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Il Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina dei Diritti Umani, in occasione della Giornata Mondiale della libertà di stampa che si celebra ogni anno il 3 maggio, intende sensibilizzare il mondo della scuola sulle tematiche di tutela della libertà di stampa e celebrare la memoria dei giornalisti che hanno perso la vita svolgendo il proprio dovere.

Tale giornata è stata celebrata la prima volta nel 1993 dopo essere stata proclamata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Il suo obiettivo è informare i cittadini delle violazioni della libertà di espressione che avvengono in moltissimi Paesi. Libertà sancita dall’articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e, per quanto concerne il nostro Paese, dall’articolo 21 della Costituzione “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.

La vera democrazia non può esistere senza la libertà di stampa. Il cuore pulsante delle nostre società democratiche è l’esistenza, infatti, di una stampa indipendente e sostenitrice del pluralismo. La vox veritas del giornalismo ben fatto che offre e commenta i fatti di attualità è garanzia per poter offrire regolarmente “i fatti della vita umana”.

La stampa arricchisce la vita delle persone e permette di conoscere la vastità del mondo, un po’ come i libri. Ma la stampa negli ultimi anni è diventata l’obiettivo mirato, la vittima collaterale dei più svariati conflitti. Sono sempre di più i giornalisti che lottano quotidianamente per evitare che i propri articoli siano lucchettati, che lottano per difendere il diritto all’informazione e ripugnano qualsiasi tipo di compromesso, bavaglio e museruola. Questi ultimi, specie quelli impegnati sui fronti di guerra o nelle inchieste mafiose, nel corso del tempo sono diventati uno dei principali bersagli di estremisti, terroristi, mafiosi, ma soprattutto le vittime sacrificabili in caso di conflitto.

Secondo Ossigeno per l’informazione, osservatorio della Stampa italiana che ha realizzato un dossier nel 2014 per la Commissione parlamentare antimafia, sarebbero 28 i giornalisti uccisi dal secondo dopoguerra ad oggi, mentre almeno 15 giornalisti vivono attualmente sotto scorta e altri 2.800 hanno ricevuto minacce di morte. Di questi, 11 giornalisti sono morti per mano di mafia e camorra o per azioni terroristiche: Cosimo Cristina, Mauro De Mauro, Giovanni Spampinato, Carlo Casalegno, Peppino Impastato, Mario Francese, Mino Pecorelli, Walter Tobagi, Giuseppe Fava, Giancarlo Siani, Mauro Rostagno e Beppe Alfano.

Gli altri giornalisti sono invece rimasti uccisi mentre si trovavano in missione all’estero, come Ilaria Alpi giornalista del Tg3 morta in Somalia nel 1994, tre giornalisti della Rai di Trieste uccisi in Bosnia Erzegovina nel 1994, Antonio Megalizzi giornalista radiofonico morto nell’attentato di Strasburgo nel 2018 e ancora altri 11 reporter. Tutti hanno sacrificato la loro vita per il diritto all’informazione. Ai giornalisti italiani ovviamente si affiancano quelli di tutto il mondo.

Per tale ragione, ogni anno, in occasione della giornata celebrativa l’UNESCO organizza conferenze in cui riunisce le agenzie delle Nazioni Unite, le organizzazioni per la libertà di stampa e i giornalisti professionisti. L’obiettivo è quello di tutelare il ruolo dei media nei paesi di guerra. Nel 2018 le Nazioni Unite hanno elaborato una mappa del livello di libertà di stampa nel mondo sulla base dei dati raccolti dall’ONG Reporter senza frontiere.

Il CNDDU, alla vigilia della giornata celebrativa, ci tiene ad omaggiare il ricordo di tutti i giornalisti che hanno perso la vita solo perché credevano nel Diritto all’informazione, credevano nel nobilissimo art.21 della Nostra Costituzione, e in nome della libertà di espressione avevano scelto di diventare portatori anche di verità scomode. E per essi e per gli ideali che hanno consegnato alla società civile che noi oggi abbiamo scelto di ricordare i loro nomi e le loro straordinarie vite spezzate.

Il 3 maggio, ovviamente, oltre ad essere una giornata commemorativa è anche una giornata per promuovere azioni concrete, per stimolare dibattiti tra professionisti dei media, per valutare la situazione della libertà della stampa nel mondo e per richiamare e allertare la comunità, specie quella scolastica.

Il CNDDU anche questa volta richiama l’attenzione di docenti e studenti della scuola secondaria di I e II grado affinché si levi una voce chiara, potente e tutelatrice di libertà. Si chiama #Inchiostrolibero l’iniziativa che abbiamo scelto per la Giornata Mondiale della libertà di stampa e che vedrà impegnate come sempre le classi della meglio gioventù italiana. Si tratta di ricordare, utilizzando la regola delle 5 W, la figura di un giornalista garante di libertà attraverso la creazione di un murales (digitale o su album) contenente immagini, nomi, date significative, pensieri e tutto ciò che si ricolleghi all’art.21 della Costituzione italiana e alla difesa e alla promozione della libertà di stampa. Lasciate che la libertà regni. Il sole non tramonterà mai su una così gloriosa conquista umana, così diceva Nelson Mandela. Buona conquista di libertà, cari strilloni!

Prof.ssa Rosa Manco
CNDDU

 

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Pubblicato in Cronaca Emilia

La tragedia di Rigopiano è tornata prepotentemente alla ribalta. Come spesso accade con le notizie dal fascino emozionante, la ridondanza esasperata deforma la verità e consolida nella pubblica opinione una "condanna" ancor prima dell'avvio del processo.

di Lamberto Colla Parma 3 dicembre 2017
E' quasi tutta la settimana che la vicenda di Rigopiano è tornata prepotentemente alla ribalta, con esasperata ridondanza, soprattutto riguardo alle intercettazioni telefoniche di quei giorni terribili, che hanno tenuto l'Italia incollata ai televisori e si è commossa per il coraggio dei due sciatori che per primi hanno raggiunto il luogo dove avrebbe dovuto trovarsi l'Hotel dei VIP, totalmente sommerso di neve e ruotato di molti gradi sotto la spinta violenta della massa nevosa, ancor più appesantita dal materiale raccolto lungo la discesa.

Ma come intercettazioni telefoniche? Come è possibile che ancor prima che si consumasse la tragedia gli inquirenti fossero già autorizzati a raccogliere le intercettazioni telefoniche?

Allora è proprio vero che la tragedia era prevedibile! Prevedibile che 4 scosse di magnitudo attorno a 5 si sarebbero abbattute in rapida successione, come prevedibile era che si accumulassero tre metri di neve in poche ore, prevedibile infine era che una valanga di dimensioni enormi (100.000 tonnellate di massa nevosa arricchita di alberi raccolti sul percorso), dopo cinquant'anni, dovesse per forza scendere a valle sullo spazio "impunemente" occupato da decenni dall'hotel.

La combinazione fortunata (per i giornalisti), a dire il vero, è che quelle intercettazioni erano state disposte per precedenti indagini ma venute buone, per gli avvoltoi della cronaca giudiziaria, per questa nuova. Due al prezzo di uno!

E i titoli d'effetto prendono possesso dell'informazione: "Allarmi ignorati, battute e risate" e "Rigopiano, risate un' ora prima: c' è la spa? Facciamo il bagno".

Così, quei dialoghi telefonici tra operatori un po' in confusione per quella sequenza di eventi assolutamente prevedibili, come lo era anche l'annunciata esondazione del fiume (avvenuta il giorno precedente - 18 gennaio ) che nelle stesse ore della bomba di neve stava allagando Pescara (luogo del coordinamento dello stato di emergenza) e dintorni mettendo oltremodo sotto pressione tutta la macchina dei soccorsi, sono diventati, a distanza di quasi un anno, prove di colpevolezza e responsabilità.

Già perché era, ovviamente, prevedibile che le pochissime turbine e spazzaneve disponibili (una era in riparazione e un'altra è rimasta bloccata senza carburante lungo la strada che conduce a Rigopiano) furono prioritariamente dirottate a liberare le zone a più alta intensità di anziani e/o malati.

Chissà cosa si racconterebbe oggi se il coordinamento dell'emergenza avesse privilegiato la scelta di liberare la strada dell'Hotel dei VIP, quella SPA frequentata spesso dalla Barbara D'Urso e altri volti noti della Tv, lasciando al loro destino i malati, gli anziani o i più deboli.
Probabilmente, quegli stessi operatori, sarebbero già al patibolo.

La "stampa" ha deciso che sono colpevoli e che a loro deve esser assegnata una responsabilità. Altre 23 persone hanno ricevuto l'avviso di garanzia (garanzia di che, se sono già colpevoli!), a partire dall'ex prefetto per arrivare ai miseri sindaci passando dagli operatori telefonici, tutti colpevoli. Il processo è già fatto, senza appello.

Vergogna! Con questo modo di fare informazione si mettono inutilmente alla gogna potenziali innocenti e non si contribuisce a fare chiarezza e giustizia, quella vera, anzi si alimentano speranze inutili ai familiari delle povere vittime.

Tutto questo fango inutile e gratuito per una manciata d'ascoltatori o di copie vendute o di "like" in più.

(Foto: Soccorritori di Modena per liberare strada a Comunanza Rigopiano)

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Pubblicato in Politica Emilia