Venerdì, 30 Marzo 2018 15:37

"Non vediamo, ma rendiamoci visibili": questa la richiesta all'Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti

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La Commissione Regionale Scuola e Territorio si riunisce e detta il passo anche in Emilia-Romagna.

Si è svolta in settimana, presso l'Istituto per Ciechi di Bologna, Francesco Cavazza, un'interessante conferenza sul tema dell'inclusione a scuola di bambini e ragazzi portatori di handicap e, più nello specifico, di coloro i quali vivono una situazione di cecità e ipovisus grave.
A fare da gran cerimoniere per l'incontro aperto alle famiglie e al personale scolastico di ogni ordine e grado, ma anche agli addetti del settore informatico che si occupano di supporti, il Presidente Regionale dell'UICI Emilia-Romagna, Marco Trombini; sue le prime parole, che hanno accolto ospiti e astanti: "Il cammino che ci porta qui oggi si sta compiendo in tutte le sedi della nostra associazione e parte da lontano. Le varie Commissioni Regionali che si occupano di Scuola e Istruzione si sono insediate qualche anno fa e fanno da specchio a quella Nazionale – Spiega proprio il dottor Trombini – Lavoriamo tutti per permettere ai ragazzi portatori di disabilità visiva una vita scolastica alla stregua dei loro compagni normodotati, che sia piacevole e fruttuosa".

Questo concetto è stato ripetuto anche dallo stesso Presidente della Commissione Nazionale, inerente Scuola e Istruzione; Marco Condidorio, docente di Storia e Filosofia e membro della Direzione Nazionale della Onlus, ha infatti rimarcato quanto strumenti efficaci e mentalità aperta siano indispensabili a chi ha un handicap sensoriale, per integrarsi all'interno del mondo della scuola, ma non solo: "Per bambini e ragazzi ciechi, il primo approccio con ciò che esiste all'esterno delle mura di casa è rappresentato proprio dagli insegnati e dai compagni di classe. Abbiamo in Italia molti validi Istituti per Ciechi – e due di questi, il Garibaldi ed il Cavazza, proprio in Emilia – sono istituzioni essenziali per la formazione non solo dei nostri alunni, ma anche di tutte quelle figure, familiari e professionali che girano loro intorno".

Come fare, allora, perché la forbice fra le possibilità offerte ad un allievo normodotato e quelle disponibili per un cieco o per un ipovedente grave sia sempre più piccola? Annullarla è complesso, sarebbe ipocrita dire il contrario e lo sottolinea anche la dottoressa Chiara Brescanini, oggi coordinatrice dell'Ufficio Scolastico Regionale che si occupa di handicap e istruzione, ma a sua volta, docente e dirigente scolastico. "Dal 2002, in Emilia-Romagna – ci assicura la dottoressa - si svolge una ricognizione riguardante i dati degli alunni certificati ai sensi della Legge 104/92 nelle scuole statali; il sistema scolastico nazionale si impegna ad investire risorse nei posti di sostegno per accompagnare la vita educativa e formativa degli studenti con disabilità al fine di rimuovere le condizioni invalidanti della persona, favorirne il recupero funzionale e sociale, e superare stati di emarginazione ed esclusione sociale".

Tante parole che poi, nel concreto, si riducono ad una sola, per tutti quei soggetti, veri attori di questa vicenda: quotidianità. Trasporti casa-scuola-casa, supporti allo studio (più o meno tecnologici), formazione dei docenti, disponibilità di personale preparato: "È proprio questa - la formazione in tema di inclusione, dice ancora la Brescianini - la priorità del piano nazionale di formazione, di cui alla Legge 107/2015. E tutte le scuole-polo dell'Emilia-Romagna sono chiamate ad assicurare percorsi in grado di dare risposte concrete alle richieste che vengono dagli insegnanti e dalle famiglie". Anche la crescente richiesta di assegnazione di docenti al sostegno è supportata, a livello regionale, da una concentrazione delle risorse disponibili. Oltre al sostegno fornito dagli insegnanti, sono da aggiungere i servizi (e i relativi costi) degli Enti Locali per l'organizzazione di ore educativo-assistenziali (corsi per la letto scrittura del Braille, autoderteminazione di sé e delle possibilità di ciascuno, conoscenze spazio-sensoriali), dei trasporti e per le attività extra-scolastiche.

È, invece, del dicembre del 2017 la normativa che prevede la creazione dei Centri tecnici di Supporto, recepita ed attuata solo in Emilia-Romagna e in Lazio: "Sono scuole, o poli scolastici – ci spiega ancora il dottor Trombini – presenti in ogni provincia. Loro compito è quello di garantire un servizio di consulenza esperta alle altre scuole e alle stesse famiglia, nel caso in cui debbano affrontare particolari problemi riguardanti l'integrazione scolastica di un ipovedente o di un cieco totale. Negli uffici dei vari CTS, genitori ed insegnati potranno trovare professionisti capaci potranno suggerire le metodologie di insegnamento e gli strumenti più idonei all'interazione ottimale di ogni ragazzo, sia con l'apprendimento, sia con il mondo-classe (e non solo) che lo circonda.

"Molto importante – conclude il dottor Condidorio – è, infatti, la rete di conoscenze che si crea intorno al bambino con handicap. Non possiamo vedere, ma possiamo ben renderci visibili e assistere chi vive questo svantaggio."

Di Mara Boselli