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Giovedì, 03 Aprile 2014 17:52

Reggio Emilia - Mafie, capire le ragioni del “successo” per sconfiggerle In evidenza

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Questa mattina al museo Cervi di Gattatico, nell'ambito di “Noicontrolemafie”, si è discusso della memoria come nutrimento della democrazia -

 

Reggio Emilia, 3 aprile 2014 -

Perché le mafie prosperano? Perché il comportamento violento, che in passato era motivo di emarginazione, si è trasformato in un comportamento “di successo”? Le mafie hanno una matrice comune?

A questi interrogativi hanno cercato di rispondere gli studiosi riuniti questa mattina al museo Cervi di Gattatico per discutere della “Memoria come nutrimento della democrazia”, iniziativa organizzata nell’ambito di “Noicontrolemafie”, la festa della legalità promossa dalla Provincia di Reggio Emilia.

E se i “padroni di casa”, Rossella Cantoni, presidente dell’istituto “Alcide Cervi” e la Provincia, per bocca del suo vicepresidente Pierluigi Saccardi, hanno accolto relatori e studenti raccontando brevemente che cosa il territorio stia facendo per favorire la cultura della legalità, anche attraverso la valorizzazione di luoghi della memoria come l’istituto Cervi. Sono stati Giuseppe Carlo Marino, professore ordinario di storia contemporanea dell’università di Palermo, Monica Massari, docente di sociologia all’università degli studi di Napoli “Federico II”, Isaia Sales, docente di storia delle mafie all’università Suor Orsola Benincasa di Napoli, e Ercole Giap Parini, docente di sociologia generale all’università degli studi della Calabria, a tracciare un quadro generale in cui le mafie si inseriscono.

Ad avviare la discussione il professor Antonio Nicaso, direttore scientifico della manifestazione, che ha richiamato la singolarità della situazione italiana che non ha una sola mafia, ma ne ha almeno 4.

Il professor Giuseppe Carlo Marino, riprendendo i concetti legati al culto della mafiosità, ha aperto una riflessione sulle ragioni per cui la mafia ha avuto consenso.

“La legalità che s’identifica con un potere oppressivo e antidemocratico, provate a pensare al fascismo, – ha spiegato - è di fatto illegale. Per secoli la stragrande maggioranza della gente del sud aveva conosciuto solo la legge che stava dalla parte del loro oppressore. La mafia ha costruito quindi la sua rete di consenso nelle opposizioni, in essa ha sviluppato forza e ricchezza. La mafia è una struttura di potere in grado di sfruttare le contraddizioni di una società con l'obiettivo di un arricchimento privato”.

E attorno a questo concetto sono nate e prosperate le mafie, l’ultima, la più giovane in ordine di tempo la Sacra Corona Unita che ha messo le proprie radici in Puglia negli anni 70 e che oggi, ha spiegato Monica Massari, si sta riorganizzando con le seconde generazioni con investimenti in quella che è l’economia lecita.

Un altro fattore che ha favorito l’insediarsi delle mafie nei territori è stato quello della miopia culturale delle istituzioni, la difficoltà quindi di accettare che su un territorio possano attecchire organizzazioni mafiose, così come è accaduto in Puglia e anche nelle regioni del nord ritenute, per anni, dotate di anticorpi per fare fronte a questi fenomeni.

Comprendere le ragioni di questo successo aiuta a combatterlo, i diversi comportamenti delle mafie si inseriscono, infatti, all'interno di un modello comune, cioè i violenti si arricchiscono, diventano potenti, ma soprattutto oggi i violenti possono avere relazione. Con le mafie, ha spiegato Isaia Sales, la violenza si integra nella società. I violenti finiscono per diventare parte di un elite.

Il programma dettagliato del Festival della legalità è consultabile sul sito della provincia www.provincia.re.it oppure sul sito della manifestazione www.noicontrolemafie.it


(Fonte: ufficio stampa Provincia di Reggio Emilia)

 

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