MO-maggiori pagatori

Il Rapporto del Centro Studi Sintesi effettua una dettagliata analisi di ciascuna misura contenuta nel provvedimento "sblocca crediti". Il decreto prevede la possibilità per i Comuni e le Province con disponibilità di cassa di escludere dal computo del Patto di stabilità interno i pagamenti effettuati per saldare le fatture arretrate. Si tratta di una misura destinata agli enti che maggiormente soffrivano delle regole ferree del Patto di stabilità interno, in quanto non potevano procedere al pagamento dei fornitori pur avendo risorse disponibili in cassa.
In Emilia Romagna i Comuni che beneficeranno di questo strumento sono 299, pari al 91% delle Amministrazioni municipali soggette al Patto di stabilità. I dati indicano un'ampia adesione dei Comuni emiliano-romagnoli che raggiunge il 100% nelle 12 città con popolazione superiore ai 60.000 abitanti. I pagamenti che gli enti locali dell'Emilia Romagna potranno escludere dal Patto di stabilità interno nel 2013, a tutto vantaggio delle imprese creditrici, ammontano a 358 milioni di euro, di cui 302 milioni per i Comuni e 56 milioni per le Province. Nello specifico, la Provincia di Forlì-Cesena ha ottenuto un bonus di quasi 19 milioni di euro, mentre sul versante delle Amministrazioni municipali gli importi più rilevanti si concentrano nelle province di Parma (60,2 milioni) e Bologna (59,6 milioni). "Tuttavia – ha sottolineato Cestari – è opportuno fare due precisazioni: che si tratta di risorse proprie degli enti locali e non di erogazioni ricevute dallo Stato; e che le risorse liberate dal Patto serviranno per effettuare pagamenti in conto capitale (ad esempio opere pubbliche)".

CNA MO- risorsee sbloccate

Per gli enti locali privi di liquidità, invece, la Cassa Depositi e Prestiti interviene concedendo delle anticipazioni di cassa da restituire in un arco temporale non superiore ai 30 anni. Tale strumento risulta scarsamente utilizzato dagli enti emiliano romagnoli: nessuna Provincia si è avvalsa di questo strumento, mentre i Comuni beneficiari sono 24. Nel complesso, le anticipazioni che arriveranno dalla Cassa Depositi e Prestiti nel biennio 2013-2014 agli enti locali dell'Emilia Romagna ammontano a poco meno di 19 milioni di euro.

I dati raccolti confermano il fatto che gli enti locali di questa regione sono tra i più penalizzati dall'attuale assetto del Patto di stabilità interno, che impedisce alle Amministrazioni virtuose di pagare i propri fornitori pur avendo risorse per farlo. Infatti, lo sblocco del Patto di stabilità interno ha concesso all'Emilia Romagna un bonus di 358 milioni di euro, pari al 7,2% del plafond nazionale; diversamente, lo strumento messo a punto per gli enti privi di risorse (anticipazioni dalla Cassa Depositi e Prestiti) nel 2013 porterà in Emilia Romagna appena 19 milioni di euro, pari allo 0,5% del totale nazionale. La Cassa Depositi e Prestiti, in particolare, anticiperà risorse liquide soprattutto a beneficio degli enti locali di Campania (32,8% del totale), Lazio (20%), Calabria (14,5%) e Sicilia (11,2%).

CNA MO-pagamenti per investimenti

Le anticipazioni di liquidità sono il meccanismo adottato anche per procedere al pagamento dei debiti delle Regioni, distinguendo tra la parte sanitaria e non sanitaria. La Regione Emilia-Romagna ha deciso di accedere alle anticipazioni di liquidità messe a disposizione dal Ministero dell'Economia per il pagamento dei debiti sanitari, ricevendo il nulla osta dall'apposito Tavolo di verifica lo scorso 8 luglio. La prima tranche, relativa al 2013, ammonta a 448 milioni di euro; la seconda parte, invece, dovrebbe essere ripartita entro il prossimo 30 novembre. A questo si deve aggiungere anche l'ulteriore erogazione di cassa straordinaria di 245 milioni di euro disposta dalla Regione Emilia Romagna per il pagamento dei fornitori del settore sanitario. Considerando entrambe le misure, nel corso del 2013 si dovrebbe procedere al pagamento di 692,5 milioni ai creditori delle ASL dell'Emilia Romagna, contribuendo ad abbattere sensibilmente lo stock di debito verso i fornitori della sanità regionale che, al 31 dicembre 2012, ammontava a circa 1 miliardo di euro.
Il decreto 35/2013 prevede altri strumenti in grado di fornire maggiore liquidità agli enti locali al fine di saldare le fatture dei fornitori. Tra questi vi è il Patto regionale verticale incentivato: le Regioni possono peggiorare il proprio obiettivo di bilancio e contestualmente alleggerire i vincoli del Patto di stabilità interno degli enti locali; in cambio, ricevono un bonus da parte dello Stato pari all'83,33% di quanto messo a disposizione agli enti locali. La Regione Emilia-Romagna ha aderito al Patto di stabilità verticale incentivato, allentando gli obiettivi 2013 delle Province e dei Comuni per un importo complessivo di 99,6 milioni di euro.

"Le misure adottate – ha concluso con una precisa richiesta Gabriele Morelli - garantiranno una crescita dei pagamenti di circa 1,2 miliardi. Si tratta di un rilevante ammontare di risorse (pari allo 0,9% del PIL), in grado di far rifiatare le imprese per un po', non certo per riequilibrare i conti. Per risolvere strutturalmente il problema dei ritardi di pagamento della PA è necessario riformare le regole del Patto di stabilità interno: nello specifico, bisognerebbe applicare il principio dell'equilibrio della parte corrente del bilancio, ponendo un tetto all'indebitamento e concedendo più spazio agli investimenti. Si tenga presente che la misura relativa all'allentamento del Patto di stabilità interno degli enti locali disposta dal DL 35 vale solo per il 2013: in altre parole, il decreto contribuisce a sanare le situazioni pregresse senza, tuttavia, affrontare le cause dei ritardi di pagamento. Alla luce di questi elementi, è verosimile considerare la riforma strutturale del Patto di stabilità interno di Regioni ed enti locali quale priorità per il 2014, indispensabile per costruire un contesto favorevole alla ripresa economica".

(Fonte: ufficio stampa CNA Emilia Romagna)

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