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Lunedì, 08 Dicembre 2014 09:55

Una Callas dimenticata: Dario Fo riscopre la Divina


Nello spettacolo scritto a quattro mani con Franca Rame, Fo riporta in scena la vita, tra luci ed ombre, del soprano più famoso di tutti i tempi: Maria Callas.

di Federico Bonati

MODENA – Un Forum "Monzani" sold-out per lo spettacolo "Una Callas dimenticata", ultimo lavoro scritto da Franca Rame assieme al marito Dario Fo, che porta in scena la vita della Divina, raccontando fatti noti e meno noti dell'esistenza di Maria Callas.

Un racconto a quattro voci, perché oltre al Premio Nobel, sul palco ci sono Sara Bellodi (una bravissima interprete della Callas), Roberta De Stefano e Jacopo Zerbo, che si alternano interpretando i personaggi simbolo della vita del soprano.
Grazie al prezioso contributo di Warner Classic, che ha restaurato i brani eseguiti durante lo spettacolo, il pubblico ha avuto l'opportunità di sentire dal vivo il capolavoro che era la voce di Maria Callas.

Ma come nasce questo spettacolo? A rispondere è lo stesso Dario Fo: "Fu un invito rivolto a me e a Franca. Ci chiesero di scrivere uno spettacolo sulla Callas che sarebbe andato in scena all'Arena di Verona". E dopo i trionfi milanesi, lo spettacolo approda in Emilia.

Uno spettacolo molto all'italiana, con lettura, gestualità e canto, ma decisamente concertato: gli attori in scena si scambiano battute, talvolta dirette e talvolta a scopo narrativo, in terza persona, facendo una grande presa sul pubblico. Bellissima anche la scenografia, con quadri e sagome che ritraggono i momenti fondamentali nella vita della Callas e le persone più influenti in essa: c'è Giovan Battista Meneghetti, marito e manager dell'artista, c'è l'artista stessa e c'è Aristotele Onassis, forse il più grande amore della Callas. Un amore che condusse la Callas verso il viale del tramonto, e poi nel vortice che la condusse alla morte.
Una storia intensa, fatta di luci del successo e di tenebre del dolore emotivo, di un rapporto quasi morboso col cibo e di amori donati e mai del tutto ricambiati. Tutto ciò fu Maria Callas.

L'aneddoto che colpisce il pubblico più di tutti è la narrazione dell'incontro tra Dario Fo e la soprano.

Racconta Fo: "Personalmente ho conosciuto questa eccezionale soprano quando avevo poco più di venti anni. Lei ne aveva due o tre più di me. Frequentavo l'Accademia di Brera e tutti noi allievi spesso eravamo ingaggiati dalla Scala, nello spazio dedicato alla scenografia, per rinfrescare i fondali e i drappi di repertorio per i nuovi allestimenti.Da un trabattello sul quale stavo lavorando ho notato una ragazza piuttosto avvenente che attraversava tranquillamente il palco, transitando come niente fosse tra le quinte sotto le graticce cariche di strutture penzolanti. Preoccupato le ho gridato: "Fermati, è pericoloso attraversare il palco in questo momento! Non vedi che dalla soffitta stanno calando centine e colonnati della scena? Dove stai andando? Vuoi finire schiacciata come una sfogliatella?". E lei: "Sto andando in proscenio, stiamo provando lì". All'istante arrivò il responsabile del montaggio che disse: "Non si preoccupi signora Callas, ci penso io"; e così le fece strada prendendosela per mano e l'accompagnò passando da dietro le quinte. "Poi la sentii cantare. Tutti noi ragazzi della scenografia ci bloccammo, scendemmo da scale e praticabili. Quindi, badando di non dare nell'occhio, ci avvicinammo al proscenio: di lì a poco eravamo tutti seduti sul pavimento dietro le quinte, ad ascoltare affascinati l'aria di Casta Diva. Alla fine, non abbiamo potuto trattenerci dall'applaudire, il direttore di scena ci cacciò dal palco come degli intrusi: "Peggio, dei guardoni musicali... non si ascolta di nascosto una soprano come questa!" Sul palco, Fo è un mattatore senza tempo, l'autentico genio di "Mistero Buffo", ma allo stesso modo sono fantastici gli attori con lui in scena. Lo spettacolo raccoglie la standing ovation finale, e mentre Fo sorride, si intravedono i suoi occhi lucidi.

Perché quegli applausi sono anche e soprattutto per Franca Rame, ovunque essa sia.

Pubblicato in Cultura Modena