Giovedì, 25 Gennaio 2018 10:12

Quando l'anima perde la sua memoria. In evidenza

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Di Guido Zaccarelli 25 gennaio 2018 - Apro gli occhi e vedo la luce del giorno. Un'aria frizzante avvolge di prima mattina l'attesa di una primavera appena sbocciata. Il sole è già sveglio all'orizzonte e ha preso avvio in compagnia delle sue quotidianità.

In molti sono in attesa dell'accadimento e quando succede l'anima sorride di gioia.
La memoria di ognuno rivive il proprio passato facendolo rifiorire nel presente arricchito di energia: il dono di una nuova vita. Un cammino sul dorso del tempo che necessita di luce e calore per evitare di lasciare dietro di sé le sfumature che altrimenti farebbero perdere di valore il ricordo.

La memoria è qualcosa di straordinario che l'uomo ha cercato di spiegare senza mai riuscire a dare una definizione univoca. Rammenta ogni giorno chi siamo e cosa facciamo. Ha le spalle larghe. Lavora sodo e in modo discreto, in silenzio e senza chiedere. Vive e si nutre del mondo che lo circonda.
Che bello ricordare: «la memoria è il modo con il quale l'uomo dà forma alla storia della sua esistenza, di essere cosciente: la storia è coscienza e conoscenza del passato, del passato a noi più vicino come di quello più lontano.»

Coscienza e conoscenza camminano insieme ogni giorno per raggiungere la parte più profonda della consapevolezza in perfetta armonia con il resto della persona. Chi sei, nasce dal ricordo che pesca la sua identità nella parte invisibile della memoria. «Ciao, ben arrivato, eccomi.» Il tempo passa e la vita scorre sulla linea del tempo.

I ricordi vissuti animano le giornate donando in ogni istante l'antico profumo di una primavera passata, ogni giorno presente come fosse appena sbocciata. Le giornate terse vivono una loro eterna giovinezza. Sono in mezzo a noi a tenerci compagnia. A ricordarci che non lasceranno mail che il ricordo sfumi in una notte buia lasciando dietro di sé una scia luminosa senza ritorno. «Chi sei?» L'estate è alle porte e il calore delle giornate si fa più vivo, più intenso. Il ricordo è ancora vivo.

Ogni tanto qualche nuvola si abbatte nel tardo pomeriggio a rinfrescare l'aria, per poi andarsene indisturbata. Pensi che sia sempre così. La verità è che nel tempo le nuvole le ritrovi al loro posto anche il giorno dopo, spesso in compagnia di altre. Lasciano filtrare per un po' qualche raggio di sole per «dare un senso al tempo prima che il tempo perda il significato di esistere.» Le giornate corrono, sempre più veloci. Le nuvole si addensano.

L'autunno è alle porte, la nebbia non sale e comincia a filtrare tra i camini fumanti delle case.

Sopraggiunge l'inverno. «Chi sei, non ti ricordi?: sono tua madre.»

La memoria torna a risplendere, sembra primavera. È un attimo. Il tempo di fuggire nei sui ricordi, lontani dai tuoi ma presenti nei suoi. Due mondi solo apparentemente lontani. Chi li unisce è il volto di un sorriso avvolto in un tenero abbraccio. «Apro gli occhi e vedo la luce del giorno.»

Chissà se ora stiamo guardando la stessa luce. Non importa, la gioia è nel suo cuore ed ora anche nel mio. «Chi sei?...»