Giovedì, 31 Luglio 2014 16:54

Emilia – Gestivano case chiuse in mezza regione: arrestati tre cinesi e un italiano In evidenza

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Lunedì scorso la Polizia ha smantellato un vero e proprio network della prostituzione. Due donne cinesi, un loro connazionale e un italiano avevano preso in affitto diversi appartamenti tra Modena e Bologna, intestandoli a italiani compiacenti, e avevano stabilito la loro base operativa a Reggio.

Reggio Emilia, 31 luglio 2014 – di Ivan Rocchi

Avevano scelto Reggio come base per il loro traffico di prostituzione. Da qui, come in un moderno call center, le due cinesi Qing Ye e Liangmei Chen rispondevano alle chiamate dei clienti, ma per indirizzarli verso le case chiuse – intestate a prestanome italiani - gestite in varie città della regione: Modena, Castel San Pietro Terme, Imola e Bologna. L'organizzazione è stata smantellata lunedì dalla Polizia con un blitz degli uomini del commissariato di Imola e della Questura di Bologna, in collaborazione con la Squadra mobile di Reggio Emilia. In seguito allo sviluppo delle indagini, il gip di Bologna aveva emesso un provvedimento di custodia cautelare in carcere per le due donne e i loro rispettivi compagni, Jian Jin e Giorgio Bonato.

Infatti, se le due cinesi fungevano da centralino per i clienti delle prostitute e tenevano la contabilità, Jin e Bonato erano i fattorini tuttofare dell'organizzazione. A turno, si recavano negli appartamenti per ritirare gli incassi e rifornire le prostitute con generi alimentari, preservativi e qualsiasi cosa potesse servire per la loro attività. Dalle indagini è emerso che le ragazze vivevano recluse in casa, in modo che non si notasse la loro presenza negli stabili. La loro attività, invece, veniva ben pubblicizzata dai quattro sfruttatori, tramite annunci sui quotidiani locali, giornali specializzati e siti internet.

E proprio gli annunci hanno permesso di localizzare a Reggio Emilia il centralino dell'organizzazione. Grazie alle intercettazioni, si è scoperto che le due donne tenevano i contatti con i clienti e avvisavano del loro arrivo le ragazze, che per la maggior parte non parlavano neanche una parola di italiano. A fine giornata, poi, si facevano riferire le prestazioni eseguite e l'entità degli incassi. Durante le indagini, è emerso anche che le due donne raccomandavano alle prostitute di assecondare sempre i clienti, anche quando chiedevano rapporti non protetti.

Le prostitute guadagnavano in percentuale sull'incasso complessivo, e il loro compenso veniva spedito direttamente in Cina. Nel corso delle perquisizioni sono state recuperate numerose ricevute Money Transfer, che solo per l'ultimo periodo ammontavano a 13.000 euro. Inoltre, sono stati sequestrati 9.000 euro in contanti, ritenuti provento dello sfruttamento.