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Sardex, la Community dell’economia reale, consente accesso gratuito a credito e opportunità commerciali del Circuito per supportare le PMI durante la crisi Coronavirus - #IostoinSardex

Sardex, la community delle PMI Italiane, con oltre 10.000 aderenti e 600.000 transazioni nel solo 2019, lancia l'iniziativa #IostoinSardex: sarà possibile l'accesso al Circuito immediato e senza costi per tre mesi, ottenendo da subito liquidità aggiuntiva e la possibilità di incontrare nuovi clienti e fornitori. Inoltre, piani di rientro congelati per tre mesi e l’abbonamento gratuito per i dipendenti dei neo iscritti. L’AD Marco De Guzzis: “Un contributo concreto, per sostenere da subito le PMI del Paese”.

Milano, 3 aprile  2020 - Fare rete, accedere velocemente al credito e senza interessi, risparmiare preziosa liquidità euro e trovare nuovi clienti. Questi i capisaldi per aziende sane e in crescita, gli anticorpi fondamentali che il Circuito Sardex mette a disposizione di migliaia di imprese aderenti in tutta Italia. E la ricetta cardine della moneta complementare più diffusa del Paese, ora è pronta a rafforzarsi per fronteggiare la crisi Coronavirus.
Nata a sostegno delle PMI e in prima linea anche in questo momento di contrazione economica, Sardex mette a disposizione strumenti e risorse e lo fa con l’iniziativa #IostoinSardex:

In via straordinaria, i nuovi iscritti potranno accedere al Circuito gratuitamente iniziando da subito a scambiare beni e servizi nella rete e a godere di una linea di credito senza interessi, versando la quota di partecipazione solo fra tre mesi con dilazioni agevolate. Potranno, in forma del tutto gratuita, iscrivere alla rete i propri dipendenti, estendendo anche a loro i vantaggi della moneta complementare, e infine, potranno scegliere di attivare la linea di credito aggiuntiva Sardex - Efficio +, con tempi di rientro a tre mesi dall’attivazione: a fronte di una richiesta di crediti, i nuovi iscritti, così come le imprese già aderenti, inizieranno a pagare le rate, senza interessi, dopo 90 giorni dall’attivazione.
Un’opportunità per continuare ad investire grazie ad un cuscinetto temporale che nelle prossime settimane potrebbe giocare un ruolo importante: nella ripresa delle attività di migliaia di imprese, e nell’avvio di investimenti aziendali e progetti personali, circolo virtuoso che rimette in moto l’economia del Paese.

“Siamo da sempre dalla parte delle piccole e medie imprese - ha dichiarato Marco De Guzzis, Amministratore Delegato di Sardex - e abbiamo già generato oltre mezzo miliardo di business aggiuntivo per le 10 mila aziende nella nostra rete, con oltre 600 mila operazioni in crediti sardex solo nell’ultimo anno. Con #IostoinSardex vogliamo consentire alle imprese di tutta Italia di accedere a credito e ricavi aggiuntivi che possano dare un contributo positivo nell’affrontare la crisi attuale. Supereremo questo momento di difficoltà, ma ora è fondamentale dare un sostegno fattivo a tutte quelle realtà aziendali e associative che hanno bisogno di superare la contingenza riducendo i danni.”

Sardex oggi è presente in tutta Italia e oltre al territorio sardo, il network è in forte crescita e in consolidamento in Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte.
Le aziende interessate all’iniziativa #IostoinSardex e a partecipare alla rete di credito commerciale possono fare domanda di iscrizione su: www.sardex.net

Il Circuito Sardex consente ad imprese, liberi professionisti e associazioni di scambiare beni e servizi su una piattaforma innovativa grazie ad un conto digitale dove un sardex è uguale ad un euro. Supportati dalla forza della rete, i partecipanti attraggono nuovi clienti e trovano nuovi fornitori che fanno parte del network e sono interessati ad allargare il proprio giro d’affari.
Ad oggi oltre 10 mila aziende in tutta Italia hanno messo a disposizione 200 milioni annui di beni e servizi da scambiare in moneta complementare dentro il Circuito e migliaia di dipendenti di aziende iscritte ricevono parte della propria retribuzione in crediti sardex.

Nel Circuito gli aderenti hanno accesso a credito aggiuntivo senza pagare interessi, riducendo la necessità di disponibilità in euro senza rinunciare ad investire nella propria attività, far crescere progetti personali, far fronte alla liquidità di cassa e promuoversi in una rete di imprese dove collaborazione e fiducia del singolo si trasformano in ricavi e benefici per tutti.

Sardex: la community dell’economia reale.

Per ulteriori informazioni: www.sardex.net // Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Pubblicato in Economia Emilia

Molti i cambiamenti, che negli ultimi vent'anni, hanno viso coinvolte attrezzature e organizzazione. Il "coronavirus ha però completamente stravolto l'approccio alla manipolazione, conservazione e distribuzione dei pasti alle "prime linee".

di LGC e Foto di Francesca Bocchia Parma 2 aprile 2020 - Un'emergenza straordinaria, da più parti assimilata a quella in tempi di guerra, ha comportato straordinari interventi in ogni ambito organizzativo delle strutture interessate al presidio dell'emergenza.

Abbiamo incontrato Claudio Pattini, uno dei responsabile della cucina mobile regionale della protezione civile, per approfondire le conoscenze di questo importante reparto logistico al servizio della comunità impegnata nei soccorsi. "Sono vent'anni che faccio questa attività, ho iniziato con l'emergenza Po 2000. Cosa è cambiato. Tantissimo, sotto il profilo organizzativo, come materiali e mezzi con un salto di qualità notevole. Ad esempio adesso abbiamo un camion cucina con annesso camion frigo e lavaggio per il pentolame. All'inizio invece erano solo fornelli da cucina. Con questo evento è però cambiato molto altro. Dalla fornitura di mensa al volontariato e alla popolazione, che si faceva nei casi di emergenze passate, ora il nostro comportamento è invece radicalmente mutato, non solo dal punto di vista organizzativo ma anche dal lato della distribuzione dei pasti. La distribuzione oggi va fatta con vaschette sigillate e tutta una serie di accorgimenti estremi. Dobbiamo evitare qualsiasi tipo di contaminazione e inoltre non eravamo abituati a lavorare in cucina con le mascherine , che invece in questa circostanza sono indispensabili , così come i guanti. Questo ha insegnato a tutti quanto sia importante la cura della cucina e della manipolazione degli alimenti."

Approfondimenti inimmaginabili nelle precedenti occasioni.

"Un altro aspetto, prosegue Pattini, è stata di dare supporto a coloro che sono in prima, seconda e terza linea. Dobbiamo garantire il vettovagliamento a chi è al "fronte". Questo ha comportato l'invaschettamento singolo per consentire la mensa nel rispetto del metro e mezzo di distanza necessario. La dimensione dl pasto stesso si è stravolto."

La cucina "da campo" della Protezione Civile è presidiata normalmente da 4-5 volontari che, presenti a rotazione, preparano pasti per la centrale del 118, per la centrale dei trasporti ordinari, per il soccorso sanitario della protezione civile e, quando capita, producono anche pasti per persone che sono rimaste sole . In caso di necessità quindi danno supporto anche a queste occasioni sociali di temporanea emarginazione.

Per la cronaca quest'oggi erano presenti: Gelati Stefano, Pattini Claudio, Pattini Andrea e Gasparotto Giovanni

Buon lavoro ragazzi e… Grazie da tutta la collettività!

Pubblicato in Cronaca Emilia

Cambiano le regole per definire i tracciati della fattura elettronica. Il provvedimento è stato definito dal direttore dell'Agenzia delle Entrate lo scorso 28 Febbraio 2020 e prevede una modifica importante da apportare alle fatture, in relazione sia al “Tipo Documento”, che alla “Natura”. Si tratta di cambiamenti sostanzialmente tecnici, apportati per rendere più efficienti i processi di assistenza e di controllo dell'amministrazione finanziaria. Ma non solo.

Infatti, queste modifiche sono altresì volte a garantire una gestione più rapida e sicura della contabilizzazione dei dati dei software dedicati, così che gli operatori possano capire e definire più velocemente le richieste. Inoltre, ne andrà a beneficiare anche l'elaborazione automatica dei dati per la determinazione della dichiarazione IVA precompilata e dell'esterometro.

Ma in cosa consistono queste modifiche? Semplificando al massimo, possiamo dire che per ciò che concerne il “Tipo Documento” saranno introdotte nuove tipologie di documento e nuovi codici documento. Allo stesso modo, verranno usati nuovi codici relativi alla ritenuta applicabile, riferimenti che vanno a maggiorare il dettaglio e le specifiche relative rispetto ai codici usati in passato.

Cambiano anche i codici natura IVA, che indicheranno con maggior precisione il perché non si è soggetti. E, infine, un piccolo mutamento tocca anche la voce “Dati Bollo” che, sebbene resterà sempre presente, sarà opzionale riportare o meno l'importo (in quanto sempre pari a 2 euro).

Tutte queste novità andranno in vigore, in via definitiva e perentoria, il 1° ottobre 2020. Ma già a partire dal 4 maggio 2020 e fino al 30 settembre 2020 il sistema di interscambio accetterà sia le fatture con il vecchio schema, che con quello nuovo, indistintamente. Chiaramente, data l'attuale situazione, queste date potrebbero subire delle variazioni.

Il cambio progressivo dello schema della fattura elettronica sarà di aiuto per avere una maggiore dimestichezza con le nuove introduzioni. Di certo, un ausilio fondamentale ci arriva dai software per la fatturazione elettronica come Fatture in Cloud, che in caso di compilazione errata o non conforme avvisano subito l'utente, evitando così di perdere tempo e di inviare documenti da ricompilare. Per di più, oltre ad evitare problematiche del genere, segnalano subito se la fattura è stata accettata o meno dal sistema di interscambio.

Dunque, se da una parte le novità introdotte possono risultare ostiche ai più, dall'altra l'impiego di un buon software per la fatturazione elettronica mette al riparo da problematiche e criticità che possono sorgere in corso d'opera, ottimizzando tempo e risorse degli addetti ai lavori.

 

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Pubblicato in Nuove Tecnologie Emilia

Coronavirus. L'aggiornamento: 15.333 i casi positivi in Emilia-Romagna, 546 in più rispetto a ieri. I casi lievi in isolamento a domicilio sono 6.640. Continuano a salire le guarigioni, che arrivano complessivamente a 1.663 (+97)

I pazienti in terapia intensiva sono 366, 7 più di ieri. I decessi arrivano a 1.811: 79 in più. Procede il piano di rafforzamento dei posti letto: sono 5078 quelli già allestiti in tutta la regione. Atterrato oggi pomeriggio all'Aeroporto Marconi di Bologna il primo di tre voli cargo in arrivo dalla Cina, con materiale sanitario acquistato dalla Regione Emilia-Romagna. Focus su Piacenza

Bologna 2 aprile 2020 – 15.333 casi di positività al Coronavirus in Emilia-Romagna, 546 in più rispetto a ieri; 62.027 i test effettuati, 3.570 in più. Questi i dati - accertati alle ore 12 di oggi, mercoledì 1^ aprile, sulla base delle richieste istituzionali - relativi all’andamento dell’epidemia in regione.

Complessivamente, sono 6.640 le persone in isolamento a casa, poiché presentano sintomi lievi, che non richiedono cure ospedaliere, o risultano prive di sintomi (197 in più rispetto a ieri); quelle ricoverate in terapia intensiva sono 366, 7 in più rispetto a ieri. I decessi sono purtroppo passati da 1.732 a 1.811: 79 in più, quindi, di cui 44 uomini e 35 donne.

Continuano, nel frattempo, a salire le guarigioni, che raggiungono quota 1.663 (97 in più rispetto a ieri), 1.177 delle quali riguardano persone “clinicamente guarite”, divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione; 486 quelle dichiarate guarite a tutti gli effetti perché risultate negative in due test consecutivi.

Per quanto riguarda i decessi (+79), per la maggior parte sono in corso approfondimenti per verificare se fossero presenti patologie pregresse. I nuovi decessi riguardano 19 residenti nella provincia di Piacenza, 11 in quella di Parma, 9 in quella di Reggio Emilia, 18 in quella di Modena, 7 in quella di Bologna (di cui 2 nel territorio imolese), 3 in quella di Ferrara, 1 in quella di Ravenna, 3 nella provincia di Forlì-Cesena, di cui 1 nel forlinese, 4 in quella di Rimini. 4 decessi si riferiscono a residenti fuori regione.

Questi i casi di positività sul territorio, che invece si riferiscono non alla provincia di residenza ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: Piacenza 2.765 (49 in più rispetto a ieri), Parma 2.049 (44 in più), Reggio Emilia 2.665 (112 in più), Modena 2.416 (119 in più), Bologna 1.942 (129 in più), Imola 283 (12 in più), Ferrara 341 (15 in più), Ravenna 627 (22 in più), Forlì-Cesena 789 (di cui 384 a Forlì, 9 in più rispetto a ieri e 405 a Cesena, 24 in più), Rimini 1.456 (11 in più).

La Regione avvia lo screening al personale sociosanitario dell’Emilia-Romagna
Come annunciato nei giorni scorsi, sono iniziati oggi da Piacenza a Rimini i controlli su tutto il personalesociosanitario della sanità pubblica, privata convenzionata e dei servizi socioassistenziali, sia sintomatico che asintomatico, per garantire la sicurezza degli operatori e consentire loro di lavorare in condizione di massima tutela, per sé e per i pazienti.

La Regione si è dotata di test sierologici che permettono di verificare attraverso un prelievo del sangue, in tempi molto rapidi, la presenza e il tipo di anticorpi nell’organismo, e quindi di sapere se il paziente è venuto in contatto con il virus, e se è diventato immune. Chi risulta negativo verrà testato dopo 15 giorni, i positivi saranno sottoposti a un tampone tradizionale per averne conferma.

Oggi pomeriggio sono partiti a Bologna i primi test sierologici sui dipendenti sanitari del S. Orsola, dell’ospedale Bellaria e del Maggiore, oltre che in alcune realtà sociosanitarie del territorio, come le case residenza per anziani (Cra). Come da indicazioni regionali, si comincerà dai reparti maggiormente esposti alla possibilità di contagio. Al Rizzoli hanno già effettuato il tampone su 600 operatori, a Montecatone su 237 operatori su 371.

A Reggio Emilia sono iniziati oggi pomeriggio i test sierologici agli operatori dei reparti di malattie infettive, terapia intensiva e pneumologia presso il laboratorio dell’Arcispedale Santa Maria Nuova.

Anche l’Ausl Modena è già partita con i primi screening, fatti con i test sierologici: da oggi è attivo un piano strutturato di test che prende il via dagli operatori impegnati nei reparti più a rischio - emergenza-urgenza, rianimazioni e reparti Covid - e soprattutto da quelle Case residenza anziani che stanno vivendo le situazioni più impegnative dal punto di vista delle positività. Pavullo, Vignola, Carpi, Mirandola e il 118 di Modena, hanno iniziato i primi prelievi, e si continuerà nei prossimi giorni estendendo l'attività su tutti i distretti.

In Romagna, oggi pomeriggio si sono effettuati i primi 40 test a Rimini, dove è stata predisposta una ex sala riunioni riconvertita. Già da domani mattina si procederà per gli altri ambiti territoriali a Ravenna, Forlì e Cesena.

Da domani partiranno tutte le altre Asl.

Da Piacenza a Rimini, 5.078 i posti letto aggiuntivi già allestiti su tutto il territorio
Da Piacenza a Rimini prosegue il lavoro all’interno della rete ospedaliera per attuare il piano di rafforzamento dei posti letto messo a punto dalla Regione. Da ieri a oggi, passano complessivamente da 5.044 a 5.078 tra ordinari (4.530) e di terapia intensiva (548).

Nel dettaglio: 716 posti letto a Piacenza (di cui 45 per terapia intensiva), 1.139 a Parma (68 terapia intensiva), 731 a Reggio (58 terapia intensiva), 538 a Modena (86 terapia intensiva), 923 nell’area metropolitana di Bologna e Imola (161 terapia intensiva, di cui 16 a Imola), 258 a Ferrara (32 terapia intensiva), 773 in Romagna (nel dettaglio: 258 Rimini, di cui 39 per terapia intensiva; 41 Riccione; 115 Ravenna, di cui 14 per terapia intensiva 98 per terapia intensiva a cui si aggiungono ulteriori 8 posti messi a disposizione da Villa Maria Cecilia di Cotignola per la terapia intensiva; 99 Lugo, di cui 10 per terapia intensiva; 89 Forlì, di cui 10 per terapia intensiva; 133 Cesena, di cui 17 per terapia intensiva).

Per quanto riguarda l’apporto delle strutture private, a Piacenza la Casa di Cura Sant’Antonino e il San Giacomo e Casa di Cura Piacenza per 210 posti letto complessivi Parma conferma l’attivazione dell’ospedale Piccole Figlie (ad oggi 25 posti letto Covid) e della casa di cura Val Parma Hospital (attivati tutti i 40 posti messi a disposizione). Sempre in provincia di Parma sono stati attivati 20 posti letto da parte della casa di cura Città di Parma. A Reggio Emilia è attiva la struttura Villa Verde con 40 nuovi posti letto.

A Bologna, nell’ambito del nuovo accordo con l’Associazione italiana ospedalità privata (Aiop) si sono aggiunte le case di cura Villalba e Villa Erbosa, entrambe dotate di posti letto per la terapia intensiva, e Villa Laura con 48 nuovi posti letto attivati. In Romagna sono stati attivati 8 posti di terapia intensiva a Villa Maria Cecilia.

Relativamente ai Covid hospital sono attivi quello del Delta di Ferrara (106 posti letto aggiuntivi), che si affianca all’hub dell’ospedale Sant’Anna e - per la Romagna - l’ospedale di Lugo, con 93 posti letto Covid a cui si aggiungerà quello di Riccione che, al momento, ha attivato 41 posti letto per acuti; entrambi da affiancare agli hub di Rimini, Ravenna e Forlì-Cesena.

Sul resto del territorio regionale restano confermati, gli ospedali di Castel San Giovanni e Fiorenzuola; a Parma il padiglione Barbieri e il padiglione 26 dell’ospedale Maggiore (hub), Fidenza e Borgo Taro; a Reggio Emilia, a supportare l’hub Arcispedale Santa Maria Nuova in città, oltre a Guastalla si è aggiunto Scandiano; a Modena opera come hub il Policlinico (Baggiovara dà supporto sia per l’area intensiva che per i pazienti in fase acuta) e sono pronti Carpi (dove è già attiva per pazienti Covid anche la Terapia Intensiva con 15 posti letto), Mirandola, Sassuolo e, da lunedì, è entrato in funzione come struttura Covid l’ospedale di Comunità di Castelfranco Emilia; a Bologna, nell’hub del Sant’Orsola, è attivo il padiglione Covid, il 25, oltre al Bellaria, già Covid hospital che funzionerà come tale anche per l’imolese.

Sempre in provincia di Bologna, sono attivi posti letto per pazienti Covid anche presso l’ospedale di San Giovanni in Persiceto (52 letti) e Bentivoglio (36 letti).

Per i pazienti meno gravi o in via di guarigione sono già attivi come strutture Covid l’ospedale di Comunità di Bobbio, e nel modenese l’ospedale di Comunità di Fanano.

Atterrato oggi pomeriggio all'Aeroporto Marconi di Bologna il primo di tre voli cargo in arrivo dalla Cina, con materiale sanitario acquistato dalla Regione Emilia-Romagna
Un flusso di materiali medico-sanitari da 100 metri cubi, composto da 185 mila tute, 1 milione di mascherine chirurgiche e 15 mila occhiali protettivi, destinati alla Protezione civile e alle Aziende sanitarie dell'Emilia-Romagna per fare fronte all'emergenza Covid-19. E’ il carico atterrato oggi pomeriggio all'Aeroporto Marconi di Bologna; il primo di tre voli cargo in arrivo dalla Cina, con materiale sanitario acquistato dalla Regione Emilia-Romagna. Per domani è previsto l'arrivo di un secondo volo cargo, con altre 70.000 tute. Il terzo volo arriverà nei prossimi giorni con altri 140 metri cubi di materiale sempre proveniente dalla Cina.

Focus su Piacenza: dal contributo delle Unità speciali di continuità assistenziale (USCA) ai tamponi a domicilio e per fine isolamento domiciliare
A Piacenza le Unità speciali di continuità assistenziale sono attive da ormai una decina di giorni. Sono team composti da medici e infermieri che agiscono sul territorio al domicilio dei pazienti per collaborare con i medici di famiglia e i pediatri di libera scelta e, con loro, far fronte alla epidemia di Coronavirus.
L’Ausl di Piacenza ha scelto di intensificare la diagnostica ecografica destinata a identificare condizioni polmonari suggestive per una evoluzione severa e trattarle più precocemente, in modo da mantenere il paziente al proprio domicilio ma scongiurando per quanto possibile l’evoluzione verso forme di insufficienza respiratoria.
Finora sono stati fatti quasi 400 interventi e ci sono altre 300 richieste già arrivate dai medici di famiglia.

L’infezione da Coronavirus si può manifestare in forme asintomatiche, paucisintomatiche o comunque benigne, o in forme più gravi con compromissione polmonare importante. La possibilità di sviluppare forme più critiche dipende da diversi fattori fra cui l’età più avanzata, patologie croniche preesistenti, la persistenza di febbre per diversi giorni o la comparsa di sintomi impegnativi come la dispnea. La gestione di queste situazioni è affidata in prima battuta al medico di famiglia, che raccoglie la descrizione dei sintomi, che conosce da tempo il proprio paziente, che sa della presenza o meno di malattie croniche preesistenti e del loro livello di complessità, che ha contezza della composizione del nucleo famigliare e del profilo di rischio di tutti.

Le forme paucisintomatiche non necessitano dell’intervento delle equipe speciali di continuità assistenziale, il medico di famiglia le gestisce con la terapia più appropriata. L’attivazione avviene per quei pazienti che per età avanzata, malattie concomitanti, durata e gravità dei sintomi hanno necessità di un inquadramento più spinto. È il medico curante che, valutato bene il caso, decide se la gestione possa avvenire in tranquillità senza particolari approcci o viceversa se sia necessaria una valutazione più articolata. Questo inquadramento non è finalizzato a fare tamponi al domicilio, che possono essere fatti o meno al paziente a seconda delle sue condizioni, e che comunque sono stati eseguiti fin dall’inizio dell’epidemia a cura del Servizio di Igiene Pubblica, ma per identificare situazioni di criticità più complessa che meriti un approccio terapeutico differente. Da ultimo le forme più gravi con quadro di compromissione respiratoria particolarmente severa sono sempre area di intervento a cura del 118.

Le Unità speciali di continuità assistenziale quindi non sono il team che fa i tamponi a domicilio, non sono uno strumento di intervento destinato a tutti ma solo ai casi complessi non critici, non si attiva direttamente o attraverso chiamate al 118, non può e non deve sostituirsi al medico curante.
L’attività è svolta tra gli altri dal dottor Luigi Cavanna, direttore di Oncologia, che sta facendo alcune visite domestiche insieme alla sua equipe.

Tamponi a domicilio
L’attività è partita il 22 febbraio, in corrispondenza dell’inizio di attività di sorveglianza sulla diffusione del virus covid-19 attivata dal Dipartimento di Sanità pubblica.
In una prima fase, le persone destinatarie del test a casa erano i contatti stretti di un caso positivo (soprattutto residenti lodigiani) già accertato. Poi, come da disposizioni ministeriali, i tamponi sono stati fatti a casa delle persone sintomatiche. Complessivamente sono stati fatti circa 1100 tamponi a domicilio.
L’attività è stata svolta da diverse squadre, formate da assistenti sanitari e infermiere. All’inizio il personale era quello del Dipartimento di Sanità pubblica, poi il servizio è stato potenziato con professionisti provenienti anche da altri servizi ospedalieri o territoriali sospesi o ridotti dall’Azienda proprio per affrontare la diffusione del virus Covid-19.

Tamponi per fine isolamento domiciliare
A Piacenza si è fatta la scelta diversa dal Drive-through: dal 19 marzo sono attivi diversi ambulatori per eseguire i tamponi utili a stabilire se, alla fine del periodo di isolamento, una persona non è più contagiosa. Il servizio è gestito da medici, assistenti sanitari e infermieri. Attualmente sono disponibili tre punti sul territorio (Piacenza, Fiorenzuola e Borgonovo) che possono effettuare complessivamente circa 300 tamponi ogni giorno, in linea con la capacità di refertazione massima che attualmente il Laboratorio analisi di Piacenza riesce a refertare quotidianamente.

Le attività dell’Agenzia per la sicurezza territoriale e la protezione civile

Volontari all’opera
Sono stati 758 i volontari di protezione civile dell’Emilia-Romagna impegnati ieri, mercoledì 1^ aprile; dall’inizio dell’emergenza, con le 10.505 giornate di impegno contate ieri, si è largamente superata quota di 10mila. Le principali attività riguardano il supporto alle Ausl nel trasporto dei degenti con ambulanze (266, tra Cri e Anpas), il supporto ai Comuni per le varie attività di assistenza alla popolazione (400 con una significativa presenza degli scout Agesci), la disinfezione e sanificazione dei mezzi di soccorso a Parma e l’attività di segreteria e logistica a supporto dei Comuni nei Coc, i Centri operativi comunali.

Domani è prevista la partenza di un contingente di volontari ANA (Alpini) per Bergamo, destinati al supporto dell’ospedale della città.

Punti triage
Si confermano 32 i punti-triage attivi in Emilia-Romagna: 10 davanti alle carceri e 22 davanti agli ospedali. /Ti.Ga.

 

 

L’arte e la bellezza come contributo quotidiano per affrontare lo spaesamento e l’isolamento causati dall’emergenza sanitaria; il tempo lento, che avvolge tutti e che potrebbe non andare del tutto sprecato; il desiderio di sentirsi vicini, di continuare ad essere, oggi e nel futuro, una Comunità.

Questi sono gli ingredienti del Laboratorio di Comunità “Adornare il presente” che l’équipe del Centro Giovani Il Federale ha pensato di realizzare “per e con” la città, a partire dai ragazzi, dalle associazioni e dalle famiglie del quartiere San Lazzaro che hanno nel Centro un vero e proprio punto di riferimento, ricucendo il proprio ruolo di collante tra diverse esperienze che abitano quotidianamente questo luogo.

L’iniziativa, che coinvolge tutti senza distinzione, propone di decorare, disegnare, scrivere, o comunque adornare con qualsiasi tecnica e qualsiasi forma espressiva, una semplicissima bustina di tè lasciata ad asciugare dopo l’infusione.

Lo scopo è quello di realizzare, con il contributo di tutti quando sarà possibile, una grande opera d’arte collettiva.

Le bustine decorate, cucite insieme tra loro, andranno a comporre l’abito della comunità, un “vestito” che avrà i colori, i profumi i pensieri di tutti, per riconoscersi, incontrarsi e sentirsi nuovamente parte della comunità. In attesa della cucitura finale, le bustine decorate saranno un mezzo per parlarsi e incontrarsi virtualmente sulle pagine social del Federale e sul portale Parma Ritrovata, lo specchio virtuale dell’arte e della creatività cittadina recentemente istituito dall’Assessorato alla Cultura.

L’invito ad ogni cittadino è quindi quello di prendersi del tempo per provare a riscoprire la propria natura creativa, con un piccolo gesto di cura verso di sé e verso gli altri che si esprime nella bellezza.

Solo due linee guida per realizzare la propria bustina di tè: la libertà espressiva e la cura necessaria alla realizzazione.

Per essere parte del grande laboratorio di comunità è sufficiente inviare una foto della propria bustina, in attesa di consegnarla al Federale, tramite whatsApp al numero 345 9900511 e seguire lo sviluppo del Laboratorio sulle pagine social e sul portale www.parmaritrovata.it

 

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Pubblicato in Arte Emilia

Ieri mattina Filippo Cavalli dell'Osteria Dei Mascalzoni e presidente del Streetfood Quality Parma ha consegnato 20 pasti alla Centrale del 118 in Via del Taglio. A ricevere i pasti dalle mani di Filippoè stato  Marco Boselli che ha ringraziato del gradito ristoro destinato agli operatori impegnati in questi giorni di emergenza.

Un bel gesto di vicinanza e riconoscenza a chi in questi periodo non si è risparmiato per assolvere al proprio dovere e anche oltre!

(Foto di Francesca Bocchia)

In questo periodo di emergenza sanitaria, Ugl Autonomie Locali Emilia-Romagna interverrà per sollecitare tutti gli Enti locali della Regione, affinché provvedano a stipulare una polizza assicurativa, in caso di contagio da Coronavirus.

Al personale della Polizia locale, che svolge attività di monitoraggio ed applicazione del Decreto “Covid 19”, non è garantita alcuna tutela da infezione. Dunque, si sollecitano le amministrazioni locali a sottoscrivere una polizza assicurativa ad hoc.

“Anche nei Corpi di Polizia locale dell’Emilia-Romagna, si sono purtroppo verificati casi di contagio, assottigliando il numero di agenti idonei ad operare. La Polizia locale, dati anche i compiti d’istituto, è in prima linea per far rispettare le nuove norme necessarie a contenere l’emergenza sanitaria e garantire l’ordine pubblico in tale difficile periodo. Riteniamo, così, doveroso, da parte degli Enti locali, seguire le buone prassi ed attivare coperture assicurative per la Polizia locale, contro il Covid-19, affinché gli agenti non si trovino impreparati ad affrontare un eventuale contagio”, così dichiara Matteo Impagnatiello, segretario regionale di Ugl Autonomie Locali

Parma, 01.04.2020

 

Confcooperative Federsolidarietà, Legacoop Sociali e Agci Solidarietà  chiedono il rispetto del DL 18/2020: “Dobbiamo fatturare anche per i servizi non erogati  a causa delle chiusure imposte dall’emergenza, sono risorse già previste nei bilanci”. 

(Bologna, 1 aprile 2020) – “Le cooperative sociali dell’Emilia-Romagna devono poter fatturare le prestazioni già previste a bilancio dalle Amministrazioni pubbliche, anche quelle che non si sono potute svolgere a marzo e che non si potranno svolgere nelle prossime settimane per le chiusure dei servizi imposte dalle disposizioni nazionali e regionali per l’emergenza sanitaria. Non chiediamo privilegi, ma il rispetto delle norme di recente approvate dal Governo”.

Lo dichiarano i presidenti delle federazioni regionali di Confcooperative Federsolidarietà, Legacoopsociali e Agci Solidarietà - Luca Dal Pozzo, Alberto Alberani ed Emanuele Monaci - ricordando come l’art. 48.2 del DL 18 del 17 marzo 2020 autorizzi le Pubbliche amministrazioni a pagare i gestori privati dei servizi sospesi a causa dell’emergenza sanitaria, “sulla base di quanto iscritto nel bilancio preventivo”.
La richiesta delle centrali riunite nell’Alleanza Cooperative dell’Emilia-Romagna (che rappresenta oltre 900 cooperative sociali e 44.000 operatori che ogni giorno prestano servizi socio-assistenziali, socio-sanitari ed educativi a circa 65.000 persone tra anziani, disabili, svantaggiati e minori) è contenuta in una lettera spedita nei giorni scorsi al presidente della Regione, Stefano Bonaccini.

“Sono circa 10.000 in regione i lavoratori delle nostre cooperative sociali interessati dalla chiusura dei servizi dovuta all’emergenza Coronavirus, alcuni di loro sono stati impiegati in altre mansioni ma la maggior parte si trova a casa – aggiungono i tre presidenti -. Registriamo ogni settimana danni per diversi milioni di euro a causa della mancata erogazione dei servizi, ma dato che le risorse per pagare le prestazioni interrotte sono già state previste nei bilanci dei Comuni e delle altre Amministrazioni pubbliche con cui lavoriamo, chiediamo che le fatture delle prestazioni vengano pagate altrimenti non sapremo come fare fronte agli stipendi dei nostri operatori e delle nostre educatrici, con gravissime ricadute sulla tenuta delle imprese sociali e sul sistema di welfare emiliano-romagnolo”.

A tal proposito, nella lettera spedita al presidente Bonaccini e che sarà indirizzata anche all’Anci, le centrali cooperative invocano un accordo nazionale tra Regioni, Comuni, Organizzazioni sindacali e Alleanza Cooperative “che possa indirizzare le Pubbliche amministrazioni e le cooperative verso un comportamento omogeneo per evitare l’insorgere di interpretazioni e controversie giudiziarie”. Insomma, niente decisioni a macchia di leopardo e maggiore chiarezza così da mettere al riparo gli amministratori pubblici da eventuali richieste di danno erariale da parte della Corte dei conti.

“Il riconoscimento da parte dei Comuni e delle Pubbliche amministrazioni delle prestazioni del mese di marzo e dei periodi in cui i servizi continueranno ad essere chiusi per l’emergenza Coronavirus – continuano Dal Pozzo, Alberani e Monaci – evita il ricorso a permessi, ferie e Fondo di integrazione salariale (Fis), consentendo alle lavoratrici e ai lavoratori delle cooperative sociali di godere degli stessi diritti dei dipendenti pubblici che svolgono il loro medesimo lavoro”.

“Questo significa – continua la lettera spedita a Bonaccini – che ai funzionari della Pubblica amministrazione è permesso di liquidare le fatture, a maggior ragione a fronte di risorse economiche che già erano state impegnate nei bilanci e che, pertanto, non costituiscono un aggravio della spesa pubblica”.
Infine, concludono le centrali cooperative, “la fatturazione regolare dei servizi permetterebbe di non ricorrere al Fondo integrativo salariale e alla cassa integrazione in deroga, così quelle risorse resterebbero a disposizione di altri lavoratori”.
 

Arriva un momento nella vita in cui bisogna rinunciare a qualcosa, un momento in cui si deve cambiare senza se e senza ma. In questa emergenza Coronavirus ci viene chiesto di rispettare le regole imposte dal governo, regole semplicissime, che forse per molti sono un grande sacrificio, ma per tutti quanti noi sono l'unica via di salvezza dal contagio.

Uscire solo per lavoro, per fare la spesa o per motivi sanitari, indossare guanti e mascherina, mantenere un metro di distanza dalla persone, evitare abbracci e strette di mano. A conti fatti se pensiamo al beneficio che può portare il rispetto delle regole, non è poi un grande sforzo cambiare le nostre abitudini di vita, se questo alla fine può permetterci di vivere. Non sempre però restare a casa è un sacrificio ricompensato per alcune persone. In particolar modo per quanto riguarda le donne. In questo periodo di isolamento sono aumentati i casi di violenza domestica.

Madri, mogli, fidanzate, non solo preoccupate per la situazione attuale, costrette a non uscire per le restrizioni imposte dal governo, ma anche percosse e maltrattate dai loro compagni e mariti tra le mura di casa.

La cosa più preoccupante di tutto questo, è il notevole calo delle telefonate al centralino antiviolenza. Molte donne temono ritorsioni dai loro compagni, altre sono convinte che si tratti solo di un errore dovuto a questo stressante periodo di emergenza e che finito tutto questo non si ripeterà mai più. Donne, non dovete avere paura.

La prima volta può essere l'inizio di una lunga serie di episodi di violenza. Uno schiaffo, uno spintone, un insulto vanno fermati immediatamente. Fatevi coraggio e denunciate senza paura.

AVRI (Associazione Vittime Riunite d'Italia)

 

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Pubblicato in Cronaca Emilia
Mercoledì, 01 Aprile 2020 11:35

Cessione onerosa dei crediti non incassati

di Mario Vacca Parma 31 marzo 2020 - Tra le misure di sostegno finanziario delle imprese, il decreto Cura Italia (D.L. n. 18/2020, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 70 del 17 marzo 2020) introduce una disposizione volta ad incentivare la cessione di crediti deteriorati che le imprese hanno accumulato negli ultimi anni, anche per effetto della crisi finanziaria, con l’obiettivo di sostenerle sotto il profilo della liquidità.

I crediti deteriorati oggetto dell’incentivo possono essere sia di natura commerciale che di finanziamento. Il decreto pone attenzione anche per la riduzione degli oneri di cessione e pertanto la disposizione introduce la possibilità di trasformare in credito d’imposta una quota di attività per imposte anticipate (DTA) riferite a determinati componenti, per un’ammontare proporzionale al valore dei crediti deteriorati che vengono ceduti a terzi. L’intervento consente alle imprese di anticipare l’utilizzo come crediti di imposta, di tali importi, in cui altrimenti avrebbero usufruito in anni successivi, determinando nell’immediato una riduzione del carico fiscale. Ciò consente di ridurre il fabbisogno di liquidità connesso con il versamento di imposte e contributi, aumentando cosi la disponibilità di cassa in un periodo di crisi economica e finanziaria connessa con l’emergenza sanitaria, rispettando la coerenza complessiva del sistema fiscale posto che a fronte di tale anticipazione viene meno il meccanismo ordinario di riporto in avanti dei componenti oggetto di trasformazione. Più in particolare, per le società che effettuano entro il 31/12/2020, cessioni di crediti vantati nei confronti di debitori inadempienti, la disposizione introduce la possibilità di trasformare in credito d’imposta una quota DTA riferite a:

1) Perdite riportabili non ancora computate in diminuzione del reddito imponibile ai sensi dell’Art. 84 del TUIR;
2) Importo del rendimento nozionale eccedente il reddito complessivo netto di cui all’art. 1, comma 4, del d.l. 6/12/2011, che alla data della cessione dei crediti non siano stati ancora computati in diminuzione, usufruiti o dedotti al reddito imponibile.

Per quanto riguarda la definizione di debitore inadempiente il comma 5 stabilisce che si ha inadempimento quanto il mancato pagamento si protrae per oltre 90 giorni dalla data in cui era dovuto. Inoltre il comma 6 dispone che la norma in esame non si applica alle cessioni di crediti tra società che sono tra loro legate da rapporti di controllo ed alle società controllate, anche indirettamente dallo stesso soggetto.

La quota massima di DTA trasformabile in credito d’imposta è determinata in funzione dell’ammontare massimo di componenti esse si riferiscono. A tal fine viene posto un limite ai componenti che possono generare DTA trasformabili, pari al 20% del valore nominale dei crediti ceduti. Allo stesso, sempre ai fini della norma in esame, è posto un limite di 2 miliardi di euro di valore nominale ai crediti complessivamente ceduti entro il 31/12/2020 che rilevano ai fini della trasformazione; per i soggetti appartenenti ai gruppi, il limite si intende calcolato tenendo conto di tutte le cessioni effettuate da soggetti appartenenti allo stesso gruppo .

Esempio:
Nell’eventualità una società cedesse crediti per un miliardo di euro, potrà trasformare in credito d’imposta al massimo una quota di DTA riferibile a 200 mln di euro di componenti indicati dalla norma, equivalente – supponendo che l’aliquota IRES applicabile sia quella ordinaria al 24% - a 48 mln di euro.

La trasformazione in credito d’imposta può aver luogo anche se le DTA non sono state iscritte in bilancio, purché siano riferibili ai componenti indicati dalla norma non ancora dedotti o usufruiti dalla data della cessione dei crediti.

Il credito d’imposta sorgerà per l’intero ammontare alla data di cessione dei crediti. A decorrere dalla data di efficacia della cessione il cedente non potrà più portare in compensazione dei redditi le perdite, dedurre o usufruire tramite credito d’imposta l’eccedenza del rendimento nozionale corrispondenti alla quota di DTA trasformabili in credito d’imposta ai sensi della disposizione in esame. I crediti d’imposta non sono produttivi di interessi e possono essere utilizzati senza limiti di importo, in compensazione ai sensi dell’art. 17 del d. lgs 9 luglio 1997 n. 241, o ceduti secondo le procedure dell’art. 43-bis o dell’art. 43 ter del dpr 29/09/1973 n. 602, o chiesti a rimborso. I crediti d’imposta vanno indicati nella dichiarazione dei redditi e non concorrono alla formazione del reddito d’impresa né della base imponibile dell’imposta regionale sulle attività produttive.

Le società che vogliono procedere alla trasformazione di DTA in credito d’imposta ai sensi della disposizione in esame, devono esercitare l’opzione entro la chiusura dell’esercizio in corso alla data in cui ha effetto la cessione dei crediti; l’opzione ha efficacia a partire dall’esercizio successivo a quello in cui ha effetto la cessione. L’esercizio dell’opzione comporta il cumulo delle DTA trasformabili e di quelle trasformate ai sensi della presente disposizione nell’ammontare delle attività per imposte anticipate di cui al citato Art. I de d.l. 3 maggio 2016 n. 59.

La disposizione non si applica a società per le quali sia stato accertato lo stato di dissesto o il rischio di dissesto ai sensi dell’art. 17 del d.lgs. 16 nov. 2015, n. 180, ovvero lo stato di insolvenza ai sensi dell’art. 5 del regio decreto 16 marzo 1942 n. 267, o dell’art. 2, comma I, lettera b) del codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza del d.lgs 12 gennaio 2019. N. 14

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La Bussola d'Impresa - Mario Vacca
Mi presento, sono nato a Capri nel 1973, la mia carriera è iniziata nell’impresa di famiglia, dove ho acquisito esperienza e ho potuto specializzarmi nel controllo di gestione e finanza d’impresa.
Queste capacità mi hanno portato a collaborare con diversi studi di consulenza tra Capri, Napoli e la penisola Sorrentina con il ruolo di Temporary Manager, per pianificare crescite aziendali o per risolvere crisi aziendali e riorganizzare gli assetti societari.
Nel corso degli anni le esperienze aziendali unite alle attitudini personali mi hanno permesso di sviluppare la capacità di prevedere e nel contempo essere un buon risolutore dei problemi ordinari e straordinari dei miei clienti.
Per migliorare la mia conoscenza e professionalità ho voluto fare esperienza in un gruppo finanziario inglese e, provatane l’efficacia ne ho voluta fare una anche in Svizzera.
Queste esperienze estere hanno apportato conoscenze legate al Family Business, alla protezione patrimoniale tanto per le imprese quanto per i singoli imprenditori e, alla gestione di società e conti esteri per favorire l'internazionalizzazione ed armonizzare la fiscalità tra i diversi paesi ove i clienti operano.
Nel frattempo ho maturato esperienza in Ascom Confcommercio per 12 anni - nel ruolo di vice presidente - ottenendo una buona padronanza della dialettica, doti di Pubblic Relation e, una buona rete di contatti personali.
Mi piace lavorare in squadra, mi piace curare le pubbliche relazioni e, sono convinto che l’unione delle professionalità tra due singoli, non le somma ma, le moltiplica.
Il mio obiettivo è lavorare sodo ma, con Etica ed Urbanità.

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