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A Bologna imponenti misure di sicurezza per la nuova udienza del processo Aemilia: ieri è stata la volta del pentito Giuseppe Giglio che, come gli altri imputati, ha richiesto il rito abbreviato.

Bologna – 06 Aprile 2016 -

Imponenti misure di sicurezza ieri per la nuova udienza relativa al processo Aemilia che si è tenuta a Bologna. Rito abbreviato richiesto dagli imputati che, in questa occasione, ha visto salire sul banco Giuseppe Giglio - accusato di essere uno degli organizzatori dell'associazione di tipo mafioso individuata dalla Dda di Bologna radicata in Emilia e risultata indipendente dalla Calabria.

Giglio ha formalizzato la richiesta di essere interrogato dal gup Francesca Zavaglia ed il suo difensore ha annunciato di voler produrre i verbali depositati con le prime dichiarazioni rese dal suo cliente.
Ancora è da valutare se potranno effettivamente essere utilizzati e considerati validi, risulta comunque che molte dichiarazioni rese dall'imputato riguardino altri coinvolti nello stesso procedimento.

Secondo quanto previsto, il processo con rito abbreviato dovrebbe esaurirsi entro il 22 aprile, data entro la quale sono attese le sentenze di primo grado, a cui seguirà il processo per dibattimento a Reggio Emilia.
Insomma, dal 20 aprile si comincerà ufficialmente il processo a porte aperte all'interno dell'aula bunker appositamente allestita nel Palazzo di Giustizia, con udienze previste fino a settembre.

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Eternit: ancora a giudizio oppure no? Dopo il primo processo, che si era concluso con la prescrizione dell’accusa di disastro ambientale per il patron svizzero Stephan Schmidheiny, il secondo ora rischia di non essere nemmeno celebrato.

Reggio Emilia, 24 luglio 2015 - di Ivan Rocchi

C’era anche una delegazione reggiana oggi a Torino per l’ultima udienza della fase preliminare del secondo processo Eternit. La Cgil di Reggio Emilia, i parenti delle vittime e alcuni ex lavoratori dello stabilimento di Rubiera (RE) speravano di vedere l’inizio di un nuovo processo all’ultimo proprietario del gruppo belga, lo svizzero Stephan Schmidheiny. E questa volta non per disastro ambientale, ma per omicidio.

Infatti, Schmidheiny era stato già condannato a 18 anni di reclusione per disastro ambientale doloso al termine del primo processo Eternit, ma poi era intervenuta la prescrizione e quindi era stato prosciolto dalle accuse. Ora si è aperto un nuovo processo, che lo vede come unico imputato per la morte di più di 200 persone. Ma adesso tutto è in sospeso, dopo la decisione del giudice.

Ciro Maiocchi, del dipartimento salute e sicurezza della Cgil di Reggio Emilia non nasconde l’amarezza. “Le attese erano molte – spiega Maiocchi - soprattutto quelle dei familiari delle vittime. Oggi il giudice incaricato aveva il compito decisivo di rinviare a giudizio Stephan Schmidheiny, ultimo proprietario della multinazionale Eternit, decidendo se l'accusa più pertinente sia quella di omicidio volontario (non prescrivibile) o omicidio colposo (prescrivibile). Ma il giudice ha optato per una terza via. Dopo che la difesa dell’imputato ha sollevato obiezioni sulla possibilità di processare per una seconda volta la Eternit, pur con motivazioni giuridiche diverse accadute nel medesimo contesto storico, il giudice ha scelto di richiedere un parere direttamente alla Corte costituzionale”.

In effetti, secondo il principio ne bis in idem (non due volte per la medesima cosa), un accusato non può essere giudicato due volte per lo stesso reato. Il giudice ha dunque proposto di dirimere la controversia e di chiedere a un soggetto terzo se il secondo processo Eternit possa comportare violazioni della Costituzione o dei trattati europei. Non è facile prevedere quanto tempo richiederà questo nuovo passaggio, e questo significa un’ulteriore attesa per i famigliari delle vittime e per i lavoratori coinvolti, dopo anni di battaglie processuali.

“Anche noi della Cgil insieme ad Afeva (Associazione Familiari Vittime Amianto) iniziamo a soffrire della mancanza di risultati - continua Ciro Maiocchi -, consci che le insidie sono molte e soprattutto che non si possono attendere tempi biblici. Per questo bisognerà vigilare perché la Corte costituzionale decida al più presto se un secondo processo Eternit sia effettivamente legittimo o meno. Crediamo che a questo punto sia necessario definire una strategia processuale e sindacale comune, perché rimane fortissimo l'intreccio tra questioni giuridiche e di diritto e azioni sindacali”.

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