Venerdì, 13 Novembre 2015 09:05

Modena - Antonio Saltini presenta "L'Assedio della Mirandola" In evidenza

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Domenica 15 novembre, presso la libreria Emily Bookshop (in via Fonte d'Abisso 11), a Modena, il giornalista, scrittore e insegnante presenta il suo romanzo storico, ambientato durante l'assedio della città dei Pico del 1552 e vincitore del Premio Nabokov 2015 nella sezione Narrativa. -

- Di Manuela Fiorini -

Modena, 13 novembre 2015 -

Ci sono le battaglie, gli amori, gli intrighi dei potenti, le peripezie degli umili, la fame, la filosofia, l'ortodossia religiosa, i primi echi della Riforma protestante e persino un poema in ottave ariostesche ideato dall'autore nel complesso e avvincente libro di Antonio Saltini, L'Assedio della Mirandola (Edizioni Diabasis) che sarà presentato a Modena, presso la libreria Emily Bookshop di via Fonte d'Abisso, domenica 15 novembre, alle ore 16.30, in collaborazione con l'Associazione di Scrittori I Semi Neri.

Il libro di Antonio Saltini, primo classificato al Premio Nabokov 2015, sezione Narrativa, è ambientato durante il secondo assedio della città di Mirandola, dal luglio 1551 all'aprile del 1552. In quel tempo, Mirandola è coinvolta nelle diatribe che vedono opposti il papato, sul cui soglio siede Giulio III, alleato con l'imperatore Carlo V d'Asburgo, sovrano della cattolicissima Spagna e la Francia di Enrico II. La città è invece governata dalla signoria dei Pico, è alleata con la Francia e con i Farnese di Parma, su cui il Papa ha delle mire. Giulio III affida le sue truppe ai generali Camillo Orsini e Alessandro Vitelli, ma affianca a questi il nipote Giovanni Battista del Monte, incapace al punto di vista militare, ma la cui presenza crea rivalità tra i comandanti. Soprattutto perché Del Monte insiste con l'illustre zio per portare avanti la guerra, aspirando a ricevere il feudo della Mirandola.

cover Assedio della mirandola

Abbiamo fatto due chiacchiere con l'autore.

Come è nata l'idea del romanzo e quella delle storie che ha raccontato tra le sue pagine?

"Ho sempre amato alla follia il grande romanzo ottocentesco, specialmente russo, con il tema, sempre inequivocabile, ma misterioso, della presenza di Dio nella storia. Il sogno del primo romanzo, una storia dell'affascinante quarto secolo, prese forma in 169 giorni. Si chiamava Periploos. Decisi che nel tempo che avevo previsto per un romanzo avrei scritto una trilogia, tre romanzi sul grande tema che mi incantava, ma tutti di 60 capitoli, su tre secoli radicalmente diversi e con tre disegni narrativi che dimostrassero che si può cambiare il meccanismo della narrazione per ogni cosa che si scriva. L'Assedio sarebbe stato il secondo. Avevo iniziato Periploos il 3 gennaio 1993, alla fine dell'anno avevo scritto i primi 20 capitoli dell'Assedio. La chiave del racconto era: basta con il Rinascimento stucchevole di Elisabetta d'Este e del Castiglione. Il Cinquecento è una successione di guerre combattute da brutali soldati di ventura, per ordine di principi e cardinali, tutto a spese del miserabile contadiname. La Mirandola era osservatorio ideale: dietro gli apparenti splendori dei Pico c'era una fortezza popolata da contadini, che pagano ogni giorno il prezzo di una guerra combattuta come confronto di potenza tra Sua maestà cristianissima e Sua altezza cattolicissima, con il papa come mezzano".

I personaggi di fantasia agiscono insieme a quelli storici. Con i primi, l'autore ha "carta bianca", mentre con i secondi c'è la difficoltà di coniugare la storia con il romanzo. Come si è destreggiato tra gli uni e gli altri? Quali sono state le difficoltà?

"Ho consultato l'imponente e dettagliatissima cronaca modenese di Tommasino Lancellotto, che descrive quotidianamente tutto il periodo della guerra. Poi, mi ha aiutato la cronaca mirandolese di Papazzoni. Per il quadro generale mi ha soccorso il Guicciardini, con la sua Storia. Sui personaggi storici credo di avere fatto veramente lo storico, per quelli minori, creature mie, ho cercato di fare il mio mestiere di storico dell'agricoltura: la loro giornata doveva trascorrere secondo gli schemi (stagionali) della vita contadina del tempo".

Uno dei personaggi, Annibale Signoruccini, scrive il poema di Taar, che propone "a puntate", lungo tutto il corso del romanzo. Le rime sono in ottave ariostesche. Chi è l'autore?

"Ho sempre amato la sonorità di Ariosto, che credo si divertisse moltissimo a scrivere in ottave. Mi sono divertito anch'io. Non è stato facilissimo immaginare una storia che contrapponesse la vita costretta nel borgo assediato e le favolose prospettive, ancora quasi leggenda, dei primi viaggi intercontinentali. Non posso giudicare io l'esito, ma credo che solo affrontare l'impresa sia stato appassionante.

C'è un personaggio a cui si è particolarmente affezionato, o di cui le è piaciuto di più scrivere?

"Ho molto amato Erminia per la sua immensa tenacia disarmata, e ho scritto con passione del fratello prete, ho amato Anselmo Losco, che ho collocato nella medesima parrocchia, San Giacomo Roncole, e che ho rivestito delle medesime doti di mio zio don Zeno quando a San Giacomo era cappellano, promanando una dedizione cristiana da autentico santo. In vecchiaia l'ho conosciuto molto meglio, ma non era più il travolgente giovane prete di San Giacomo, ma un uomo che aveva creduto in un sogno che si era già dissolto, e che contemplava, incredulo, l'insuccesso".

L'autore: Antonio Saltini è nato a Brioni (Pola) nel 1943. E' giornalista, scrittore e docente di Storia dell'Agricoltura alla Facoltà di Agraria dell'Università di Milano. Laureato in Legge e in Agraria, ha iniziato la sua attività di giornalista collaborando a diversi periodici e ha diretto il mensile di agricoltura Genio Rurale. E' stato vicedirettore di Terra e vita, sotto la direzione di Luigi Perdisa. Come scrittore ha prodotto diverse pubblicazioni, tra cui Storia delle scienze agrarie, sull' agronomia degli ultimi due millenni, che, a parere di Ludovico Geymonat, che ne ha curato la prefazione, ha segnato "l'ingresso dell'agnonomia sul terreno della storia delle scienze". Ha scritto anche diversi romanzi di genere fantastico e storico, tra cui "L'assedio della Mirandola". Nipote di Don Zeno Saltini, nel 1966, alla fine del liceo è stato per quattro anni a fianco dello zio, al quale ha dedicato il libro "Don Zeno: il sovversivo di Dio", edizioni Il Fiorino (Modena, 2003). Nel 2010, è uscito Il figlio del capitano. Guerra al Turco e congiura dei magnati dell'Ungheria del tempo di Montecuccoli (Nuova Terra Antica Editore).