Sabato, 23 Novembre 2013 09:12

Reggio Emilia, magazzino del Parmigiano-Reggiano: le risposte e gli interrogativi della Provincia In evidenza

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Il Comunicato della Provincia sul progetto del magazzino di stagionatura del Parmigiano Reggiano a San Martino in Rio -
 
Reggio Emilia, 23 novembre 2013 -
 
 OCCUPAZIONE - La Provincia di Reggio Emilia è molto attenta alla creazione di nuova occupazione: ha avviato start up che hanno portato alla nascita di un centinaio di posti di lavoro; ha sostenuto imprese attraverso l'erogazione di fondi dedicati e molte altre misure; nel difficile passaggio delle crisi aziendali, comprese quelle che hanno interessato le aziende del Comune di San Martino come la Cormo, sostiene i diritti dei lavoratori e le casse integrazioni.
La presidente Sonia Masini, il vicepresidente Pierluigi Saccardi, l'assessore provinciale alla Formazione professionale Ilenia Malavasi, hanno incontrato i rappresentanti dei lavoratori e il sindaco di San Martino in Rio con i quali hanno discusso della possibilità di rioccupare le persone che verranno messe in cassa integrazione o avranno problemi occupazionali.
Negli incontri è stata evidenziata la disponibilità di 25 posti di lavoro nel settore socio-assistenziale e c'è un impegno congiunto per trovare anche altre soluzioni nell'ambito del lavoro che la Provincia svolge con i propri Centri per l'Impiego e attraverso tutte le iniziative volte a creare nuova occupazione, come Re Up.
Quanto al magazzino non è ancora chiaro quanti posti di lavoro sarebbero eventualmente a disposizione, perché si è passati da una ipotesi di 20 persone ad una di 200. Chiediamo pertanto maggiore chiarezza perché le regole del diritto del lavoro non contemplano alcun automatismo nel passaggio di un lavoratore da una azienda in crisi ad una nuova impresa del territorio. Non c'è pertanto di per sé alcuna garanzia per i lavoratori della Cormo di essere eventualmente impiegati nella nuova struttura.
Inoltre, un magazzino altamente automatizzato genererebbe, come hanno dichiarato fin dall'inizio gli stessi proponenti, una modesta quantità di posti di lavoro, perché strutture di questo tipo non richiedono un alto numero di dipendenti.
Chiediamo dunque sia valutata la reale opportunità di lavoro che si produrrebbe.
 
URBANISTICA - Per quanto riguarda la questione urbanistica, i programmi elettorali votati dai cittadini, i piani approvati dalla Provincia di Reggio Emilia dettano indirizzi chiari e precisi: basta consumare suolo agricolo in modo indiscriminato, i nuovi investimenti vanno realizzati nelle apposite aree sovracomunali individuate. Inoltre il periodo di crisi che colpisce anche il nostro territorio sta purtroppo svuotando milioni di metri quadri di capannoni, così come di edilizia residenziale. Non può essere certo questo il periodo di nuove espansioni urbanistiche. Sono molte le strutture disponibili che potrebbero essere ristrutturate e adibite a magazzino del Parmigiano Reggiano e questo anche in comune di San Martino in Rio.
A questo proposito servono conti e numeri chiari. Girano troppe cifre tra loro differenti.
Il presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Giuseppe Alai, in una recente intervista ha dichiarato che nei magazzini esistenti a Reggio Emilia solo per il 64% viene stagionato il Parmigiano Reggiano. Perché non utilizzare anche il restante 36%?
Perché favorire con nuovi investimenti la concentrazione in poche mani di produzione, trasformazione, stagionatura, commercializzazione di un prodotto straordinario come il Parmigiano Reggiano, che ha valore anche perché mantiene a presidio del territorio e della sua salvaguardia migliaia di piccole aziende agricole che costituiscono un elemento imprescindibile del paesaggio tipico della Pianura Padana e del suo Appennino?
 
TRASPARENZA - Al momento non abbiamo del tutto chiaro chi realizzerebbe l'intervento e chi gestirebbe la filiera. Non abbiamo chiaro se sia vero, come riportato da organi di stampa, che Nuova Castelli spa sia in vendita a gruppi stranieri. Non abbiamo chiaro se a investire siano gruppi cooperativi o aziende familiari private. Rileviamo che dagli intrecci societari Itaca, già presieduta dal presidente di Confcooperative, del Consorzio del Parmigiano Reggiano nonché di Banco Emiliano Giuseppe Alai, confluisce in una azienda ungherese che produce un formaggio simile a Parmesan, denominato Majar. Tale formaggio è molto simile al Parmigiano Reggiano, pur di qualità infinitamente inferiore.
Il Parmigiano Reggiano stesso può trarne danno se venduto nella stessa filiera?
 
MADE IN ITALY - Il made in Italy è un grande tesoro per un Paese in recessione economica che perde posti di lavoro. Esso va tutelato con ogni mezzo, anche modificando norme e disciplinari che ora consentono di importare prodotti di scarsa qualità che possono essere lavorati o stagionati in Italia e rimessi sul mercato col marchio made in Italy. Pensiamo a quanti nuovi posti di lavoro si potrebbero creare se nell'agroalimentare si tutelasse davvero e fin dall'inizio la qualità e l'originalità dei prodotti italiani partendo dalle materie prime e proteggendoli effettivamente dalla concorrenza. Mescolare nella commercializzazione prodotti certificati da ottocento anni di lavorazione artigianale reggiana e italiana con prodotti esteri di qualità inferiore non aiuterà né a difendere le aziende agricole né a dare prestigio ai prodotti tipici certificati e all'Italia complessivamente.
 
(Fonte: Ufficio Stampa Provincia di Reggio Emilia)