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Tutti i media parlano dei risultati degli Invalsi che mostrano come sia aumentata, anche per colpa della DAD, l’ignoranza dei nostri giovani. Ma è davvero così?

Pubblicato in Cultura Emilia

E' passata una settimana dall'arresto di Antonello Nicosia, personaggio molto introdotto negli ambienti parlamentari, accusato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo di aver veicolato messaggi per conto di boss mafiosi grazie alla sua possibilità di entrare agevolmente nelle carceri nelle vesti di collaboratore di una parlamentare. 

Nicosia, come hanno riferito molti autorevoli mass media, avrebbe vantato nel suo curriculum anche di essere stato ricercatore per conto dell'ente INVALSI (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo d'istruzione e di formazione), questo nonostante in passato avesse già subito una condanna a 10 anni per vicende di droga.
Sarebbe opportuno che qualcuno chiarisse a quale titolo è stato pagato con soldi pubblici, ma nessun dirigente dell'Invalsi ha pensato, per adesso, di fornire lumi circa l'opportunità di avvalersi dell'opera di una persona gravata da un così pesante precedente penale.


Questo mentre il personale scolastico rischia il licenziamento se dimentica di dichiarare, all'atto di un'assunzione, di aver ricevuto una minima sanzione pecuniaria relativa a vicende di poco conto penalmente perseguibili in cui è potuto incappare anni addietro.
L'Invalsi, come si potrà verificare al dito ufficiale, ha emesso il suo ultimo comunicato stampa lo scorso 10 luglio, eppure sono gli stessi che vogliono valutare i docenti facendo talvolta riferimento alla necessità di “rendicondazione sociale” delle scuole. Del resto cosa aspettarsi da un ente che con la legalità ha un rapporto assai singolare: da anni la Gilda degli Insegnanti di Parma e Piacenza denuncia il che l'Invalsi pretende prestazioni lavorative, senza remunerazione, da persone che non sono suoi dipendenti, specialmente nella scuola primaria. Un comportamento a dir poco originale messo in atto con la compiacenza di una parte consistente della dirigenza scolastica che minaccia, direttamente o velatamente, i docenti che non subiscono il ricatto. Dichiara Salvatore Pizzo coordinatore della Gilda degli Insegnanti di Parma e Piacenza: “Spesso noi della Gilda di Parma e Piacenza abbiamo chiesto una contrattazione decentrata con Invalsi, visto che non né esiste una nazionale, ma la risposta è stata sempre il silenzio”.
Ancora una volta l'Invalsi, con evidenti coperture trasversali, si sottrae al confronto civile con le parti sociali.

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Sabato, 07 Aprile 2018 05:52

Parma: lavoro nero e Invalsi

Alcuni dirigenti scolastici parmensi nei giorni scorsi hanno espresso considerazioni relative allo svolgimento delle prove dell'ente Invalsi nella scuola secondaria di 1° grado (ex medie), tacendo sul fatto che lo stesso Invalsi è un ente che sfrutta il lavoro nero.

Sono anni che la Gilda degli Insegnanti di Piacenza e Parma denuncia pubblicamente che l'Invalsi, ente statistico preposto alla rilevazione dei livelli scolastici di apprendimento, è l'unica amministrazione pubblica che pretende dalle persone prestazioni lavorative gratuite, uno vero e proprio sfruttamento che viene imposto al personale scolastico, docente e non docente.

Ci riferiamo alle complesse operazioni di data entry che servono all'Invalsi e che i suoi dirigenti, meritoriamente nominati dalla politica, per nulla organizzano. Quest'anno il fenomeno dovrebbe riguardare solo la scuola primaria, pare che per gli altri ordini di scuola l'Invalsi finalmente si sia in qualche modo attrezzato.
La Gilda di Parma e Piacenza ha chiesto più volte all'Invalsi di sedersi ad un tavolo per negoziare questo lavoro extra, uno sfruttamento a "nero" talvolta imposto con metodi da vero e proprio caporalato: certi dirigenti scolastici, fortunatamente non tutti, pretendono di reclutare manovalanza intellettuale a costo zero per un ente che non ha sottoscritto alcun contratto con il personale delle scuole.

Dice Salvatore Pizzo, coordinatore della Gilda degli Insegnanti di Piacenza e Parma: "E' grave che in un contesto scolastico educativo dei dirigenti scolastici, come se nulla fosse, tollerino un'entità che non concepisce la remunerazione del lavoro dando un esempio illegalità e lavoro nero ai ragazzi ".


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