Di Lamberto Colla Parma, 29 agosto2021 171° giorno dell'anno 2 dell'era COVID-19 - domenica -
Dell’estremo sud era anche Domenico Arcuri (Melito di Porto Salvo, il comune più a sud della Calabria continentale), calabrese è pure l’origine di Vittorio Colao, che da super-commissario nel Governo Conte, è stato promosso a Ministro dell’Innovazione Tecnologica e la transizione digitale nel Governo Draghi lo scorso 13 febbraio 2021.
La componente dei Governi degli ultimi anni hanno tutti avuto una pesante rappresentanza del Sud ma l’ultimo, a guida Mario Draghi (con radici a Monteverde, Irpinia), possiede la particolare caratteristica di esprimere ben 4 alte cariche tutte provenienti da Potenza.
Ai “veterani” Roberto Speranza e Luciana Lamorgese, si sono aggiunti Giuseppe Moles, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega all’Editoria e infine il Generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario per l’emergenza Coronavirus chiamato a sostituire quel Domenico Arcuri che da poco più di un mese è stato richiamato (senza molta pubblicità) nella compagine governativa, dalla quale aveva avuto il “Buonservito”, a assumere il ruolo di controllore dei conti del PNR.
Un incarico, quello di Arcuri, che segue di poche ore la segnalazione di Deloitte circa di 20,5 milioni di perdite non segnalate nel Bilancio 2020 di Invitalia, società nella quale è al vertice da ancor prima della sua chiamata a Commissario al coronavirus.
“Per i revisori, - segnala La Stampa riportata da Il Tempo - nel bilancio 2020 mancano 20,5 milioni di perdite. Secondo la critica di Deloitte, gli utili della società pubblica sarebbero stati 16,4 milioni e non i 36,9 annunciati da Arcuri e approvati «senza rilievi» dall’assemblea degli azionisti. Cioè dal Mef, unico azionista, al 100%.”
Una riconferma di fiducia che non si comprende appieno, soprattutto alla luce della l’esperienza commissariale ben poco qualificante e della gestione economico finanziaria di Invitalia portata alla luce dalla Deloitte e anch’essa ben poco pubblicizzata.
Potenza, circa 65.000 abitanti, ha quindi dato la vita a 4 importanti personaggi di governo, che per anagrafica difficilmente si sono conosciuti nella loro città natale ma che dalla Lucania hanno ereditato una forza e determinazione tale da portarli in contemporanea nella stanza dei bottoni nazionale.
(Potenza - foto Michele Luongo)
Il generale Figliuolo è infatti del 1961, Roberto Speranza del 1979, Luciana Lamorgese del 1953 e Giuseppe Moles del 1967.
Diverse le età e, come spesso accade anche per i giovani di altre regioni del Sud, lasciarono ben presto la Basilicata.
Solo il Ministro Speranza, studi al Liceo scientifico Galileo Galilei di Potenza e poi laurea in Scienze Politiche alla Luiss di Roma (2001), ha iniziato la sua carriera politica in città, dove è stato consigliere comunale dal 2004 al 2009, poi assessore per altri due anni. Aveva ricoperto anche la carica di segretario regionale della Sinistra giovanile e poi del Pd.
Insomma difficile che la “città” d’origine sia stato il campo di addestramento e di incontro tra i “4 moschettieri” del Governo Draghi, ma è fuor di dubbio che l’aria di montagna, con le innate difficoltà, e l’isolamento territoriale e sociale siano stati dei fattori determinanti per la costruzione del carattere e della personalità.
Se la Lucania sta facendo un figurone, al contrario la Calabria non sta brillando con le sue stelle cadenti: di Vittorio Colao non si hanno notizie, mentre Domenico Arcuri, quatto quatto, sta proseguendo la sua opera manageriale collezionando insuccessi ma restando sempre miracolosamente a galla.
Un mistero di cui è meglio non sapere.
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