La Guardia di Finanza di Guastalla ha individuato l’ente che si prefiggeva di organizzare eventi e progetti di solidarietà sociale. Invece è risultata un evasore totale e il legale rappresentante avrebbe usato il conto della società per fini personali
Il tenore di vita di un settantaduenne reggiano, residente a Sassuolo, non corrispondeva ai redditi dichiarati, al limite della soglia di povertà. Sequestrati cinque appartamenti, polizze e beni di lusso, tra cui Rolex e quadri di De Chirico.
Il sindaco e presidente della Provincia Patrizia Barbieri plaude alla brillante operazione del Nucleo operativo dei Carabinieri di Fiorenzuola che, a seguito di una lunga e complessa indagine coordinata dal sostituto procuratore Matteo Centini, ha consentito di smantellare l’attività di una vasta organizzazione criminale operante nel comparto logistico.
Apprendiamo dai giornali del sequestro preventivo che sarebbe stato effettuato dalle forze dell’ordine, a fronte di un’evasione fiscale plurimilionaria perpetuata dal gruppo Taddei a danno della collettività tutta. Se quanto pubblicato dovesse essere confermato, ci troveremmo di fronte ad una gravissima situazione che vedrebbe coinvolti quasi un migliaio di lavoratori del nostro territorio tra soci e dipendenti.
Nei giorni scorsi i militari del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Parma hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo, emesso dal Giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Parma – Dott. Mattia Fiorentini, per una somma pari ad oltre 400.000 euro, a carico di una società parmense operante nel settore della produzione di salumi.
Il provvedimento costituisce l’esito di una lunga ed articolata indagine di polizia economico-finanziaria, diretta e coordinata dalla Procura della Repubblica di Parma (dott. Umberto Ausiello), nel settore dell’intermediazione illecita di manodopera.
"Operazione Full Black" Movida: scoperti dalla Guardia di Finanza di Rimini incassi in nero per oltre 2 milioni di euro. Imposte evase per oltre 800mila euro. 25 lavoratori irregolari
Nell'ambito dell'azione di controllo economico del territorio per la prevenzione e il contrasto dell'evasione fiscale, del lavoro sommerso e dell'abusivismo commerciale, i Finanzieri del Gruppo di Rimini hanno eseguito una mirata serie di interventi di polizia economico-finanziaria nel settore dell'intrattenimento e del divertimento notturno, tutte attività che rappresentano, per peculiarità e specificità, ma anche quantitativamente, uno dei principali distretti produttivi dell'economia rivierasca.
L'operazione eseguita in attuazione delle direttive del Comando Provinciale di Rimini, è arrivata al termine di un primo step del piano di lavoro programmato, ed è culminata nella conclusione di interventi mirati, relativi alla gestione di locali da ballo della locale movida.
I peculiari controlli di polizia economico-finanziaria delle Fiamme gialle riminesi hanno consentito, in un caso, di far emergere nei confronti di una società dedita alla gestione di un locale da ballo - imposte evase constatate per oltre 800mila euro, a fronte della scoperta di incassi per oltre 2 milioni di euro non dichiarati al fisco.
Nello stesso ambito, i militari del Gruppo hanno portato a termine altri interventi, iniziati in piena estate, presso altri due locali di intrattenimento notturno della riviera, al fine di effettuare i previsti riscontri di polizia economico – finanziaria a contrasto del sommerso da lavoro e dell'evasione fiscale.
L'attività ispettiva in questi ultimi casi ha permesso di:
- constatare a verbale la scoperta di incassi occultati al fisco per oltre 12 mila euro;
- sorprendere sul posto di lavoro 25 lavoratori irregolari (di cui 15 risultati completamente in nero).
L'obiettivo primario della Guardia di Finanza, quale speciale organo di polizia economico- finanziaria, come testimoniano questi risultati, è sempre quello della tutela innanzitutto degli operatori economici corretti che rispettano le regole e operano secondo la leale concorrenza, finalità perseguita sia attraverso la verifica della regolare documentazione e registrazione degli incassi e dell'avvenuta dichiarazione delle imposte effettivamente dovute, sia mediante l'accertamento, nel contempo, di eventuali situazioni di sfruttamento del lavoro irregolare o completamente in nero, per la tutela in primis degli stessi lavoratori dipendenti.
(N.46/2018 Comunicato stampa Rimini, 14 ottobre 2018)
La Guardia di Finanza di Carpi – coordinata dalla Procura della Repubblica di Modena nella persona del Sostituto Procuratore dott.ssa Francesca Graziano – ha recentemente concluso le operazioni relative all'esecuzione di un decreto di sequestro preventivo per circa 1 milione di euro, emesso dal GIP presso il Tribunale di Modena, nei confronti di soggetti (società ed amministratore) ritenuti responsabili di aver sottratto al fisco diversi milioni di ricavi spariti nell'ombra della Grande Muraglia.
La misura cautelare conferma la validità di una importante operazione di servizio protrattasi per oltre un anno, che ha permesso di individuare una stabile organizzazione materiale "occulta", una vera e propria filiale estera non dichiarata al fisco italiano, attraverso la quale un contribuente di questa provincia realizzava in Cina una parte consistente della sua produzione. I frutti dell'evasione venivano poi trasferiti anche in paradisi fiscali (Seychelles e Isole Marshall), tramite conti correnti e società create ad hoc.
I primi riscontri acquisiti nel corso dell'attività di intelligence e di verifica sull'esistenza di società di diritto cinese, di cui non vi era traccia nella contabilità del soggetto italiano controllato, hanno trovato piena conferma nelle successive indagini di polizia giudiziaria, sviluppatesi anche attraverso l'effettuazione di perquisizioni locali e personali e conclusesi con l'esecuzione di un sequestro preventivo finalizzato alla confisca degli illeciti profitti (da evasione fiscale) per quasi un milione di euro nonché con il rinvio a giudizio del responsabile disposto dal GIP a questa sede.
Sul piano amministrativo, a riscontro della bontà dell'attività eseguita che ha fatto emergere la sottrazione all'erario nazionale di redditi per importi significativi, la società ha chiesto all'ufficio finanziario competente ed ottenuto di definire un accertamento con adesione con sostanziale conferma delle conclusioni raggiunte dai finanzieri carpigiani.
L'attività di servizio condotta dalle Fiamme Gialle di Carpi rappresenta un'efficace e concreta testimonianza della quotidiana azione realizzata dalla Guardia di Finanza, unico organo di polizia giudiziaria ed economico-finanziaria con competenze specialistiche in campo tributario, a contrasto dei fenomeni di evasione e pianificazione fiscale internazionale aggressiva, nel perseguimento dell'obiettivo di ripristinare le necessarie condizioni di giustizia e solidarietà tra Stato e cittadini e di tutela della collettività, evitando il prodursi degli effetti dannosi tipici dell'evasione in termini di alterazione della normale concorrenza tra le imprese e di maggior carico fiscale per i cittadini onesti.
I Finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Modena hanno dato esecuzione ad una misura di prevenzione patrimoniale prevista dal c.d. "codice antimafia" emessa dalla Sezione Penale del Tribunale di Reggio Emilia che, in accoglimento di analoga richiesta avanzata dalla Procura della Repubblica a quella sede nella persona del sost. Procuratore dr.ssa Valentina SALVI, ha disposto il sequestro di beni immobili, mobili, mobili registrati e disponibilità finanziarie (intestati a anche terzi), per un valore di circa 15 milioni di euro, riconducibili ad un imprenditore originario della provincia di Reggio Emilia ma con interessi anche in questa provincia.
Le indagini patrimoniali delle Fiamme Gialle di Modena, svolte con la fattiva collaborazione e supporto del personale del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.) della Guardia di Finanza, hanno evidenziato una reiterata propensione a delinquere del soggetto proposto, tale da fargli assumere la veste di c.d. "grande evasore", circostanza emersa e rilevata dai numerosi procedimenti penali accesi presso varie Procure della Repubblica.
Tra questi, in particolare, si sottolineano quelli relativi all'operazione "Plafond" coordinata dalla Procura della Repubblica di Modena nella persona del sost. Procuratore Claudia NATALINI, nell'ambito della quale era stata accertata una maxi frode all'Iva basata sul rilascio di false dichiarazioni d'intento che, tra le altre, coinvolgeva anche una società di Carpi esercente l'attività di fabbricazione di computer e unità periferiche.
Nell'ambito dell'operazione "Plafond" l'attività investigativa condotta dai militari della Guardia di Finanza aveva portato all'esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di sei responsabili, tra i quali il promotore del sodalizio criminale odierno prevenuto colpito dalla misura di prevenzione, ed il sequestro di beni per oltre 10 milioni di euro e alla scoperta, durante le perquisizioni effettuate, di un vero e proprio bunker utilizzato per nascondere la documentazione ritenuta più "scottante" e per depositare le somme provenienti dalle attività illecite svolte dall'organizzazione criminale.
In particolare venne ritrovata, nascosta dietro una libreria a muro che scorreva su binari tramite un motorino elettrico, una stanza occulta al cui interno furono rinvenuti e sequestrati 104.988,56 euro in contanti (suddivisi in mazzette da 50 e 100 euro), numerosi timbri riconducibili alle decine di società coinvolte nel meccanismo fraudolento che venivano utilizzati per la compilazione delle fatture false, nonché documentazione ritenuta di notevole interesse tra cui gli organigrammi delle società riconducibili all'organizzazione, dei soggetti coinvolti e del ruolo di ciascuno di essi.
Gli approfonditi accertamenti patrimoniali svolti nell'ambito dell'odierna operazione denominata "Game over" hanno evidenziato una palese sproporzione tra i redditi dichiarati negli anni e la consistenza patrimoniale ricostruita, quest'ultima rappresentata, tra l'altro, da beni immobili ubicati nelle provincie di Reggio Emilia, Parma, Lucca, e Sondrio intestati a svariate società (mero schermo) e persone fisiche (prestanomi) tutti riconducibili al proposto che, pertanto, tramite l'intestazione fittizia ha potuto liberamente godere di un ingente patrimonio.
La rilevata sproporzione tra i redditi dichiarati al fisco e l'elevato tenore di vita, unita, come detto, alla ricostruita pericolosità sociale del proposto emergente dai gravi e reiterati illeciti economico-finanziari (fiscali, societari e fallimentari) realizzati in modo "professionale", ha permesso di aggredire un patrimonio illecitamente accumulato nel tempo costituito da polizze assicurative, conti correnti, autovetture, beni mobili ed immobili, tra i quali una villa di pregio con parco sita in una rinomata località balneare toscana del valore di oltre due milioni di euro ed un residence immobiliare nella provincia reggiana di circa due milioni di euro, per un valore complessivo prossimo ai 15 milioni di euro, consentendo di colpire "al cuore dei propri interessi" chi è abituato a vivere nell'illegalità e di illegalità nonché di restituire alla collettività i beni accumulati.
Militari della Guardia di Finanza del Comando Provinciale Forlì-Cesena hanno dato esecuzione ad un'ordinanza di sequestro preventivo di beni e ad una misura interdittiva di divieto di esercizio ed amministrazione di imprese a carico di 2 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di intestazione fittizia di beni – autoriciclaggio – appropriazione indebita e bancarotta fraudolenta.
Il sequestro - disposto ai sensi della normativa antimafia dal Gip del Tribunale di Forlì (dott.ssa Monica Galassi) sulla base della richiesta avanzata dalla Procura della Repubblica (Sost. Proc. Dott.ssa Sara Posa), ha interessato l'intero capitale di 2 società ed il relativo compendio aziendale composto da 7 immobili (fra abitazioni e garage) ubicati in Castrocaro Terme e da attività di supermercati e macelleria (a Forlì – Forlimpopoli e Comacchio), il cui valore è stimato in € 3,3 milioni.
Tale provvedimento si aggiunge a quello già eseguito dai finanzieri nel corso del 2017 nei confronti dello stesso pluri-pregiudicato cesenate di 59 anni che, in quella occasione, aveva riguardato ulteriori beni del valore complessivo di € 2,1 milioni, portando così ad oltre 5,4 milioni di euro quanto oggetto di complessivo sequestro.
L'attività repressiva è giunta al termine di indagini eseguite dal Gruppo di Cesena a contrasto dell'illecita accumulazione di patrimoni da parte di soggetti connotati da pericolosità economico finanziaria.
In particolare, nel corso delle attività propedeutiche all'esecuzione del sequestro eseguito nel 2017, era emerso che il pregiudicato cesenate aveva costituito numerose società, operanti nel commercio di carni all'interno di supermercati, che poi aveva iniziato a dismettere a favore di soggetti di nazionalità straniera poco prima delle sentenze con cui è stato condanno in via definitiva (per fatti di bancarotta fraudolenta e ricettazione).
Le indagini del Gruppo Cesena hanno consentito di dimostrare che tali cessioni di quote societarie erano solo fittizie in quanto eseguite a favore di prestanome (molte volte nullatenenti) al solo fine di rendere immuni i beni di proprietà del pregiudicato da sequestri della magistratura. In realtà era lo stesso pregiudicato che continuava a gestirle configurandosi il reato di intestazione fittizia di beni.
Tra le ulteriori condotte penalmente rilevanti contestate agli indagati vi è anche l'attività di autoriciclaggio della somma di oltre 100 mila euro direttamente derivante dai reati di bancarotta e appropriazione indebita, che è stata utilizzata per acquistare beni all'asta già di proprietà di una delle società del pregiudicato.
Nel corso delle indagini sono state eseguite verifiche fiscali nei confronti delle società riconducibili al pregiudicato, risultate essere evasori totali che hanno ommesso di dichiarare redditi ai fini delle imposte per oltre 18 milioni di euro.
Sulla base delle risultanze d'indagine la Procura della Repubblica ha avanzato proposta per l'adozione dei provvedimenti che il GIP ha condiviso delegando il Gruppo di Cesena per l'esecuzione.
Nell'ambito dell'operazione denominata "PAGA GLOBALE", i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Parma hanno dato esecuzione ad un'"Ordinanza di misura cautelare personale con contestuale emissione di decreto di sequestro preventivo", emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Parma, su richiesta della Procura della Repubblica di Parma, nei confronti di un sodalizio criminoso dedito alla frode fiscale ed alla truffa ai danni dello Stato.
L'ordinanza in questione ha portato all'arresto, in custodia cautelare in carcere, di un imprenditore di origini campane, stabilmente operante nel territorio parmense nel settore della impiantistica industriale, e di altre sei persone ristrette agli arresti domiciliari, a vario titolo coinvolte nella vicenda. Tra quest'ultimi, figurano cinque professionisti, di stanza nel napoletano ma operanti nel territorio parmense, che avevano messo a disposizione del dominus le proprie competenze per la realizzazione degli scopi fraudolenti.
Le indagini, condotte dalla Tenenza della Guardia di Finanza di Fidenza e coordinate e dirette dalla Procura della Repubblica di Parma, hanno preso origine da un'attività di verifica fiscale avviata nei confronti di due distinte società, riconducibili all'imprenditore arrestato.
Il preliminare esame della documentazione contabile ed extracontabile ha portato alla luce, sin da subito, un meccanismo artificioso e fraudolento posto in essere ai danni dell'I.N.P.S.: uno schema criminoso che prevedeva il sistematico ed illecito ricorso agli istituti della "malattia" e dell'ammortizzatore sociale del "contratto di solidarietà". Infatti, i lavoratori dipendenti, pur risultando assenti per malattia o inseriti nel programma di riduzione dell'orario di lavoro, continuavano a lavorare nei medesimi giorni in cui sarebbero dovuti essere a riposo, percependo lo stipendio con un sistema di retribuzione ufficioso definito "paga globale". In sostanza, il lavoratore veniva retribuito, a prescindere dalle previsioni del contratto nazionale di categoria del settore, con una paga oraria forfettaria: le buste paga ufficiali erano regolarmente predisposte con l'inserimento delle ore da contratto sindacale, mentre la retribuzione effettiva veniva calcolata sulla base dei fogli di lavoro, con le ore effettivamente svolte.
Con tale modus operandi a farne le spese è lo Stato, sia perché eroga, al posto del datore di lavoro, indennità non dovute, sia perché incamera meno tasse a titolo di trattenute fiscali e previdenziali. A perderci, tuttavia, sono gli stessi dipendenti i quali, pur percependo nell'immediato una retribuzione più alta, non maturano la giusta contribuzione ai fini pensionistici.
Per contro, con tale stratagemma, la società era riuscita, nel tempo, a contabilizzare indebitamente ingenti crediti erariali grazie all'anticipo, per conto dell'I.N.P.S., delle indennità economiche di "malattia" e "contratto di solidarietà". Questi crediti, fittizi e non spettanti, venivano successivamente utilizzati per compensare i debiti tributari e, conseguentemente, non versare le altre imposte dovute all'Amministrazione Finanziaria (quali ritenute alla fonte, IVA e imposte sui redditi).
I dipendenti, peraltro, a loro insaputa, erano stati anche sottoposti a licenziamento collettivo e collocati in "mobilità", per poi essere immediatamente riassunti da un'altra società riconducibile alle stesso imprenditore: in questo modo, grazie alla consulenza dei professionisti compiacenti, l'imprenditore ha potuto fraudolentemente accedere alle agevolazioni previste per l'assunzione di lavoratori in "mobilità", pagando meno di un quinto dei contributi previdenziali effettivamente dovuti.
L'attività di indagine, sviluppata mediante tecniche di investigazione pura (intercettazioni telefoniche e ambientali, pedinamenti, appostamenti ed esame documentale), oltre alla già descritta truffa ai danni dello Stato, ha consentito di svelare un sistema criminoso ampio e collaudato nel quale l'imprenditore, grazie al contributo di vari professionisti ed alla costituzione di una serie di società succedutesi nel tempo, era riuscito a costruirsi una realtà contabile totalmente artefatta.
Gli artifici posti in essere, di molteplice natura, spaziavano dalla simulazione di operazioni straordinarie (affitto di rami d'azienda) all'emissione ed annotazione di fatture per operazioni inesistenti (avvalendosi di numerose società cartiere, tutte facenti capo ad un ulteriore soggetto, tratto anch'egli agli arresti domiciliari), passando per l'indebita fruizione di agevolazioni fiscali e la compensazione di tributi con crediti IVA inesistenti. Nel giro di un paio d'anni, le condotte in rassegna avevano fruttato risparmi non spettanti per oltre € 2.600.000.
Nell'ambito dell'indagine, è stato anche accertato un episodio di usura, posto in essere da uno dei professionisti coinvolti nella vicenda, nei confronti di un imprenditore del parmense. In particolare, a seguito della querela sporta dall'usurato, sono stati svolti accertamenti documentali e bancari, i quali hanno consentito di accertare l'applicazione di un tasso usurario del 117% su un prestito di 10.000 euro, concesso per sopperire ad una momentanea mancanza di liquidità.
Gli esiti delle attività investigative inducevano l'Autorità Giudiziaria all'emissione, oltre che dell'ordinanza di custodia cautelare, anche di un provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta ed, in alternativa, per equivalente, di beni mobili, immobili, quote societarie e disponibilità liquide delle società coinvolte e dei solidali fino alla concorrenza dei tributi evasi, pari ad €. 2.300.000.
Contestualmente all'ordinanza di custodia cautelare, sono state eseguite, su disposizione della Procura della Repubblica di Parma e con l'impiego di circa 100 militari del Comando Provinciale Parma e dei Reparti del Corpo territorialmente competenti, circa 30 perquisizioni locali, in provincia di Parma, Napoli, Salerno, Modena, Reggio Emilia, Roma e Crotone, nei confronti dei 26 indagati per truffa ai danni della Stato e frode fiscale.
L'attività portata a termine testimonia la costante attenzione della Guardia di Finanza, in stretta sinergia operativa e sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Parma, nella lotta all'evasione fiscale a tutela delle Entrate dello Stato, nonché il fortissimo impegno profuso dai militari del Corpo affinché i risultati conseguiti in sede investigativa possano tradursi in un concreto ed effettivo recupero erariale.
La finalità è quella di contrastare fenomeni di criminalità economico-finanziaria che producono effetti negativi o distorsivi per l'economia del territorio e che ostacolano la normale concorrenza tra le imprese, nonché quella di salvaguardare gli imprenditori onesti che rispettano le regole del mercato.
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